La crisi in Venezuela irrompe anche sulla Gmg di Panama 2019. La Santa Sede si è subito espressa.
La crisi del Venezuela irrompe così nella visita di Francesco a Panama per la Gmg. Costringe il Pontefice a esprimersi, attraverso il portavoce Alessandro Gisotti. In una nota infatti il direttore ad interim della Sala stampa fa sapere che «il Santo Padre, raggiunto a Panama dalle notizie provenienti dal Venezuela, segue da vicino l’evolversi della situazione e prega per le vittime e per tutti i Venezuelani». Il Vaticano «appoggia tutti gli sforzi che permettano di risparmiare ulteriore sofferenza alla popolazione».
È una dichiarazione prudente, motivata dall’incertezza di ciò che sta accadendo e delle dinamiche in campo, a cominciare da quelle che riguardano l’esercito. Prudente, ma anche significativa, perché non esprime riconoscimenti alle parti in causa. Il Papa soprattutto non vuole rischiare di creare scintille che possano provocare reazioni infuocate.
Da notare una scena imprevista avvenuta dopo l’incontro con i vescovi: Francesco, con tono serio, ha chiesto al microfono se ci fosse qualche prelato venezuelano. La sensazione è che voglia parlare con loro al più presto.
A Panama c’è infatti anche la Chiesa venezuelana, che partecipa con i suoi giovani alla Giornata mondiale della Gioventù (Gmg), tra preoccupazione dei ragazzi, telefonate a casa, l’attenzione ai tg e i giornali.
La posizione dei vescovi venezuelani
La posizione ufficiale dei vescovi venezuelani è nota: chiedono che sia garantita la vita delle persone e la libertà di espressione. In un comunicato, firmato dal presidente, monsignor Roberto Lückert, vescovo emerito di Coro, «si esorta e si esige», da parte delle diverse forze di sicurezza, «il rispetto dei cittadini che manifestano oggi, il cui diritto è sancito nell’articolo 68 della Costituzione, evitando la repressione violenta, le detenzioni arbitrarie, i modi crudeli e l’uso di armi da fuoco e sostanze tossiche per controllare manifestazioni pacifiche». La Commissione fa notare che l’Assemblea nazionale è «attualmente l’unico organo del potere pubblico legittimato a esercitare il proprio potere» e che la manifestazione ha anche lo scopo di consultazione popolare con il cosiddetto «Cabildo abierto», modalità di consultazione popolare prevista dalla Costituzione, «le cui decisioni sono vincolanti per tutte le istanze dello Stato».
700 persone chiuse dentro alla cattedrale Nuestra Señora del Carmen
All’agenzia Fides la Conferenza episcopale del Venezuela riferisce che a Maturin circa 700 persone restano tuttora chiuse dentro alla cattedrale Nuestra Señora del Carmen, per paura delle azioni violente contro i manifestanti. Maturín è una città a est del Venezuela, considerata la capitale petrolifera del Venezuela orientale. Proprio in quella zona, la Guardia nazionale e la polizia hanno lanciato una dura repressione.
E da Panamá interviene anche il cardinale venezuelano Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo metropolita di Mérida e amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Caracas, che esorta le forze di sicurezza dello Stato a rispettare il diritto alla protesta, e rivendica il diritto dei sacerdoti a manifestare «se lo si fa senza protagonismi, senza slogan politici, in atteggiamento fraterno». Per il Porporato è necessario «uscire semplicemente per accompagnare e proteggere la gente, specialmente i più vulnerabili, e trasmettere loro speranza, gioia e pace».
DOMENICO AGASSO JR
Fonte lastampa.it