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Le preghiere di Padre Pio a Gesù Bambino. Molto semplici, ma di una grande forza spirituale

LE PREGHIERE DI PADRE PIO  A  GESU’ BAMBINO

O divinissimo spirito

O divinissimo Spirito,

dà moto al mio cuore

per adorare ed amare;

dà lume al mio intelletto

per contemplare la sublimità

del mistero di carità

d’un Dio fattosi bambino;

dà fuoco alla mia volontà,

perché possa riscaldare con essa

colui che è tremante per me

sulla paglia.

(Epist. IV 867-868)

padre pio

“In questi giorni abbiamo avuto fra noi in santa visita l’eccellentissimo monsignore arcivescovo Bonazzi. Ha tenuto anche cresima, a cui si sono accostati un quattrocentocinquanta tra grandi e pic-coli. Capirete come tutti siamo stati oltremodo occupati per le confessioni e per l’istruzione ai grandicelli per ben disporli ad accostarsi al sacra-mento della confermazione.

è stata una cosa commoventissima da strappare le lagrime nel vedere diverse centinaia di persone accostarsi ai sacramenti. Sono estremamente allegro pel bene che tante anime hanno ricevuto dal Padre dei lumi. Una sempiterna lode ne sia al Padre celeste.

Non mi sono trovato mai ad assistere ad una si santa cerimonia da quel giorno che venni cresima-to. Piangevo di consolazione nel mio cuore a ques-ta santa cerimonia, perché mi rammentava quel che mi fece sentire il santissimo Spirito Paraclito in quel giorno in cui ricevei il sacramento della cresima, giorno singolarissimo ed indimenticabile per tutta la vita. Quante dolci mozioni mi fece sentire in quel giorno questo Spirito Consolatore! Al pensiero di quel giorno mi sento bruciare tutto da una fiamma vivissima che brucia, strugge e non dà pena».

(Epist. I, 470-471)

O Maria nella grotta di Betlem

Madre mia Maria,

conducimi teco

nella grotta di Betlemme

 e fammi inabissare

nella contemplazione

di ciò che di grande e sublime

è per svolgersi

nel silenzio di questa

più grande e bella notte

che il mondo abbia mai visto.

(Epist. IV 868)

«Queste impotenze, o figliuole, non v’impedi-scono l’entrare in voi stesse, ma sibbene il com-piacervi di voi medesime. Ricordatelo che una cosa è necessaria, di essere appresso a Gesù. Ditemi, mie care figliuole, voi sapete bene che alla nascita di nostro Signore i pastori udirono i canti angelici e divini degli spiriti celesti, la scrittura lo dice, ma non dice però che la Vergine sua Madre e san Giuseppe, che erano i più vicini al Bambino, udissero le voci degli Angeli o vedessero quei miracolosi splendori, anzi per contrario, invece di udire gli angioli cantare, udivano piangere il Bambino, e videro a qualche lume, mendicato da una lampada vile, gli occhi di questo divino Infante, tutte bagnate di lagrime nel pianto, tremanti pel freddo.

Ora vi domando: non avreste voi eletto di essere nella stalla oscura e piena di grida del piccolo Bambino, più tosto che essere coi pastori?».

(Epist. III, 565)

«Il celeste Bambino faccia sentire anche al vostro cuore tutte quelle sante emozioni che fé sentire a me nella beata notte, allorché venne deposto nella povera capannuccia!

Oh Dio, padre mio, non saprei esprimervi tutto quello che sentii nel cuore in questa felicissima notte. Mi sentivo il cuore traboccante di un santo amore verso il nostro Dio umanato. La notte nello spirito durò anche allora, ma, lo dico pure, in mezzo a un sì buio pesto, feci una fortissima indigestione spirituale.

Oh quante volte il mio pensiero si portò dal Bambino a voi, e da voi al Bambino!

Io non saprei ridirvi tutto ciò che avvenne in me in questa notte, passata tutta in piedi, senza aver chiu-so un occhio. Piaccia a Dio esaudire i voti che feci per voi e che incessantemente li vado ripetendo dinanzi alla grotta di Betlemme».

