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La situazione di fuoco in Nicaragua – Il regime distrugge Chiese, uccide sacerdoti e compie sacrilegi

Oggi i vescovi del Paese latino americano decideranno se continuare il dialogo nazionale mentre la situazione politico-sociale peggiora e le manifestazioni contro il Presidente non cessano.

La Chiesa cattolica in Nicaragua è perseguitata dal regime del Presidente Daniel Ortega. Ad affermarlo ieri il cardinale Leopoldo Brenes Solorzano presidente della Conferenza episcopale del Paese e della Commissione per il dialogo nazionale, nella domenica che ha visto l’America latina tutta unita in preghiera per la pace per il Nicaragua colpito da una crisi che dallo scorso aprile ha provocato oltre 360 morti.

Oggi la decisione dei vescovi
“La Chiesa è perseguitata in varie parti del mondo oggi” – ha detto Brenes – “fa parte della chiesa, che è sempre stata perseguitata. Noi non siamo estranei” a questo fatto. Sono infatti almeno sette gli episodi di profanazione e diversi gli attacchi ai vescovi registrati da quando l’episcopato ha chiesto ad Ortega di anticipare le elezioni del 2021 al marzo 2019 per porre fine alla crisi sociale e politica. Brenes ha anche annunciato che oggi l’episcopato nicaraguense analizzerà se continuare il dialogo nazionale anche dopo le dichiarazioni del Presidente che ha accusato i vescovi di “manovre golpiste”.

Pericolo di una guerra civile
Da parte sua, il senatore statunitense Marco Rubio ha avvertito da Washington che “la possibilità di una guerra civile in Nicaragua è reale”, e ha accusato Ortega di “riempirsi le mani di sangue”, con la repressione, rifiutando di anticipare le elezioni.






Prigioni luoghi di tortura
L’Associazione nicaraguense per i diritti umani (Anpdh) ha affermato ieri che i sostenitori del governo nicaraguense “non sono sensibili al dolore”, riferendosi all’intimidazione contro le madri dei manifestanti rinchiusi nelle prigioni di El Chipote, a Managua, diventate luoghi di tortura secondo l’opposizione. Nel frattempo, le manifestazioni contro Ortega sono continuate tra sabato e domenica in alcuni comuni del Nicaragua, senza vittime, e gli studenti hanno annunciato una marcia per oggi. La Commissione interamericana per i diritti dell’uomo (Cidh) ha denunciato “omicidi, esecuzioni extragiudiziali, maltrattamenti, torture e detenzioni arbitrarie perpetrati contro la maggioranza della popolazione giovane del paese”: il governo nicaraguense respinge le accuse.

Le proteste contro Ortega e sua moglie, il vicepresidente Rosario Murillo, sono iniziate il 18 aprile a causa del fallimento delle riforme sulla sicurezza sociale e sono diventate una richiesta di dimissioni del Presidente, dopo undici anni di potere, con accuse di abusi e corruzione.

Solidarietà al Nicaragua anche dall’Italia
La vicinanza al Nicaragua arriva anche dall’Associazione che dal 2002, a Rovereto, è impegnata in progetti di solidarietà e sviluppo col nord-est del Paese latinoamericano, l’Associazione Italia-Nicaragua. La presidente, Silvia Valduga, racconta ai microfoni di Radio Vaticana Italia, come i membri della Onlus stiano seguendo con grande apprensione questa fase così critica della vita sociale nicaraguense. (Ascolta l’intervista a Silvia Valduga sulla situazione in Nicaragua). Il “volto del Paese è cambiato improvvisamente” spiega, e il clima che vige è un clima di “sospetto” e di “paura” che sembra aver cancellato tutti i faticosi passi in avanti fatti finora per “ricucire gli strappi creati in passato dalla guerra civile”. Nelle parole della presidente oltre al lavoro di sviluppo svolto negli anni, anche la sottolineatura della profondità con la quale il popolo nicaraguense vive l’esperienza della fede: un modo concreto, dice, che “per noi italiani” è stato durante la nostra collaborazione, un dono prezioso.

Fonte www.vaticannews.va

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