CITTA’ DEL VATICANO – Nel mistero della passione di Cristo vediamo le sofferenze di tutta l’umanità che saranno redente nella risurrezione: è quanto, in sintesi, ha detto Papa Francesco nell’udienza generale alla vigilia del Triduo Pasquale. Prima della catechesi, il Pontefice ha fatto il tradizionale giro in jeep tra la folla dei fedeli stringendo mani e baciando bambini e malati.
Partendo dall’atto drammatico del tradimento di Giuda, Papa Francesco ha svolto la sua catechesi sul significato della passione di Gesù. Il Signore – ha detto – sceglie “con assoluta libertà” la via dell’umiliazione e della spogliazione fino alla morte di croce: “Si tratta della morte peggiore quella che era riservata agli schiavi e ai delinquenti”. “Guardando Gesù nella sua passione – ha proseguito – noi vediamo come in uno specchio anche le sofferenze di tutta l’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte”. Ma “tante volte – osserva – avvertiamo orrore per il male e il dolore che ci circonda e ci chiediamo: «Perché Dio lo permette?». È una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti”:
“Quando vediamo soffrire i bambini, è una ferita nel cuore. E’ il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di sé. Questa settimana, ci farà bene a tutti noi guardare il Crocifisso, baciare le piaghe di Gesù, baciarle nel Crocifisso”.
Noi – ha proseguito il Papa – “attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante”: “Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento. E possiamo dire: Dio vince proprio nel fallimento. Il Figlio di Dio, infatti, appare sulla croce come uomo sconfitto: patisce, è tradito, vilipeso e infine muore. Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo”.
La “grande umiltà di Dio” – ha sottolineato il Papa – “è un mistero sconcertante”. Ma proprio “quando tutto sembra perduto” è “allora che interviene Dio con la potenza della risurrezione. La risurrezione di Gesù – rileva – non è il finale lieto di una bella favola, non è l’happy end di un film ma è l’intervento di Dio Padre” là dove “s’infrange la speranza umana. Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento del dolore” e quando si sente “il bisogno di scendere dalla croce” quello è il momento più vicino alla risurrezione. La notte diventa più oscura proprio prima che arrivi la mattina, prima che arrivi la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio. Resuscita”. E “Gesù, che ha scelto di passare per questa via, ci chiama a seguirlo nel suo stesso cammino di umiliazione”: “Quando in certi momenti della vita non troviamo alcuna via di uscita alle nostre difficoltà, quando sprofondiamo nel buio più fitto, è il momento della nostra umiliazione e spogliazione totale, l’ora in cui sperimentiamo che siamo fragili e peccatori. È proprio allora, in quel momento, che non dobbiamo mascherare il nostro fallimento, ma aprirci fiduciosi alla speranza in Dio, come ha fatto Gesù”.
Il Papa ribadisce il suo invito: “Questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesù e diciamo a noi stessi: ‘E questo è per me. Anche se io fossi stato l’unica persona nel mondo, Lui l’avrebbe fatto. L’ha fatto per me’. E baciamo il Crocifisso e diciamo: ‘Per me. Grazie Gesù. Per me’”.
Infine, salutando i pellegrini presenti in Piazza San Pietro, ha esortato a lasciarsi accompagnare dalla Madre di Gesù in questi giorni che conducono alla Pasqua: “Prendete come amica e modello di vita la Vergine Maria, che è rimasta presso la croce di Gesù, amando, anche Lei, fino alla fine. E chi ama passa dalla morte alla vita. È l’amore che fa la Pasqua”.
Il servizio è di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana