La vita di un cristiano – mi insegnarono nel Meg, dove sono cresciuto – deve essere così trasparente da poter essere proiettata per intero sulla piazza di un paese senza destare scandalo. Chi vive nella luce, infatti, non cammina nelle tenebre, e può rendere conto di ogni sua azione: errori compresi, naturalmente, perché il peccare – etimologicamente “sbagliare bersaglio” – fa parte della storia di ognuno.
Pensavo questo quando ho iniziato a raccontare in rete, e in particolare sui social network, tutta la mia attività di parlamentare: prima ancora che una mossa politica, per riavvicinare le istituzioni al cittadino, la mia opera di trasparenza mi sembrava un dovere cristiano. E così nacque il blog quotidiano, e poi la cronaca fissa da Montecitorio su twitter, e poi l’invenzione di quell’hashtag #opencamera che è sopravvissuto alla morte (politica) del suo fondatore, nel senso che oggi – nonostante io non sia stato ricandidato – lo utilizzano comunque moltissimi deputati e si è fatto ormai strada anche in altre assemblee elettive: è nato #opensenato per Palazzo Madama, vari #open di Consigli regionali o comunali, addirittura di riunioni di partito. Ed è bene così: perché in un momento come questo, in cui la fiducia degli elettori è così bassa, la politica è open (cioè trasparente, a vista) oppure non è.
Non sono un fanatico della democrazia diretta, perché credo fermamente nel valore della rappresentanza: se l’Italia fosse stata governata con il televoto, in questi decenni, mai nessuno avrebbe approvato una manovra finanziaria o una riforma delle pensioni. Il rappresentante ha dunque il diritto delle scelte, anche delle scelte impopolari, ma ha il dovere di risponderne: quando non lo fa – come è avvenuto negli ultimi decenni, con la complicità del Porcellum – la politica perde il contatto con la polis, e dunque perde credibilità. E il terreno diventa fertile per il populismo di ogni colore, con le idee sempre più sullo sfondo.
Prima ancora che dai contenuti, insomma, credo che la differenza cristiana possa essere costituita oggi dallo stile con cui ci si impegna: già restituire ai cittadini la fiducia in una politica diversa, in cui l’obiettivo sia davvero quello di impiegare i propri talenti al servizio della comunità, sarebbe urgentissimo. Del resto, dopo la lavanda dei piedi nel cenacolo, è lo stesso Gesù a spiegare ai suoi apostoli che sarà lo stile di vita il loro biglietto da visita (“Da questo vi riconosceranno: se avrete amore gli uni per gli altri”), prima ancora dell’annuncio pubblico che saranno chiamati a fare.
Andrea Sarubbi
Il profilo twitter di Andrea Sarubbi @andreasarubbi, più di 34.000 follower e questo slogan ” Metà uomo e metà tweet: la prima metà ha prodotto due bimbi, la seconda #opencamera ” andreasarubbi.it