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Con il capo sul Cuore Immacolato della Vergine. L’esperienza mariana di S. Veronica e il 5° giorno di Novena

L’abbondanza di grazie divine effuse dal Cuore Immacolato di Maria è ben descritta da questa testimone privilegiata, la quale, al par di san Giovanni con Gesù, ha posato il suo capo sul petto della Madonna.

Nel ventesimo secolo dell’era cristiana abbiamo conosciuto un notevole sviluppo della devozione e degli studi sul Cuore Immacolato di Maria soprattutto per l’impulso dato dalle apparizioni di Maria Santissima nella spianata della Cova di Iria di Fatima, in Portogallo, ai famosi santi “tre pastorelli”.
La Vergine chiese per il rinnovamento dei cuori, la difesa della Fede e la salvezza eterna di tante persone, la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato da parte del Santo Padre. Questa richiesta misteriosa, mai realizzata pubblicamente, racchiude probabilmente un dato teologico essenziale, già contenuto nella rivelazione ma mai esplicitato, sul ruolo del Cuore Immacolato di Maria per la salvezza di ogni uomo.
Santa Veronica, molto tempo in anticipo sulle apparizioni di Fatima, già annuncia verità importanti sul Cuore di Maria, ispirata come non mai dalla presenza stessa della Vergine che negli ultimi anni della sua esistenza arrivò a dettarle tutto quello che doveva scrivere nel suo prezioso diario.
«Maria Santissima – scrive la Santa – mi ha fatto riposare il capo sul suo petto. Parmi che in quel tempo l’anima mia abbia provato un non so che di divino. Né posso dar modo di significare tutto distintamente. Parevami di dormire saporosamente. O sonno prezioso in cui ho partecipato un non so che di cognizione di Dio e di me stessa e conoscevo e penetravo sempre di più l’immensità di Dio, l’amore di Dio! Questo amore infinito mi pareva rapisse il mio cuore al Cuore di Maria Santissima, fonte e mare dove sta rinserrato un incendio di vero amore e che l’anima mia stesse nuotando nell’amore divino per mezzo del Cuore di Maria Santissima, il quale come la calamita il ferro tirava questo cuore ferito a sé, cuore a cuore. Ella poi le comunicava una pienezza di Dio il quale, arricchendomi di divine grazie, di doni singolari e di opere superiori all’intendimento umano, io mi trovavo tutta in Dio. Essendo poi il Cuore di Maria Santissima unito al Cuore di Dio, faceva penetrare a quest’anima cose così sublimi ed alte che raccontare non posso. Solo dirò che tante grazie che ho avute in tempo di mia vita, tutte unite insieme sono un nulla in confronto di quello che ho ricevuto in quel poco di tempo che sono stata riposando sul petto di Maria Santissima. O Dio! Questa è stata una grazia superiore a tutte le grazie passate e vi è stato un non so che di così penetrante, che cioè Dio ha preso, legato, unito con Sé l’anima mia la quale sente in sé Dio solo regnante, comandante e posseditore assoluto. Ella non è per altro che per Iddio solo; ella non pensa a sé ma solo al solo Dio: Iddio le ha levato ogni altro pensiero e la tiene in Sé stesso, uniforme al suo volere e gusto» (1).
Sembra che il Cuore santissimo di Maria Immacolata sia la base per tutte le esperienze d’amore verso Dio. Non si può quindi amare Dio senza l’accompagnamento e l’aiuto di Maria Santissima.
Chi dice di amare Dio senza Maria Santissima «è un bugiardo» (cf. 1Gv 4,20) pare dirci la nostra Santa con la sua totalizzante esperienza d’amore verso Maria.
Un sonno prezioso rapisce l’anima di santa Veronica sul petto della Vergine, sede del suo Cuore Immacolato. La comunicazione d’amore, come di una madre alla propria figlia, è la potenza e l’amore di Dio stesso.
Il nutrimento che ella ha avuto da questa esperienza è superiore a tutte le grazie che ha ricevuto in passato e la conferma del legame con Dio «regnante, comandante, posseditore assoluto». Tutto il resto sembra nulla. Ora ogni suo pensiero, ogni suo desiderio ogni suo amore e gusto è per Dio. La Santa non poteva essere più chiara nel dimostrare che tutto questo grande ed infinito amore è venuto a lei semplicemente dall’accostarsi al Cuore di Maria e dal lasciarsi plasmare da Esso.
«Maria Santissima – continua la Santa –, per via di comunicazione, facevami capire che Ella mi infondeva un non so che di quello che Ella partecipava quando aveva il Verbo divino nelle sue viscere. O carità grande di Maria! Ella stringeva me ivi al suo cuore, facevami mille carezze, mi stringeva con Sé a Sé, ed in un tratto tutta in Dio. L’anima sua santissima fu allora tutta trasformata in Dio, divinizzata e tutta amore di Dio. Così Ella facevami capire. Davami in quel punto intime cognizioni sopra il suo medesimo amore. Ed il medesimo amore si univa a me in me e tiravami in Dio che era tutto operante in Sé per me. O Dio, di queste opere e di questi tratti di amore non si può parlare; più si dice e meno se ne può dire e mai, mai si comprendono. Sono cose così intime dell’anima! Ella le ha in sé; e molte volte vanno crescendo in modo che uno non si avvede né di che cosa si faccia né di nulla. Pare stare più in cielo che in terra. Così ho provato oggi in tutto il dì.  Ad ogni poco avevo di quelli voli. Da che sono stata riposando sul petto di Maria mi è restato un non so che e parmi di stare tutta unita in quel suo purissimo Cuore» (2).