(Epist. I, 981-982)

Angeli di Betlem

L’ora si avvicina!

E voi scendete,

o celesti abitatori del cielo,

venite a ricevere sulla terra

colui che vi fa beati nel cielo.

Venite ad apprestargli le adorazioni

che in cielo gli tributate;

venite a rallegrare la terra

con i vostri cantici angelici;

venite ad illuminare con la vostra luce

l’oscurità di questa notte beata;

venite a manifestare

l’amore di un Dio incarnato

alle anime nostre;

venite, o Corte celeste,

a corteggiare il vostro Re

nascosto in umile umano involucro.

E tu, o terra, rallegrati che,

benché i tuoi abitatori lo respingano,

egli viene ugualmente.

(Epist. IV 870)

Vivi allegra e coraggiosa, almeno nella parte superiore dell’anima in mezzo alle prove in cui il Signore ti pone. Vivi allegra e coraggiosa ripeto, per-ché l’angelo che preconizza il nascimento del nostro piccolo Salvatore e Signore annunzia cantando, e canta annunziando, ch’egli pubblica allegrezza, pace e felicità agli uomini di buona volontà, accioc-ché non vi sia alcuno, che non sappia che per rice-vere questo Bambino, basta essere di buona volon-tà, benché fino al presente non sia stato di buono effetto perché egli è venuto a benedire le buone volontà, le quali poco a poco renderà fruttuose e di buono effetto, purché si lascino governare da esso, come spero che noi, carissima figliuola, faremo della nostra».

(Epist. 111, 466)

«Per le prossime feste di Gesù Bambino auguro a voi che il vostro cuore sia la sua culla fiorita, nella quale egli possa adagiarsi senza incomodo alcuno e nulla risentire di quello Exivi a Patre et veni in mundo»l-

(Epist. 1, 1106)

Per amore

O sapienza e potenza di Dio,

ci sentiamo di dover esclamare

estasiati col tuo Apostolo

quanto sono incomprensibili i tuoi

giudizi ed investigabili le tue vie!

Povertà, umiltà, abiezione,

dis-prezzo circondano il Verbo fatto carne;

ma noi dall’oscurità

in cui questo Verbo fatto carne

e avvolto comprendiamo una cosa,

udiamo una voce,

intravediamo una sublime verità:

tutto questo l’hai fatto per amore, non ci parli che di amore,

non ci dai che prove d’amore.

(Epist. IV 866-867)

«Fermiamoci un po’ sulla virtù dell’amore di Dio. Che cosa è quest’amore? Innanzi di dare una rispos-ta a questa domanda, bisogna tener presente che altro è l’amore di Dio sostanziale ed altro è l’acci-dentale, e che quest’ultimo a sua volta va distinto in amore accidentale sensibile ed in amore spirituale. Posta questa distinzione, veniamo adesso a dar risposta alla suddetta dimanda.

L’amore di Dio sostanziale è quell’atto di preferenza semplice e nudo con cui la volontà antepone Iddio ad ogni altra cosa per la sua infinita bontà. Chi ama in tal guisa Iddio, lo ama con amore di carità sostanziale. Ma se questo amore di Dio sostanziale viene accoppiato con la soavità, se detta soavità si contenga e si restringe tutta nella volontà, noi avre-mo ancora l’amore accidentale spirituale; se poi la detta soavità scenda nel cuore, e vi si faccia sentire con ardore, con dolcezza, noi avremo ancora l’amore accidentale sensibile».

(Epist. II, 292-293)

«Vorrei ancora continuare a trattenermi con te, ma ecco giunta l’ora della funzione di Gesù Bambino. Si appressa mezzanotte. Viva la divina bontà di questo celeste Bambino.

Felice sarà, mia carissima figliuola; Gesù Bambino, unico cuore del nostro cuore ti benedica del suo santo amore, ti conforti, e ti dia forza a sostenere la prova. Questi ed altri voti ancora andrò ripetendo per te davanti alla grotta di Betlemme».

(Epist. III, 177)

Vieni a rinascere

O Gesù,

sempre ricco di misericordia,

perdonami!

vieni a rinascere nell’anima mia

e restaci per sempre;

sforzane la porta, se sarò duro,

e regnaci per sempre.

Tu conosci la volontà

che vuole assolutamente possederti,

amarti e prestare sottomissione

alle tue divine leggi.

L’amore più ardente

porta tu nel mio freddo cuore.

Accendici tu quel fuoco

che venisti a portare sulla terra,

affinché consumato da esso

m’immoli sull’ara della tua carità,

quale olocausto d’amore,

perché tu regni nel mio cuore

e nel cuore di tutti,

e da tutti, e da per tutto

si levi un sol cantico di lode,

di benedizione,

di ringraziamento a te

per l’amore che in questo mistero

di divina tenerezza

ci hai addimostrato.

(Epist. IV 869)

«La prima virtù di cui ha bisogno l’anima che tende alla perfezione è la carità. In tutte le cose natu-rali il primo moto di esse, la prima inclinazione, il primo impeto è quella di tendere, è quello di andare al centro: è dessa una legge fisica; lo stesso parimen-ti avviene nelle cose so~ prannaturali: il primo moto del nostro cuore è quello di andare a Dio, che altro non è se non amare il suo proprio vero bene. A buona ragione la carità vien detta dalla sacra scrit-tura vincolo di perfezione. La carità ha per sorelle germane il gaudio e la pace».

(Epist. II, 200)

 O celeste bambino

Quale riconoscenza, o Dio,

non ti dovremmo?

Di quale amore

non dovrebbe bruciare per te

il nostro cuore!…

Con quel fuoco d’amore

dovremmo riscaldare

quelle tremanti tue tenere membra…

Le tue tenerezze conquidano il mio

cuore e resti preso dal tuo amore,

o celeste Bambino.

Lascia che al contatto del tuo fuoco

l’anima mia si liquefaccia per amore

ed il tuo fuoco mi consumi,

mi bruci,

m’incenerisca qui ai tuoi piedi

e resti liquefatto per amore

e magnifichi la tua bontà

e la tua carità.

(Epist. IV 871-872)

«Il celeste Bambino sia sempre in mezzo ai vostri cuori, li regga, l’illumini, li vivifichi, li trasformi nel-l’eterna carità. Questo fu l’augurio affettuoso e sin-cero che inviai di lontano a voi tutti, nella notte feli-cissima, del santo Natale. Questo pure fu il voto cordialissimo che feci per voi in quella beatissima notte alla grotta del divino Infgante, riprendendo per altre volte nel santo sacrificio della messa. Ma questo voto e questo augurio l’andrò assidua-mente ripetendoli innanzi a Gesù in tutte le mie povere e deboli preghiere sì, ma pure assidue, finché io avrò vita. Accettateli dunque questo voto e questo augurio come la più bella espressione del cuore di chi sinceramente vi ama con paterna e fraterna tenerezza nelle viscere amorosissime di nostro Signore Gesù Cristo. Accettate pure questo mio voto e questo mio augurio come una minima parte di compenso di tutto ciò che avete fatto per me.

Vorrei ancora offrirvi di più innanzi a Gesù, ma… non ci ho altro. Pazienza. Gesù vi compenserà di tutto ed a cento doppi».

(Epist. III, 833)

Padre Pio Natale

Tu ci cerchi

Tu lasci la tua celeste reggia.

per venire in cerca della traviata pecorella.

Ti manifesti ad essa,

e con impulsi della tua grazia

incessantemente la chiami,

ne muovi il cuore verso di te,

affinché a te d’appresso ti conosca,

ti ami, ti adori.

Hai tu forse bisogno di essa

per essere pienamente felice

nel tuo Paradiso?

No, è la tua sola bontà

che ti piega verso di essa,

è il tuo amore, che ama spandersi

e conquistarla per renderla felice

di quella stessa felicità

di cui tu ne sei ripieno.

O Gesù,

noi siamo un brutto nulla,

e tu ci cerchi proprio per questo:

per darci l’essere tuo divino,

mediante l’operazione

e la comunicazione della tua grazia.

O Gesù,

E chi potrà resisterti?

Lascia che povero, quale io mi

sono, ti chiegga tutto quello che mi

bisogna. per piacere a te,

che sia di te, che dia gusto a te.

Dammi e conservami quella fede viva

che mi faccia credere ed operare

per tuo solo amore.

 

è questo il primo dono che ti presento

ed unito ai santi magi,

ai tuoi piedi prostrato,

ti confesso senza alcun rispetto

umano dinanzi al mondo iutiero

per vero e unico nostro Dio.

(Epist. IV 884)

«Comprenderai perché l’anima che ha scelto il divino amore non può rimanersene egoista nel Cuore di Gesù, ma si sente ardere anche ella carità verso i fratelli, che spesso fa spasimare l’anima.

Ma come mai può avvenire tutto questo?! Non è difficile intenderlo, perché non vivendo più l’anima della propria vita, ma vivendo di Gesù che vive in lei, deve sentire, volere e vivere degli stessi senti-menti, voleri e vita di chi vive in lei. E tu, o mia direttissima figliuola, benché tardi l’hai appreso, sai, dico, da quali sentimenti e da quali voleri era ed è animato il Cuore di questo divin Maestro per Iddio e per l’umanità.

Spasimi pure la tua anima per Iddio e per i fratel-li che non vogliono saperne di lui, perché c’è il sommo gradimento di lui. Vivi tranquilla e sia in pace la tua amarezza».

(Epist. 111, 962-963)

 Con i santi Magi ti adoriamo

O Gesù,

con i santi magi t’adoriamo,

con essi ti offriamo

i tre doni della nostra fede

riconoscendoti e adorandoti

quale nostro Dio

umiliato per nostro amore,

quale uomo rivestito di fragile carne

per patire e morire per noi

e nei tuoi meriti sperando,

siamo sicuri conseguire l’eterna gloria;

con la nostra carità

ti riconosciamo sovrano d’amore

dei nostri cuori,

pregandoti che nella tua infinita bontà

ti degni di gradire

ciò che tu stesso ci hai donato.

Degnati trasformare i nostri cuori

come trasformasti quelli dei santi magi,

e fa’ ancora che i nostri cuori,

non potendo contenere gli ardori della tua carità,

ti manifestino

alle anime dei nostri fratelli

per conquistarle. 

Il tuo legno non è lontano

e tu facci partecipare al tuo trionfo

sulla terra, per poi partecipare

al tuo regno nel cielo.

Fa che non potendo contenere

le comunicazioni della tua divina

carità, predichiamo con l’esempio

e con le opere la. tua divina regalità.

Prendi possesso dei nostri cuori

nel tempo per possederli nell’eternità;

che mai ci togliamo da sotto il tuo scettro:

né la vita né la morte

valga a separarci da te.

La vita sia vita attinta da te

a larghi sorsi d’amore

per spandersi sull’umanità

e che ci faccia morire ad ogni istante

per vivere solo di te

e spandere te nei nostri cuori.

(Epist. IV 887-888)

Abitiamo con la fede viva, colla speranza ferma e coll’ardente affetto nel cielo, col vivissimo desiderio finchè siamo aviatori, per potervi un giorno quando a Dio piacerà, abitarvi colla persona».

(Epist. II, 453)

«Se tu non hai né sufficiente oro, né incenso per offrire a Gesù, avrai almeno la mirra dell’amarezza: e mi conforta il sapere ch’egli l’accetta volentieri, come se cotesto frutto di vita volesse essere posto nella mirra dell’amarezza, sia nel suo nascimento, sia nella sua morte: Gesù glorificato è bello; ma a me sembrami che lo sia maggiormente crocifisso.

Deh! dunque, ama più agonizzare con Gesù nel-l’orto, che compassionarlo perché più ti rassomigli al divin Prototipo».

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