Raccolti in volume trent’anni di catechesi che traggono spunto dalle presunte apparizioni di Medjugorje. Monsignor D’Ercole: al di là delle valutazioni sulla loro veridicità, costituiscono «un segno»
Anticipiamo alcuni stralci della postfazione di Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, al volume “Un esercito contro il Male. La mia verità su Medjugorje”, curato da Paolo Rodari e Roberto I. Zanini e in uscita per Rizzoli (pagine 240, euro 17). Il libro raccoglie le catechesi predicate da padre Gabriele Amorth in una serie di incontri mensili tenuti in una parrocchia romana e dedicati ai messaggi trasmessi durante le apparizioni.
Popolo e speranza. Pace e preghiera. Peccato e misericordia. Dolore e grazia. Queste parole caratterizzano le riflessioni contenute in queste catechesi di padre Amorth, che commentano i messaggi di Medjugorje. Attraverso di esse si toccano le radici della fede cristiana, la storia del popolo di Dio. Sono parole che svelano l’incisiva spontaneità della proposta di fede che da molti anni ormai s’irradia da Medjugorje; riflessioni, ricche di esperienza pastorale, che aiutano a riscoprire la freschezza e l’attualità del Vangelo. Non trovate in queste pagine un’apologia o una difesa della veridicità delle apparizioni, che da diversi decenni proseguono nell’ormai famosa cittadina bosniaca. Quando le apparizioni saranno concluse e si potrà obiettivamente discutere su quanto è realmente accaduto potremo averne un’idea forse più definita e certamente l’autorità ecclesiastica competente, se vorrà, si pronuncerà. Ora, però, l’affluenza incessante di pellegrini a Medjugorje (ben rappresentata dal migliaio di fedeli che assistevano ogni volta agli esigenti incontri di meditazione e di preghiera con padre Amorth), il gran numero di confessioni e di conversioni che avvengono in quel luogo, costituiscono «un segno» che stimola la riflessione e pone necessariamente tutti davanti a una realtà evidente. Quanto mai opportuna, come sempre, la scelta della Chiesa che non s’affretta per riconoscere il fenomeno mistico, ma si preoccupa di seguire la comunità cristiana che accorre nei luoghi del pellegrinaggio per offrire ai fedeli di ogni nazione assistenza spirituale e opportune indicazioni pastorali. Abbandonati a se stessi i fedeli e i pellegrini rischiano di cadere in balìa di falsi maestri spirituali e di sfruttatori della religiosità popolare.
Su questa stessa linea, cioè nell’intento di aiutare la gente a vivere la fede e la devozione mariana con matura consapevolezza, si pongono le catechesi di padre Amorth che, a mio modesto avviso, costituiscono una significativa conferma, se così si può dire, dei buoni frutti che vengono da Medjugorje. Frutti della cui bontà il sacerdote ed esorcista paolino era più che convinto. E questi più che trent’anni di esegesi mensili sui messaggi che i veggenti sostengono di ricevere dalla Madonna sono lì a sottolinearlo. Scorrendo queste pagine l’attento lettore non potrà non osservare come padre Amorth illumini i messaggi mariani con il riferimento puntuale alla Parola di Dio, riportando il tutto alla vita concreta di ogni giorno. A quello che ogni uomo e ogni donna sperimenta nel quotidiano, nella fatica dell’ordinarietà e dei ritmi imposti dal correre frenetico del lavoro e degli impegni in famiglia, in città, sul posto di lavoro o, come lui spesso sottolinea, alla ricerca talora disperata di un’occupazione che non c’è, soprattutto quando si pensa ai giovani. Per chi si avvicina a queste meditazioni con l’ottica di chi vuol cogliervi l’esperienza pastorale d’un saggio e sperimentato esorcista, non sarà allora difficile notare l’armonizzarsi quasi naturale tra messaggi mariani e Parola di Dio, e le parole del sacerdote diventano parola viva, cristianesimo concreto, fermento di speranza per chi è disposto a vivere il Vangelo ogni giorno.
Padre Amorth è capace e vuole mischiarsi alla gente, non teme di sporcarsi le mani anche quando ci sono situazioni complesse e delicate; soprattutto non perde mai di vista le ragioni del cuore Dio, il cuore del Figlio di Dio che per amore si è fatto uomo. Nasce quindi spontaneo in lui l’incoraggiamento costante, e tanto atteso dai suoi fedeli e attenti ascoltatori, ad affrontare la vita con i piedi per terra e con la serenità di chi mantiene lo sguardo rivolto al cielo, sapendo però che c’è il peccato, c’è il male, e molto spesso le cose non vanno secondo le nostre aspettative e il mondo che ci circonda purtroppo si lascia trascinare su strade che conducono lontano da Dio e quindi portano alla perdizione e all’infelicità […]. Non è difficile inoltre, scorrendo queste pagine, rendersi conto della vasta attività pastorale di padre Amorth, che trascorreva lunghe ore ricevendo persone con disturbi spirituali e facendo esorcismi: era a contatto col male. E chi lo conosce bene testimonia come avvertisse sempre la forza rasserenante e pacificatrice dell’abbraccio di Maria, abbraccio che l’assicurava della vittoria su Satana. Raccomandava ai suoi figli spirituali di rimanere sotto la protezione di Maria e a non perdere la fiducia in Dio, arricchendo la propria vita di fede con la vigilanza evangelica e la lotta contro il peccato, vivendo di fede che va coltivata costantemente, come va alimentato l’amore per Dio e i fratelli. Amava ripetere che occorre crescere nella fede se non si vuole rischiare di allontanarsene diventando facili prede delle lusinghe del Male.
Qui bene s’incastra il suo insegnamento ascetico, che fa riferimento ai «cinque sassi » di cui si legge in alcuni messaggi spesso citati da coloro che tornano da Medjugorje. Come le cinque pietre levigate raccolte da Davide per la sua fionda per lottare contro il gigante Golia, così la Madonna invita a sconfiggere il Male con cinque semplici sassi: la preghiera (specie il rosario), la lettura della Bibbia, la confessione, l’Eucarestia, le rinunce personali. Nelle sue catechesi padre Amorth non li nomina mai come i «cinque sassi», ma li cita costantemente e su ognuno di essi s’intrattiene in lunghe e intense considerazioni. Ne parla raccontando la propria esperienza e non ha paura di affermare che nel suo percorso spirituale sperimentava l’efficacia dei cinque sassi, cinque capisaldi necessari e insostituibili per affrontare le difficoltà di ogni giorno. La recita del rosario da non tralasciare mai; l’Eucarestia, incontro vitale immancabile con Gesù realmente presente nel sacramento dell’altare; la lettura e la meditazione della Parola di Dio, nutrimento quotidiano per la mente e il cuore; il digiuno che non solo è privazione di cibo ma mortificazione nella quotidianità di tutto ciò che ci distrae e occupa la fantasia (citava spesso la tv e i social) per recuperare la libertà interiore e non perdere tempo per cose inutili e non di rado dannose; il sacramento della Riconciliazione, appuntamento provvidenziale per chi vuole recuperare la gioia dell’amore e ottenere il perdono delle colpe. Il rosario, la Bibbia, il digiuno, la confessione e l’Eucarestia: catechesi fondamentale, semplice e alla portata di tutti.
di Don Giovanni d’Ercole per Avvenire on line