Il 1982 per Giovanni Paolo II, rappresentò -nonostante i postumi dell’attentato-, un anno intenso di viaggi. Cominciando da quello compiuto in Africa dal 12 al 19 febbraio. I Paesi che ospitarono il Papa furono: Nigeria, Benin, Gabon, Guinea Equatoriale. Per motivi editoriali, non possiamo trascrivere in maniera minuziosa tutti gli interventi a causa dello spazio. Cercherò di riassumere a grandi linee l’insegnamento di Papa Woityla in terra africana. Il viaggio del 1982, è stato fortemente voluto dal Pontefice, ancora nel pieno del vigore fisico. L’annuncio del vangelo da portare ad ogni creatura, fino ai confini della terra, tormentava Giovanni Paolo II. L’Africa rappresentava e rappresenta un grande spazio per l’annuncio del Vangelo a tanti popoli desiderosi di ricevere la Parola di Dio. “L’accettazione della fede cristiana qui in Nigeria –commentava nell’omelia tenuta durante la Messa a Lagos-, è stata veramente notevole. Con cuori pieni di desiderio, avete ricevuto generazioni di zelanti missionari nel vostro paese. Avete imparato da loro a conoscere molto bene Gesù e lo avete accolto nelle vostre vite con la fede ed il sacramento del Battesimo. Nutriti dall’Eucaristia e dalla Parola di Dio, avete imparato a vivere come Cristo vi ha insegnato. Avete messo in pratica la vostra fede nella vita pubblica e privata, nelle famiglie e nelle case, nel lavoro e nei luoghi di svago. Avete anche offerto la vostra giovinezza a Cristo e alla Chiesa per essere educati a diventare sacerdoti, conversi, suore e laici impegnati. I vostri catechisti, con grande successo, hanno animato comunità cattoliche locali, insegnato preghiere, inni e dottrina a giovani e anziani, e sono diventati un aiuto indispensabile per i sacerdoti. Gli insegnanti cattolici meritano un particolare riconoscimento. Nei primi tempi si sono sacrificati moltissimo ed hanno lavorato con enorme zelo, e sono sempre rimasti fedeli a Cristo nel servizio alla Chiesa. Questa nazione deve veramente molto ai suoi fedeli maestri. Possano essere sempre presenti nel vostro paese. I loro nomi sono scritti nel libro della vita. Il lavoro dell’evangelizzazione comprende molte attività. Comprende la predicazione del Vangelo, aiutare le persone a credere che Cristo è il Figlio di Dio, e amministrare il Battesimo e gli altri sacramenti. Un altro indispensabile elemento è quello della silenziosa testimonianza di Cristo negli avvenimenti comuni della vita e nell’azione per la pace e la giustizia”. Non mancarono gli incontri con i giovani, le famiglie, con le autorità civili, gli operatori pastorali, i religiosi e le religiose. A tutti, lanciò un messaggio di incoraggiamento a continuare nella strada del Vangelo. “L’evangelizzazione deve inoltre illuminare, purificare ed elevare il complesso dei costumi e delle tradizioni che permeano così fortemente l’animo dei vostri compatrioti, allo scopo di assumerne tutto ciò che può concorrere a una vita più conforme alla fede cristiana e, in definitiva, più profondamente umana. Le coscienze devono essere aiutate con sollecitudine in quest’opera di discernimento: così, affrancati dal timore, i fedeli potranno progredire in pace portando a pieno sviluppo la parte migliore di se stessi, con il patrimonio culturale che essi possono e devono conservare, ma accettando le esigenze e, all’occorrenza, le rotture imposte dal Vangelo. Per conseguenza, i cristiani saranno allora veramente degni del Cristo, mantenendo l’efficacia del sale o del lievito nella pasta, e la loro fede non diventerà insipida nell’ambiguità di un pericoloso sincretismo”. Con queste parole esortò i cristiani del Benin, a vivere con profondità il Vangelo di Gesù. Nel corso della visita si alternarono gli incontri con i vescovi, il popolo e le autorità civili del Paese. A tutti il Papa rivolse parole di incoraggiamento per costruire un futuro migliore. La visita in Gabon e Guinea Equatoriale fu caratterizzata dalla naturale accoglienza festosa di quelle popolazioni. I discorsi pronunciati, sono ancora attuali. Quando la storia degli uomini è riletta alla luce del Vangelo, tutto cambia e si trasforma.
La fama mondiale del Santuario è cresciuta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, grande devoto della Madonna di Fátima che, nel 1982, visitò il Santuario per ringraziare la Madonna per essere sopravvissuto a un attentato di cui era stato vittima l’anno precedente. Nel 2000, durante la sua terza visita a Fatima, annunciò la beatificazione di Jacinta e Francisco, ai quali il Vaticano riconobbe il miracolo di una cura. Il posto dove si trova il Santuario di Fátima, la Cova da Iria, era fino al 1917 un luogo del tutto sconosciuto nel comune di Ourém, nella frazione di Fátima. Quell’anno, un evento religioso ha cambiato per sempre la sua storia: la Madonna, la Vergine del Rosario, apparve più volte a tre piccoli pastori, Jacinta e i suoi cugini Francisco e Lúcia. All’inizio, la Chiesa fu piuttosto riluttante a riconoscere il fenomeno miracoloso, che, invece, riscosse subito grande adesione popolare. Soltanto nel 1930, il vescovo di Leiria ritenne veritiere le testimonianze sulle apparizioni, e da quel momento la località ebbe un grande sviluppo, così che Fatima è divenuta dapprima una vila (cittadina), nel 1977, e poi una cidade (città), nel 1997. Il 13 Maggio 1982, celebrando la Messa nel Santuario della Vergine di Fatima, il papa ricordò l’attentato subito a Piazza san Pietro esattamente un anno prima: “Vengo dunque qui oggi perché proprio in questo giorno dello scorso anno, in piazza san Pietro a Roma, si è verificato l’attentato alla vita del Papa, misteriosamente coinciso con l’anniversario della prima apparizione a Fatima, che ebbe luogo il 13 maggio del 1917. Queste date si sono incontrate tra loro in modo tale che mi è parso di riconoscervi una speciale chiamata a venire qui. Ed ecco, oggi sono qui. Sono venuto a ringraziare la Divina Provvidenza in questo luogo che la Madre di Dio sembra avere così particolarmente scelto. “Misericordiae Domini, quia non sumus consumpti” (Lam 3,22), ripeto ancora una volta con il profeta. Sono venuto soprattutto per confessare qui la gloria di Dio stesso: “Benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra”.
