Anno del Signore 1991. Papa Woityla è nella sua Polonia natale che Giovanni Paolo II si fa più ribelle al moderno «mistero dell´iniquità». La caduta del muro di Berlino e del comunismo, ha aperto nuovi “nemici” contro cui combattere per realizzare in pienezza il desiderio di libertà. L’abbaglio dei popoli subito dal capitalismo selvaggio, ha portato Giovanni Paolo II, a iniziare una nuova predicazione dalla Polonia, epicentro politico della ribellione dei popoli oppressi dall’ideologia maxsista. Forse perché vede nella sua patria il luogo cruciale dello scontro tra il popolo cristiano e i due massimi mali di questo passaggio d´epoca: ieri il comunismo, oggi il liberismo capitalista, «libertà senza verità». Per meglio capire la radicalità della denuncia di Giovanni Paolo II, è utile riandare a parole da lui pronunciate in un precedente viaggio in Polonia, quello del giugno 1991, il primo dopo la caduta dell´impero sovietico e l´impatto con la libertà di mercato. Sono parole che egli pronunciò al di fuori dei testi ufficiali, in quei lunghi spontanei “postscriptum” con cui si confidava ai fedeli al termine delle celebrazioni. Confidenze agevolate dalla familiarità con la lingua. Oggi che è frenato dalla malattia il papa limita a brevi battute i suoi “fuori testo”. Ma allora no, parlava a braccio anche per un quarto d´ora di seguito. E mai come in quegli excursus – solo parzialmente riportati nell´”Osservatore Romano” – svelava a fondo le sue intime convinzioni. Eccone un florilegio, ripreso da registrazioni, in quattro tappe di quel viaggio:
A Wloclawec: «Nell´Europa noi non dobbiamo entrarci. Ci siamo già. Il cedimento all´intellettualità, al desiderio, al sesso, al consumo: questo è l´europeismo che accreditano taluni sostenitori del nostro dovere d´entrare in Europa… Ma noi non dobbiamo diventare parte di un´Europa così. L´Europa vera l´abbiamo creata noi, con molta più forza di quelli che pretendono l´esclusiva dell´europeismo. Qual è il loro criterio? La libertà. Ma quale libertà? Quella di togliere la vita al bambino non nato? Fratelli e sorelle, come vescovo di Roma io protesto contro questa concezione dell´Europa che si sostiene in Occidente… Sì, la storia dell´Europa è storia di grandi tragedie, soprattutto in questo secolo. L´idea che una persona possa togliere la vita a un´altra persona perché è di razza differente, perché è ebrea, è gitana, polacca, è stata creata in questo secolo. L´idea che vi sia una razza di signori e una di schiavi è anch´essa un prodotto dell´Europa moderna. Noi dobbiamo liberarci da queste idee. L´Europa attende la redenzione. il mondo ha bisogno di un´Europa redenta». A Radom: «Al cimitero di vittime della crudeltà umana nel nostro secolo si aggiunge ancora un altro grande cimitero: il cimitero dei non nati… Al posto del “non uccidere” divino è stato messo l´”è lecito uccidere” umano e perfino il “bisogna uccidere”… Ma esiste un´istanza umana, un parlamento, che abbia il diritto di legalizzare l´uccisione di un essere umano innocente e indifeso?». A Kielce: «In materia di morale famigliare non si può parlare di libertà della persona, perché in questo campo la libertà rende schiavi. Sì, occorre essere rettamente educati prima che la libertà sia concessa. È necessaria una libertà matura, non un mito di libertà che in realtà schiavizza e degrada». A Varsavia: «Dio è stato allontanato sotto pretesto della neutralità ideologica. Nei tempi cosiddetti moderni Cristo quale artefice dello spirito europeo è stato messo tra parentesi… Viviamo come se Dio non esistesse. Anche questo fa parte dello spirito europeo, della tradizione dell´Europa moderna».
Video Viaggi Apostolici del 1991:
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