I contatti tra Santa Faustina Kowalska e le anime dei defunti nell’aldilà
Santa Faustina Kowalska e l’aldilà. Nei suoi scritti la mistica riporta numerose occasioni in cui sostiene di essere entrata in contatto con le anime dei defunti e con Gesù Cristo.
Le visioni avrebbero riguardato il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno. I racconti sono molto dettagliati.
Faccia a faccia con Gesù sofferente
Santa Faustina nel proprio Diario, il 29 aprile 1926, scrive: «Una volta venni citata al giudizio di Dio. Stetti davanti al Signore faccia a faccia. Gesù era tale e quale è durante la Passione. Dopo un momento scomparvero le sette Piaghe e ne rimasero solo cinque: alle mani, ai piedi e al costato. Vidi immediatamente tutto lo stato della mia anima, così come la vede Iddio. Vidi chiaramente tutto quello che a Dio non piace. Non sapevo che bisogna rendere conto al Signore di ombre tanto piccole. Che momento! Chi potrà descriverlo? Trovarsi al di fronte al tre volte Santo! Gesù mi domandò: “Chi sei?”. Risposi: “Io sono una tua serva, Signore”. “Devi scontare un giorno di fuoco nel Purgatorio”. Avrei voluto gettarmi immediatamente fra le fiamme del Purgatorio, ma Gesù mi trattenne e disse: “Che cosa preferisci: soffrire adesso per un giorno oppure per un breve tempo sulla terra?”. Risposi: “Gesù, voglio soffrire in Purgatorio e voglio soffrire sulla terra sia pure i più grandi tormenti fino alla fine del mondo”».
La malattia dopo la visione
A quel punto Gesù disse: “È sufficiente una cosa sola. Scenderai in terra e soffrirai molto. Ma non per molto tempo ed eseguirai la Mia volontà ed i Miei desideri ed un Mio servo fedele ti aiuterà ad eseguirla. Ora posa il capo sul Mio petto, sul Mio Cuore ed attingi forza e vigore per tutte le sofferenze, dato che altrove non troverai sollievo, né aiuto né conforto. Sappi che avrai molto, molto da soffrire, ma questo non ti spaventi. Io sono con te”.
«Poco dopo mi ammalai – ricorda la religiosa – I disturbi fisici furono una scuola di pazienza per me. Solo Gesù sa quanti sforzi di volontà dovetti fare per adempiere i miei doveri».
L’anima della suora morta due mesi prima
Don Marcello Stanzione in Il Purgatorio nella visione delle Mistiche (Sugarco edizioni) riporta una interessante testimonianza di Santa Faustina sul Paradiso.
Nel 1933 la suora scrive: «Una volta di notte venne a trovarmi una delle nostre suore, che era morta due mesi prima. Era una suora del primo coro. La vidi in uno stato spaventoso. Tutta avvolta dalle fiamme, con la faccia dolorosamente stavolta. L’apparizione durò un breve momento e scomparve. I brividi trapassarono la mia anima, ma pur non sapendo dove soffrisse, se in Purgatorio o all’Inferno, raddoppiai in ogni caso le mie preghiere per lei. La notte seguente venne di nuovo ed era in uno stato ancora più spaventoso, tra le fiamme più fitte, sul suo volto era evidente la disperazione. Rimasi molto sorpresa di vederla in condizioni più orribili, dopo le preghiere che avevo offerto per lei e le chiesi: “Non ti hanno giovato per nulla le mie preghiere?”. Mi rispose che le mie preghiere non le erano servite a nulla e che niente poteva aiutarla. Domandai: “E le preghiere fatte per te da tutta la Congregazione, anche quelle non ti hanno giovato niente?”. Mi rispose: “Niente. Quelle preghiere sono andate a profitto di altre anime”. E io le dissi: “Se le mie preghiere non le giovano per niente, la prego di non venire da me”. E scomparve immediatamente».
Il Paradiso per le anime elette
Sempre nel Diario, Santa Faustina annota:
«Ho appreso nel cuore di Gesù che in paradiso, per le anime elette, c’è un paradiso a parte dove non possono entrare tutti, ma solo le anime elette. Una felicità inconcepibile nella quale sarà immersa l’anima. O Dio mio, non riesco proprio a descrivere questo nemmeno in minima parte. Le anime sono imbevute della Sua Divinità, passano da bagliore a bagliore in una luce immutabile, ma mai monotona, sempre nuova, ma che non cambia mai».
L’Angelo Custode e Maria “Stella del Mare”
Durante la convalescenza di una malattia, Santa Faustina ricorda di aver chiesto a Gesù: «“Per chi ancora devo pregare?”. “Gesù mi rispose che la notte seguente m’avrebbe fatto conoscere per chi dovevo pregare. Vidi l’Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo. In un momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregano con grande fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare. (…) Chiesi a quelle anime quale fosse il loro maggior tormento. Ed unanimemente mi risposero che il loro maggiore tormento è l’ardente desiderio di Dio”. “Scorsi la Madonna che visitava le anime del Purgatorio. Le anime chiamano Maria ‘Stella del Mare’. Ella reca loro refrigerio”. “Udii nel mio intimo una voce che disse: ‘La mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia’. Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del Purgatorio»
Fetore e buio all’inferno
Nel 1936 la suora ebbe una visione drammatica dell’inferno: «Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell’Inferno. È un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie».
I tormenti dei morti
Queste, sostiene la mistica, sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, «ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda ed indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall’altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l’onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l’eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia».
Fu un grande spavento
Sempre in riferimento a questa visione , Santa Faustina precisa: «Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l’inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la misericordia di Dio per loro»
L’interpretazione del teologo
Queste terribili visioni sono state esaminate dal teologo Pino Lorizio:
«La fede della Chiesa si fonda sulla rivelazione divina, attestata nelle Scritture e nella tradizione. Le esperienze mistiche autentiche non aggiungono nulla a questa Parola di Dio. Infatti la Costituzione Dei Verbum del Vaticano II afferma con chiarezza che: “L’economia cristiana, in quanto è l’Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e non è da aspettarsi alcun’altra Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. 1Tm 6,14 e Tt 2,13)”. La realtà dell’inferno sta a significare che Dio rispetta in ogni caso la libertà dell’uomo e la possibilità che egli si danni per l’eternità si verifica allorché pienamente consapevole e liberamente rifiuta la Parola di Dio. Le rappresentazioni dell’inferno (penso alle fiamme che tormentano i dannati) stanno a indicare che sia la salvezza come la dannazione riguardano tutto l’uomo, ossia non solo la sua anima e il suo spirito, ma anche la sua dimensione corporea, in quanto tutto ciò che compiamo in questa terra lo facciamo nel e attraverso il corpo. Per cui, come diceva il poeta, “i corpi saranno giudicati”» (Famiglia Cristiana, 28 agosto).
Fonte it.aleteia.org/Gelsomino del Guercio