Maria ha avuto in sé, in tutto il suo Cuore, solo il Verbo divino, solo Dio. Cosa può comunicare dunque all’anima che l’ama e che la cerca? Solamente il Verbo divino, Dio in persona: «…mi stringeva con Sé a Sé, ed in un tratto tutta in Dio». Tra Dio e Maria non c’è nessuna differenza per l’anima che vive la celeste unione. Dio è tutto in Maria e Maria è tutta in Dio. L’unione con la Madonna, che molti chiamano “consacrazione”, è dunque questa fonte immensa di divino nell’anima che diventa una cosa sola con Maria, una cosa sola con Dio. L’anima di santa Veronica pare stare più in cielo che in terra. In effetti Maria è il nostro cielo sulla terra se almeno un poco ci uniamo a Lei.
Il 15 settembre 1714, festa dei Sette dolori del Cuore di Maria, la festa che più di tutte celebra l’amore della Vergine, ecco che santa Veronica riceve la santa Comunione direttamente dalle mani di Maria Santissima che sembra svolgere la missione di un sacerdote ordinato e comprende la grandiosità del dono del Cuore di Maria che vive nella santa Eucaristia insieme al Cuore di Gesù producendo nelle anime molteplici effetti: «Questa mattina nella Messa del mio Padre vi è stata la santa Comunione per mano di Maria Santissima ed in quel punto, per via di comunicazione, ho capito che questo Cuore  viene dal Cuore di Maria e che il Cuore di Maria ha tale virtù e potere che se in un istante bisognassero mille cuori e più e più milioni di cuori, per le anime amanti del suo Figlio, sempre sarebbero pronti […].
Pare a me che mi sia stata fatta intendere la cosa con rappresentarmisi avanti il prodigio del divinissimo Sacramento. Se di un’ostia consacrata si fanno molti e molti pezzi, in tutti essi si trova Iddio – come se quei pezzi fossero tutte ostie intere – e vi si trova in essi quanto in una sola. Così se dal Cuore di Maria uscissero milioni di cuori, Esso Cuore si trova in essi e resta intero come Dio sta in tutte le ostie consacrate e sta in tutte le parti di esse, rimanendo in se stesso com’è. Non dico altro. Parvemi capire che il cuore amoroso sia lo stesso Cuore di Maria Santissima… mi pare che l’anima mia partecipa in sé tutto ciò di cui partecipa il cuore… di Maria… Dirò gli effetti che restano in me. Questi sono il desiderio di essere disprezzata, la brama di patire, l’ansia di tutte le virtù e la cognizione del mio nulla… parmi che nell’intimo dello spirito vi sia la cognizione di Dio, della sua immensità, della sua grandezza e del suo amore infinito e tutto misericordioso verso le anime nostre» (3).
Unirsi a Maria, al suo Cuore, significa unirsi a Dio, questo lo abbiamo capito. Ma capiamo quali siano i meravigliosi effetti di questa unione nel cuore del devoto? Il desiderio di essere disprezzati, la brama del patire, l’ansia di tutte le virtù e la cognizione del proprio nulla davanti all’immensa grandezza di Dio…  la spinta missionaria del cristiano nasce proprio dal constatare quanto Dio ami le anime, fino a fare pazzie per una sola di esse (4). Così l’anima, come Dio, si dovrebbe sentire spinta, con Dio nel cuore, a fare qualsiasi pazzia per salvare almeno una delle anime care a Dio.

di Padre Luca M. Genovese

NOTE
1) Santa Veronica Giuliani, Diario, vol. III, pp. 922-923.
2) Ibidem.
3) Ivi, pp. 838-839.
4) «[Dio] è impazzito per queste anime; fa pazzie di amore con darci tutto se stesso non solo una volta ma mille e milioni di volte, quante noi lo vogliamo e per dir meglio ci fa un continuo dono perché sempre dona Sé a noi. Ma questo non gli basta e perciò dà Sé medesimo a Sé stesso per noi. Qui sì che l’anima resta attonita e più ha di queste cognizioni più si sprofonda nell’abisso del suo niente» (Ibidem).

