ANDAVA DI CASA in casa per raccogliere le offerte che venivano dal cuore della gente. Nelle sue bisacce finivano i prodotti degli orti e dei campi. Il suo volto scarno incorniciato da una lunga barba bianca, avvolto nel saio con la sua corporatura minuta sembrava incarnare il messaggio cristiano dell’aiuto agli ultimi. Pacifico Scardoni, 83 anni, il frate del popolo, si è spento l’altro giorno nell’infermeria del convento di Conegliano (provincia di Treviso). Grande il dolore nella sua Lendinara dove era stato nominato alcuni anni fa cittadino onorario per il suo illuminato esempio di carità e purezza di spirito. Non solo Lendinara lo piange. Frate Pacifico ha bussato alle porte di moltissime case del Polesine e del Veneto, da Santa Maria Maddalena a Merlara, da Montagnana ad Este. L’uscio si apriva e lui si presentava con un lieve inchino, pronunciando il «pace e bene» di San Francesco d’Assisi.
I funerali si svolgeranno nel Duomo di Santa Sofia giovedì alle 10. In tanti saranno lì, a capo chino tra le navate, per l’ultimo saluto ad un simbolo di amore cristiano. La salma sarà esposta, per l’omaggio dei fedeli, nella chiesa dei Cappuccini dalle 16,30 di domani fino alle 9,45 di giovedì. Da un po’ di tempo la malattia non gli consentiva più di continuare ad andare in cerca di generosità per le strade. Ma il suo messaggio era sempre forte. Frate Pacifico diventò cittadino onorario di Lendinara con una cerimonia che si svolse nella chiesa dei Cappuccini. Venne celebrata una messa di ringraziamento per i suoi 33 anni di presenza umile e mite nella sua Lendinara.
La decisione di dare al frate l’onorificenza venne presa dal sindaco Luigi Viaro. E la giunta e tutto il consiglio comunale l’approvarono con una sola voce, tanto era forte il messaggio lasciato dal religioso. «Grande è il nostro dolore in queste ore – le parole dell’assessore Francesca Zeggio e del primo cittadino –, difficile tradurre con una frase l’affetto che la nostra popolazione aveva per questo uomo del Signore che fino alla fine ha continua a seguire la sua missione, indossando quel saio che era veramente grazie a lui un simbolo di solidarietà verso chi aveva bisogni di aiuto od anche solo di una parola buona di conforto». Strade e case erano i luoghi dove frate Pacifico lasciava con il suo passaggio un segno della forza della fede. Fino all’altro giorno continuavano ad arrivare al convento telefonate di cittadini che chiedevano sue notizie, dimostrano quanto quell’umile frate era impresso nel cuore di coloro che l’hanno conosciuto e accolto. Tante persone che giovedì affolleranno il duomo per salutare il fraticello con la barba bianca con quel sorriso dolce che sembrava uscito da un racconto, da una favola che aveva come protagonista la bontà.
Clara Grossi, Il Resto del Carlino