Dopo lo scisma in Inghilterra tra la Chiesa Cattolica e gli Anglicani, la prima visita è stata quella di Giovanni Paolo II, che ha avuto un impatto considerevole sulla popolazione. L’incontro con la Regina Elisabetta, e le altre autorità civili e religiose del Regno Unito, segnò un passo in avanti nel cammino ecumenico. Le due Chiese Anglicana e Cattolica, da quel momento hanno cercato un significativo riavvicinamento. Da non dimenticare la dichiarazione comune di Giovanni Paolo II e dell’Arcivescovo di Canterbury: “Nella Chiesa Cattedrale di Cristo a Canterbury il Papa e l’Arcivescovo di Canterbury si sono incontrati alla vigilia della Pentecoste per ringraziare Dio del progresso compiuto nell’opera di riconciliazione tra le nostre Comunioni. Insieme ai rappresentanti delle altre Chiese e comunità cristiane abbiamo ascoltato la Parola di Dio; insieme abbiamo ricordato il nostro battesimo e rinnovato le promesse fatte allora; insieme abbiamo riconosciuto la testimonianza di coloro la cui fede li aveva portati fino al punto di rinunciare al prezioso dono della stessa vita al servizio di altri, in tempi antichi e moderni. Il vincolo del nostro comune battesimo in Cristo ha portato i nostri predecessori a dare inizio ad un dialogo approfondito tra le nostre Chiese, un dialogo basato sui Vangeli e sulle antiche tradizioni comuni, un dialogo che ha per scopo l’unità per la quale Cristo così pregava rivolto a suo Padre: “Perché il mondo sappia che mi tu hai mandato / e li hai amati come hai amato me Insieme a loro desideriamo servire la causa della pace, della libertà e della dignità umana, affinché Dio sia glorificato da parte di tutte le sue creature. Insieme a loro salutiamo nel nome di Dio tutti gli uomini di buona volontà, sia quelli che credono in lui, che quelli che ne sono ancora alla ricerca”.
Nel 1982 Giovanni Paolo II visitò anche la città di Palermo. Un tour tra ospedali, università, comunità greco-ortodossa e terremotati del Belice. Il 21 novembre 1982, in una Palermo tristissima dove “la speranza dei siciliani onesti” era stata uccisa con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, arrivò Karol Wojtyla. Era la prima vota che arrivava in Sicilia e i cristiani buoni e onesti lo accolsero con gioia e si sentirono meno soli. Lui ebbe parole giuste, ferme e piene di coraggio per i malati dell’Ospedale Civico e per gli operai del Cantiere navale; era andato pure all’Università per incontrare il corpo accademico e pure per i prof. trovò le parole giuste. Le cronache raccontano della visita alla comunità greco–ortodossa di Piana degli Albanesi e ai “terremotati” della valle del Belice. Nella Festa di Cristo Re, il Papa celebrò la Messa nell’Ippodromo della Favorita, dinanzi a miglia di siciliani, felici di ascoltare l’incoraggiamento di Giovanni Paolo II: “Il regno di Cristo è regno di verità, di grazia, di giustizia, di misericordia. È regno, nel quale ci si inserisce con adesione libera e personale, e noi dobbiamo lasciare che Cristo regni sempre nella nostra vita; dobbiamo aprire a lui con gioia la porta del nostro spirito, farlo entrare nella nostra vita, accogliendo la sua parola e rispondendo ad essa con la fedeltà quotidiana ai nostri impegni, con una impostazione di vita, che poggi su scelte operative coerenti con la fede. In questa Celebrazione Eucaristica ho la gioia di incontrare tutti voi che rappresentate l’intero Popolo di Dio che vive in Sicilia ed è impegnato a servire Dio vivendo con spirito di servizio la vita della comunità. Inseriti vitalmente in Cristo mediante il Battesimo, voi siete la Chiesa di Dio pellegrina in Sicilia. Crocevia di civiltà e punto di incontro tra Oriente e Occidente, la Sicilia è stata tra le prime regioni d’Italia ad accogliere gli apostoli, a ricevere l’annunzio della Parola di Dio, ad aderire alla fede in modo così generoso che, anche in mezzo a difficoltà e persecuzioni, è sempre germogliato in essa il fiore della santità. La vostra Isola è stata ed è terra di santi, appartenenti ad ogni condizione di vita, che hanno vissuto il Vangelo con semplicità ed integralità”. Il Papa andò pellegrino ad Assisi, Livorno, Bologna ed Emilia Romagna, Argentina, Ginevra, San Marino e Rimini, Fonte Avellana, Padova, Albano, Brescia e Spagna. Nel 1982, tenne 52 preghiere Mariane dell’Angelus e del regina Coeli. Le udienze generali furono 41. a cura diOrnella Felici
Visita di Giovanni Paolo II all’Ospedale Civico di Palermo 21 Novembre 1982: