di Alessandro Gisotti – Città del Vaticano
Serve un giornalismo che “non bruci le notizie”, ma ricerchi sempre la verità e sia sempre “impegnato a indicare soluzioni alternative alle escalation del clamore e della violenza verbale”. Nel messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, pubblicato oggi, Francesco esorta gli operatori della comunicazione a ritornare alle fondamenta della loro professione anzi “missione”, scrive il Papa: “Esseri custodi delle notizie”. Il tema del messaggio “La verità vi farà liberi. Fake news e giornalismo di pace” è di stretta attualità, eppure il Papa ricorda che già nel 1972 il suo predecessore Paolo VI aveva scelto per la Giornata delle Comunicazioni Sociali il tema dell’informazione “al servizio della verità”.
La disinformazione scredita le persone e fomenta i conflitti
Nella prima parte del Messaggio, il Papa analizza il fenomeno delle fake news. Le false notizie, osserva, mirano a “ingannare e persino a manipolare il lettore”. E annota che a volte la loro diffusione mira a “influenzare le scelte politiche e a favorire i ricavi economici”. Oggi poi, la loro diffusione “può contare su un uso manipolatorio dei social network” che rendono “virale” le notizie false. Il dramma della disinformazione, ammonisce Francesco, è “lo screditamento dell’altro, la sua rappresentazione come nemico” che può perfino “fomentare conflitti”. E rileva che spesso affonda le sue radici “nella sete di potere” che “si muove di falsità in falsità per rubarci la libertà del cuore”.
Fake news sono basate sulla “logica del serpente”, non sono mai innocue
Tutti, esorta il Messaggio, sono chiamati a contrastare queste falsità e mette l’accento sulle “iniziative educative” che aiutano a “non essere divulgatori inconsapevoli di disinformazione, ma attori del suo svelamento”. E qui il Papa, ritornando al Libro della Genesi, osserva che alla base delle notizie false c’è la “logica del serpente” che, in un qualche modo, si rese “artefice della prima fake news”. Il tentatore, si legge nel Messaggio, “assume una parvenza credibile” e punta “sulla seduzione che si fa strada nel cuore dell’uomo con argomentazioni false e allettanti”. Proprio come le notizie false. Questo episodio biblico, riprende, mostra che “nessuna disinformazione è innocua. Anzi, fidarsi di ciò che è falso, produce conseguenze nefaste” giacché anche “una distorsione della verità in apparenza lieve può avere effetti pericolosi”.
La ricerca della verità è il più radicale antidoto al virus della falsità
“Chi mente a sé stesso e ascolta le proprie menzogne – scrive Francesco citando Dostoevskij, autore a lui particolarmente caro – arriva al punto di non poter più distinguere la verità”. E proprio la verità, sottolinea il Messaggio, è l’antidoto più radicale al “virus della falsità”. Quindi, allargando l’orizzonte, il Papa evidenzia che la “liberazione dalla falsità e ricerca della relazione” sono i “due ingredienti che non possono mancare perché le nostre parole e i nostri gesti siano veri, autentici, affidabili”.
Il giornalista sia “custode delle notizie”, vincendo la logica degli scoop
Le persone e non le strategie, sottolinea il Papa, sono il miglior “antidoto contro le falsità”. Persone, soggiunge, che “libere dalla bramosia, sono pronte all’ascolto e attraverso la fatica di un dialogo sincero lasciano emergere la verità”. Evidenzia così la responsabilità dei giornalisti nell’informare. Il giornalista, rimarca il Messaggio, è il “custode delle notizie” e ha il compito, “nella frenesia delle notizie e nel vortice degli scoop di ricordare che al centro della notizia non ci sono la velocità nel darla e l’impatto sull’audience, ma le persone”.
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Promuovere un giornalismo di pace che crea comunione
Il Messaggio di Francesco si conclude con un accorato appello per un “giornalismo di pace”. Non si tratta, avverte, di un “giornalismo buonista, che neghi l’esistenza di problemi gravi”, ma di un giornalismo “senza infingimenti, ostile alle falsità, a slogan ad effetto e dichiarazioni roboanti”. Serve, scrive il Papa, un giornalismo “fatto da persone per le persone”, un giornalismo come “servizio”, che dia voce a chi non ha voce. Il documento si conclude con una preghiera ispirata a San Francesco. “Facci riconoscere il male che si insinua in una comunicazione che non crea comunione”, è l’invocazione del Papa, “dove c’è sensazionalismo, fa’ che usiamo sobrietà” e “dove c’è falsità, fa’ che portiamo verità”.