Gabriella Ceraso- Città del Vaticano
“Cristo vera luce di tutte le genti benedici questi ceri e ascolta le preghiere del tuo popolo”: è suggestiva la celebrazione odierna della Festa della Presentazione di Gesù al tempio, con la lunga processione di candele: unica illuminazione della Basilica di San Pietro prima dei Riti d’Introduzione.
E’ la festa che l’Oriente cristiano definisce dell’”Incontro”: quello del “Dio bambino che porta la novità” all’ ”umanità in attesa” e quello tra i giovani, Maria e Giuseppe, e gli anziani, Anna e Simeone. E’ così che Papa Francesco rilegge la pagina di Luca, presiedendo la Messa con i membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica che celebrano oggi la XXII Giornata Mondiale della Vita Consacrata.
Incontrarsi sempre, senza scarti generazionali
Bisogna ricordare che il “cammino di consacrazione nasce da un incontro e da una chiamata”, afferma Francesco, in cui non siamo “soli con Gesù”, ma accompagnati dalla “Chiesa”, dal “popolo”, da “anziani e giovani”. E proprio come nel Vangelo di oggi anche nella vita consacrata, per “rinnovare l’incontro col Signore”, non possiamo fare a meno dell’altro:
Mai lasciare indietro, mai fare scarti generazionali, ma accompagnarsi ogni giorno, col Signore al centro. Perché se i giovani sono chiamati ad aprire nuove porte, gli anziani hanno le chiavi. E la giovinezza di un istituto sta nell’andare alle radici, ascoltando gli anziani. Non c’è avvenire senza questo incontro tra anziani e giovani; non c’è crescita senza radici e non c’è fioritura senza germogli nuovi. Mai profezia senza memoria, mai memoria senza profezia; e sempre incontrarsi.
Al centro non strutture e progetti, ma il Signore
E nella vita consacrata, prosegue il Papa, non accada mai che, come la vita frenetica di oggi induce a fare, si “chiudano tante porte all’incontro, spesso per paura dell’altro”. “Il fratello e la sorella che Dio mi dà sono parte della mia storia, sono doni da custodire”:
Non accada di guardare lo schermo del cellulare più degli occhi del fratello, o di fissarci sui nostri programmi più che nel Signore. Perché quando si mettono al centro i progetti, le tecniche e le strutture, la vita consacrata smette di attrarre e non comunica più; non fiorisce perché dimentica “quello che ha di sotterrato”, cioè le radici.
La vita consacrata sia povera, casta e obbediente come Gesù
Se la risposta d’amore alla chiamata di Dio è “senza se e senza ma”, sottolinea ancora Francesco parlando della vita consacrata, imiteremo Gesù così come è, “povero, casto e obbediente”. Quindi ”mentre la vita del mondo cerca di accaparrare” e “insegue i piaceri e le voglie dell’io”, la vita consacrata “lascia le ricchezze” e “libera l’affetto da ogni possesso per amare pienamente Dio e gli altri”:
La vita del mondo s’impunta per fare ciò che vuole, la vita consacrata sceglie l’obbedienza umile come libertà più grande. E mentre la vita del mondo lascia presto vuote le mani e il cuore, la vita secondo Gesù riempie di pace fino alla fine, come nel Vangelo, dove gli anziani arrivano felici al tramonto della vita, con il Signore tra le mani e la gioia nel cuore.
Gesù tra le braccia è antidoto a misticismo e attivismo
Quindi, riprendendo il gesto che l’anziana figura di Simeone compie al tempio quando per benedirlo prende tra le braccia Gesù bambino, Francesco invita religiosi e religiose a fare lo stesso, “perché”, dice, “ci fa bene” tenerlo “non solo nella testa e nel cuore, ma tra le mani, in ogni cosa che facciamo: nella preghiera, al lavoro, a tavola, al telefono, a scuola, coi poveri, ovunque”:
Avere il Signore tra le mani è l’antidoto al misticismo isolato e all’attivismo sfrenato, perché l’incontro reale con Gesù raddrizza sia i sentimentalisti devoti che i faccendieri frenetici. Vivere l’incontro con Gesù è anche il rimedio alla paralisi della normalità – la paralisi della normalità! –, è aprirsi al quotidiano scompiglio della grazia. Lasciarsi incontrare da Gesù, far incontrare Gesù: è il segreto per mantenere viva la fiamma della vita spirituale.
È il modo, prosegue il Papa, “per non farsi risucchiare in una vita asfittica”, dove hanno la meglio “le lamentele” o la “sterile retorica dei bei tempi passati”, ” la nostalgia che uccide l’anima”: incontrarsi in Gesù come fratelli e sorelle, giovani e anziani infatti “il cuore non si polarizza verso il passato o verso il futuro, ma vive l’oggi di Dio in pace con tutti.
Avanti controcorrente e nonostante le preoccupazioni
Ai religiosi e alle religiose presenti in San Pietro il Papa consegna infine l’immagine delle donne al sepolcro: il loro incontro con Gesù può ispirare la vita consacrata. “Erano andate a incontrare un morto, il loro cammino sembrava inutile”:
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Anche voi andate nel mondo controcorrente: la vita del mondo facilmente rigetta la povertà, la castità e l’obbedienza. Ma, come quelle donne, andate avanti, nonostante le preoccupazioni per le pesanti pietre da rimuovere (cfr Mc 16,3). E come quelle donne, per primi incontrate il Signore risorto e vivo, lo stringete a voi (cfr Mt 28,9) e lo annunciate subito ai fratelli, con gli occhi che brillano di gioia grande (cfr v. 8). Siete così l’alba perenne della Chiesa: voi, consacrati e consacrate siete l’alba perenne della Chiesa. Vi auguro di ravvivare oggi stesso l’incontro con Gesù, camminando insieme verso di Lui: questo darà luce ai vostri occhi e vigore ai vostri passi.