Novena a Santa Veronica Giuliani Quinto giorno

I. Per quello speciali benedizioni con cui il cielo vi contraddistinse nella vostra più tenera età, allorquando fra le braccia ancor della madre convertiste coi consigli i più maturi chi stava per perdersi eternamente, o poi sul punto di restar orfana, foste dalla madre medesima depositata, come nel luogo a voi più conveniente, nella piaga misteriosa del divino Costato: per quell’ardore vivissimo onde trandosi avvampante il vostro petto allor quando di solo nove anni foste ammessa alla partecipazione dell’Eucaristico Sacramento, ottenete a noi tutti, o gloriosa santa Veronica, di consacrarci almeno adesso interamente al Signore, e di corrispondere fedelmente a tutte quante le sue grazie, onde emendare la tiepidezza e l’incostanza nostra passata, e meritarci sempre più elette le sue sovrane benedizioni.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.

II. Per quel mirabile distacco da tutti i mondani piaceri con cui voi, o gloriosa santa Veronica, distinta per nascita, per ricchezza, per avvenenza, per doti, e cercata in matrimonio dai primi nobili, non voleste mai altro sposo che il Crocifisso, e consacrandovi a Lui interamente nel rigido Ordine delle Cappuccine, con gran festa celebraste fino alla morte 1’anniversario della solenne professione da voi fatta nel diciassettesimo anno di vostra vita; e per quella edificante esattezza con cui disimpegnaste i vari uffici a voi affidati, di dispensiera, di cuoca, di infermiera, di maestra o di abbadessa, conciliando sempre col più profondo raccoglimento l’umore sempre giocondo e il tratto sempre cortese, facendovi così tutta a tutti per tutti condurre alla perfezione, che formava l’unico scopo dei vostri affetti, ottenete a noi tutti la grazia di viver sempre staccati dai beni miserabili di questa terra, e di metter tutta la nostra gloria nell’adempir fedelmente tutti gli obblighi del nostro stato.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.

III. Per quella perfetta somiglianza che voi, o gloriosa santa Veronica, aveste con Gesù Crocifisso allor quando, dopo la visione di un calice ripieno di ignoto liquore, comparvero nella vostra testa le traccie sanguinose di una corona di spine, o dopo un digiuno di tre anni in pane ed acqua, dal Salvatore medesimo a voi apparso sensibilmente, per mezzo di cinque raggi infiammati che sortivano dalle sue piaghe, furono aperte altrettante cicatrici nel vostro corpo; e quasi ciò fosse poco, sentiste impressi nel vostro corpo i tormentosi strumenti della divina passione, ma in modo così chiaro e sensibile da poterne fare di vostra bocca la descrizione o delinearne di vostra mano l’effigie, impetrate a noi tutti la grazia di gloriarci sempre, come s. Paolo, di portare nella nostra carne i patimenti di Gesù Cristo con una continua mortificazione, onde assicurarci il diritto ai gaudi eterni del cielo.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.

IV. Per quella mirabile pazienza con cui voi, o gloriosa santa Veronica, sopportaste i dolori delle stimmate nelle mani, nei piedi e nel costato, le aspre punture nel capo, le trafitture nel cuore, indi i bottoni di fuoco, gli aghi arroventati ed i setoni, con cui venne dai medici lacerata la vostra carne onde tentare la guarigione dello vostre sconosciute infermità, finalmente, gli asprissimi trattamenti dette vostre sorelle religioso, che, reputandovi ipocrita, maliarda e scomunicata, vi spogliarono di ogni carica, della facoltà di scrivere anche una lettera, di votare in capitolo, di mostrarvi anche per poco al parlatorio, di assistere nei dì non festivi ai santi misteri e ai soliti uffici, impetrate a noi tutti la grazia di non invanirci giammai per qualunque più distinto favor dei cielo, e di soffrire sempre con inalterabile rassegnazione quanto dì afflittivo e di umiliante ci avvenisse di soffrire nel mondo.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.

V. Per quella gloria particolare che ridondò al vostro merito, allorquando i vostri nemici, storditi allo spettacolo della vostra eroica pazienza e di tutte le altre vostre virtù, lungi dal più perseguitarvi, vi affidarono di nuovo gli uffici i più onorevoli, e videro poi con i loro occhi avverarsi, come tante altre predizioni, così anche quella del momento di vostra morte, la quale se vi abbattè all’improvviso per mezzo di colpo apoplettico nel cinquantesimo anno della vostra professione religiosa, appena comunicata all’altare, vi lasciò però il tempo indispensabile di partecipare con merito a tutti gli estremi conforti; per quella venerazione affatto nuova che si professò al vostro cadavere, allor quando esaminate attentamente dai periti nell’arte il vostro cuore, si trovò tutto solcato dai tormentosi strumenti della passione, e in perfettissima conformità al modello da voi delineato molt’anni prima; finalmente, per quei tanti prodigi che operaste all’invocazione del vostro uomo appena passata all’eternità, per cui nell’anno medesimo di vostra morte si diede principio ai processi della vostra solenne canonizzazione, ottenete a noi tutti, o gloriosa santa Veronica, di essere prima della nostra morte confortati dai santi Sacramenti, e intanto di vivere in modo da essere sempre disposti al passo estremo, onde volar con prontezza al godimento del cielo, e tramandare ai posteri in benedizione la nostra memoria sopra la terra.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.

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