Nei confronti di “Esperienze pastorali” di don Lorenzo Milani non ci fu un decreto di condanna, né per il libro né per il suo autore. Ci fu un intervento di carattere prudenziale che adesso, mutate le circostanze, non ha più motivo di essere. Lo rivela in un’intervista rilasciata a “Toscana Oggi”, in occasione della Pasqua e della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. “Nel novembre scorso, dopo un accurato lavoro di ricerca – spiega Betori – ho inviato al Santo Padre un’ampia documentazione su ‘Esperienze pastorali’. Nel dossier, composto da numerose pagine più gli allegati, attiravo l’attenzione sul fatto che uno dei libri fondamentali, l’unico libro direttamente scritto da don Lorenzo Milani, ‘Esperienze pastorali’, appunto, era ancora sotto la proibizione di stampa e di diffusione. Questo dossier il Papa lo ha passato alla Congregazione per la dottrina della fede che proprio in questi giorni mi ha risposto sottolineando innanzitutto una cosa che spesso sfugge, ovvero che non c’è stato mai nessun decreto di condanna contro ‘Esperienze pastorali’ né tantomeno contro don Lorenzo Milani. Ci fu soltanto una comunicazione del Sant’Uffizio a monsignor Florit, allora arcivescovo coadiutore di Firenze, con cui si chiedeva di ritirare dal commercio il libro e di non ristamparlo o tradurlo. Quindi non c’è stato mai un decreto che in qualche modo dava un giudizio di condanna dell’opera e dell’autore. L’intervento aveva un chiaro carattere prudenziale ed era motivato da situazioni contingenti. Oggi la Congregazione mi dice che ormai le circostanze sono mutate e pertanto quell’intervento non ha più ragione di sussistere. Da ora in poi la ristampa di ‘Esperienze pastorali’ non ha nessuna proibizione da parte della Chiesa e torna a diventare un patrimonio del cattolicesimo italiano e in particolare della Chiesa fiorentina, un contributo alla riflessione ecclesiale da riprendere in mano e su cui confrontarsi”.
Erano gli anni del dopoguerra, con l’Italia in rapida trasformazione, quando don Lorenzo Milani, cappellano a San Donato di Calenzano, grosso borgo rurale tra Firenze e Prato, registrava in modo metodico come vivevano la fede i suoi parrocchiani in un tempo di profondi cambiamenti sociali e nella consapevolezza che la Chiesa cattolica rischiasse di rimanere culturalmente e sociologicamente tagliata fuori dai ritmi della nascente civiltà industriale. I dati, le osservazioni e le denunce che scaturivano da quell’indagine trovarono spazio, alcuni anni dopo, sulle pagine di “Esperienze pastorali”. Don Milani all’inizio non ci pensava nemmeno a una pubblicazione: “Raccoglieva, per suo uso, tutte le notizie e i pensieri che via via gli parevano utili per una maggior conoscenza del suo popolo”. Il libro, iniziato otto anni prima, fu pubblicato nel maggio 1958, quando don Milani (che era nato nel 1923) era già da quattro anni parroco a Barbiana. Ma nel dicembre del 1958 “Esperienze pastorali” fu ritirato dal commercio e la lettura del libro ritenuta inopportuna. Con la comunicazione a Betori da parte della Congregazione per la dottrina della fede, la figura di don Milani acquista nuova attenzione anche alla luce del Convegno ecclesiale nazionale del prossimo anno. “Già abbiamo vissuto nell’esperienza del Convegno di Verona nel 2005 una ricerca di figure significative del cattolicesimo italiano nelle varie Regioni del nostro Paese per riproporle all’attenzione della Chiesa. Nel caso della Toscana – spiega Betori – fu Giorgio La Pira a essere proposto come figura esemplare di cattolico italiano del secolo scorso. Credo che questa ricerca di testimonianze in qualche modo continuerà. Certamente il Convegno che si va delineando non vuole essere un convegno di idee, ma di esperienze. In questo senso so che la presidenza del Comitato preparatorio intende valorizzare molto la storia fiorentina, anche quella recente e contemporanea. Peraltro l’attenzione all’esperienza viva della fede è una delle caratteristiche del magistero di Papa Francesco, la cui presenza al Convegno e a Firenze sarà senza dubbio il fattore ispiratore di tutto l’evento: la nostra città lo attende con affetto filiale”. Di Andrea Fagioli*
*direttore “Toscana Oggi”