La storia di Suor Maria Cristiana che da chimico farmaceutico è diventata clarissa cappuccina. Grazie Signore!
La vita sembrava destinarla ad un ambizioso percorso di lavoro. Dopo la laurea in Biotecnologie farmaceutiche a Milano ma Tiziana Zanetti, 38 enne originaria di Gussago (Brescia) è diventata così Suor Cristiana.
La sua è una storia che in questi anni ha fatto molto rumore. Sui social network è diventata cliccata e virale, su youtube ha avuto apprezzamenti e critiche. Eppure lei continua a confermare che quella scelta è stata la migliore possibile per la sua vita.
La professione perpetua
Il viaggio di suor Maria Cristiana verso la vita contemplativa ha origini lontane. Dopo la richiesta di «essere ammessa alla professione perpetua, per seguire la vita e la povertà di nostro Signore, perseverando nella via della santa semplicità», suor Maria Cristiana ha risposto a tutte le domande con un «Sì, lo voglio», come in un matrimonio. La consacrata ha professato la «volontà di osservare perfettamente il vangelo di Cristo».
«Avevo 21 anni – dice – quando feci il mio ingresso in monastero lasciando la mia famiglia e una vita “normale”. Ero partita pensando di vivere una settimana di ritiro spirituale, invece il Signore mi ha chiamata al Carmelo e di settimane ne sono passate un bel pò».
Vivere radicalmente il battesimo
Dall’ingresso nel convento ad oggi «l’immagine che rispecchia meglio quel momento è quella di un tempo di rinascita. Un motivo di ringraziamento grandissimo è per le sorelle che mi hanno accompagnato in questo riavvicinamento a Dio, colui che mi ha chiamato per questo tipo di vita. Da parte mia c’è stata una riscoperta del battesimo perchè una monaca non è altro che una cristiana che si impegna a vivere forse in modo più radicale il battesimo».
Perché ho scelto la vita contemplativa?
«Perché ho scelto la vita contemplativa? – prosegue Suora Maria Cristiana – per me è stato un rispondere ad un’esigenza del cuore, una volta che avevo focalizzato una scelta di vita, di consacrazione, la prima cosa che ho scartato è stata una vita attiva perché sembrava che riducesse il mio modo di donarmi. La vita contemplativa sembrava rispondere meglio ad un’esigenza di totalità che c’era in me: potevo rappresentare in quel modo un dono per tutti, non per una categoria di persone. Non è una contraddizione. Penso ad un immagine, quella di una montagna: la visuale che si ha da una scalata è diversa da quella che si ha da una strada giù in valle, perché consente di avere un orizzonte più ampio e allo stesso tempo distaccarsi dal mondo».
Come l’ha presa la famiglia?
La famiglia di suor Maria Cristiana inizialmente ha fatto fatica ad accettare la scelta vocazionale. «Mio padre è in paradiso da qualche anno e penso abbia una comprensione migliore della mia scelta. Il legame che più mi ha fatto sanguinare è stato quello con mia sorella gemella. I miei genitori però mi dissero qualche anno fa: solo grazie alla separazione tra me e mia sorella, hanno realmente compreso “cosa eravamo singolarmente”. Ora i rapporto tra i noi sono più netti, più radicali, questo grazie anche alla lontananza».
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Fonte www.sanfrancescopatronoditalia.it – di Gelsomino del Guercio