Manuel è un bambino che scopre un tumore maligno. Al pianto sopraggiungono presto l’accettazione e un’inspiegabile gioia: impara a conoscere Gesù e a condividerne la missione. «Gesù – dice – mi ha proclamato “guerriero della luce” per vincere il male e le tenebre del mondo».
«Il mio viso è ovale, gli occhi sono castani e grandi. Ho una grande bocca sempre sorridente. Sono vivace, simpatico e scherzoso. Sono pieno di fantasia e ricco di iniziative». Questo il luminoso biglietto da visita scritto per i compagni da Manuel Foderà!
È nato a Calatafimi (Trapani) il 21 giugno 2001 da papà Beppe, e da mamma Enza. Alla sua nascita, trova in casa i fratelli Francesco e Stefania già adolescenti, che lo accolgono come un dono di Dio. Francesco vuol fargli da padrino di Battesimo e, con Stefania, avrà somma cura di lui, “il piccolo” della nidiata. Una bella famiglia, allargata a tanti parenti (i nonni, in primo luogo) e amici.
Educazione cristiana dai genitori, ma anche piena di gioia, vita felice, dove tutto fila liscio fino a quando, nel luglio 2005 – Manuel ha 4 anni appena compiuti– si lamenta di un forte dolore alla gamba destra. Seguono cure e analisi. Servono a poco. Manuel – si scopre – ha un tumore maligno con pressoché nessuna possibilità di guarigione.
Gesù intimo
Pianto e disperazione? Pianto sì, ma è l’inizio di un cammino singolare, doloroso e pure molto gioioso, per il piccolo, che avverte presto la presenza di Gesù. Il Quale è presente in ogni anima unita a Lui dal Battesimo, ma con Manuel “parla” come intimo amico.
Manuel si sottopone all’intervento per eliminare la massa tumorale, cui segue il primo ciclo di chemioterapia. Alla fine del suo percorso – la sua “Via Crucis” –, dopo cinque anni, saranno venti. All’inizio il bambino scalpita, vuole andare a scuola, giocare con i compagni, si lamenta e piange. Poi, qualche tempo dopo, accade l’inspiegabile, l’“incredibile”: Manuel accetta le cure, diventa sereno e docile.
Suor Prisca è la prima ad accorgersi del cambiamento. «Era piccolissimo – dice la religiosa –, solo quattro anni. Ad un certo punto, prima di fare la terapia, cominciò a venire in cappella. Quando mi incontrava, mi diceva: “Portami in chiesa, perché voglio vedere Gesù!”». Suor Prisca lo prende in braccio e gli mette la testolina vicino al Tabernacolo. È felicissimo. Poi suora e bambino recitano insieme il Rosario. Manuel prega e ripete a memoria le Litanie lauretane. Dice suor Prisca: «Un bambino di quattro anni che sa le Litanie, non l’avevo mai visto».
Verso la fine dell’estate 2005, Manuel va a casa e si stabilisce presso i nonni materni, presso la tenuta della Giummarella. Tanti amici ad accogliere lui e la sua famiglia. Manuel dopo giochi e dolci, chiede a tutti: «Recitiamo il Rosario… le Ave Maria mi fanno stare meglio». I presenti sono sbalorditi.
Il Rosario è già la sua preghiera prediletta, che rivela la sua conoscenza di Gesù, dei Misteri suoi e di sua Madre. È la sete di preghiera di un piccolo del Vangelo.
Gli piacciono i giochi della Lego, la sua piccola Ferrari rossa, i trenini e i film di Stanlio e Ollio… e cose simili. E i fuochi di artificio. Ma ora occorre tornare alla chemio in ospedale. Quel giorno, è la festa del paese e sta passando la processione con la statua della Madonna. «Mamma, mamma – esclama Manuel –, la Madonna mi ha detto: “Gioia mia, questa sera faccio i fuochi per te”». La sua mamma gli spiega che non sono previsti i fuochi di artificio. Manuel ribatte sicuro: «Ti sbagli, perché me l’ha detto la Madonnina». Quindi si addormenta, ma alle 22.30 i botti svegliano Manuel: «Allora, convinta mamma? La Madonnina mi aveva detto proprio così: “Gioia mia, questi fuochi sono per te”». Succederà così altre volte, tra lo stupore di chi gli è vicino. Il 2 luglio del 2009, Manuel deve subire un’ecografia molto dolorosa. Non vuole vedere nessuno, non risponde al cellulare, ma chiede alla Madonna un segno che Ella gli vuole bene e che sta aiutandolo. Poco prima di mezzanotte arrivano i fuochi: «Mamma – dice il bambino –, oggi ho sofferto molto, ma Gesù mi ha voluto ricompensare». Comincia ad essere evidente che Gesù e la Madonna parlano a questo bambino.
In ospedale, il cappellano padre Mario porta la Comunione alla mamma di Manuel. Ogni volta il piccolo dice che anche lui vuole ricevere Gesù, perché già sa e crede con fermezza che l’Ostia consacrata è Gesù vivo e vero, «la Realtà più grande della terra e del cielo» (direbbe il padre Faber).
Insiste a chiedere la Comunione e tutti gli dicono che è troppo piccolo, solo sei anni. Manuel va a pregare in cappella davanti all’immagine della Madonna. La sua insistenza è premiata: il Vescovo di Trapani dà il nulla osta, considerando la sua precoce maturità cristiana.
La data sarà il 13 ottobre 2007, 90 anni dall’ultima apparizione della Madonna a Fatima. Ma quel giorno, Manuel ha male e zoppica. Si mette subito a pregare e rasserena tutti: «La Madonna mi ha detto: “Manuel non può ricevere Gesù zoppicando”. Così ha fatto la magia di farmi guarire». La Messa della sua Prima Comunione è raccolta e calda di amore. Alla fine Manuel, dopo un lungo ringraziamento (lo farà sempre), accende una candela davanti al Crocifisso dell’altare e distribuisce un’immagine con la scritta: «Desidero ricevere Gesù nel mio cuore, affinché Lui diventi il mio migliore amico per sempre. Sarà la mia forza, la mia gioia, la mia guarigione».
Racconta ai suoi amici sacerdoti e suore: «Sapete perché ho voluto ricevere la Prima Comunione così piccolo? Desideravo tanto ricevere Gesù nel mio cuore, perché quando non potevo fare la Comunione ero molto triste e spesso piangevo. Sono stato felicissimo quel giorno». Da quel momento, Manuel farà di tutto per ricevere Gesù ogni giorno. Gesù, in mezzo a tanto suo dolore, diventa il suo più intimo Amico, fino a vivere cuore a cuore con Lui.
Il 15 agosto 2008, festa di Maria Assunta, Manuel riceve la Cresima. Ha bisogno di tanta forza, di luce, e Gesù gliela dà in abbondanza, con il dono del suo Corpo eucaristico e del suo Spirito. Solo Gesù lo rende forte quando i dolori lo assalgono. Quella “bomba di grazia”, come lui chiama la Comunione eucaristica quotidiana, fa sì che la sua malattia diventi inspiegabilmente felice.
Irradiazione di luce
Un giorno, dopo la Comunione, racconta Manuel chiede a Gesù che cosa possa fare per Lui in vista del Natale prossimo. Gesù gli risponde: «Mostra sempre la mia gioia agli altri. Sii un guerriero della luce in mezzo alle tenebre». La sua piccola vita in fiore, umanamente così vicina al tramonto su questa terra, sarà irradiazione di gioia e di luce per molti, anche al di là della morte. Che sia un prediletto di Gesù, Manuel lo manifesta anche fuori dall’ospedale, come quando si reca a Lourdes nel giugno 2008. La sera, dopo cena in albergo, Manuel recita il Rosario con i pellegrini siciliani e vuole recitare una decina per “i bambini ciechi”. Nessuno capisce perché (nel gruppo non c’è alcun cieco), ma al ritorno, si saprà che un bambino cieco in un altro gruppo, aveva riacquistato la vista.
Dal settembre 2008, c’è un giovane sacerdote, don Ignazio, che si prende cura di lui fino a diventare, per suggerimento di Gesù a Manuel, il suo direttore spirituale. Don Ignazio, fin dal primo incontro, avverte che «nel piccolo c’è Gesù vivo che opera e irradia gioia e coraggio». Lo vede tutti i giorni in ospedale, molto spesso quando Manuel è a casa. Alla sera Manuel gli telefona perché vuole la sua benedizione. Dal marzo 2009, Manuel chiede più spesso di confessarsi. Dirà il sacerdote: «Ricordo con tanta commozione il grande senso del peccato che aveva, tanto che scoppiava in lacrime durante la Confessione stessa. Ci legava in maniera speciale, l’amore e la devozione grande a Gesù Eucaristico. Sin dal primo momento Manuel mi parlò del suo Amico davvero speciale, Gesù. Ogni volta che riceveva con tanta riverenza la santa Comunione, se eravamo nella cappella, si distendeva sulla panca (o anche per terra, per fare penitenza), o se era ricoverato, si metteva sotto le coperte coprendosi anche il volto, e così rimaneva dai dieci ai venti minuti circa, in assoluto silenzio. Questo era il momento culminante della Comunione perché entrava in colloquio con Gesù, come fanno due amici intimi. Gli ho chiesto più volte se vedeva Gesù faccia a faccia, e lui mi rispondeva che sentiva la sua voce nel suo cuore».
All’inizio dei suoi colloqui con Gesù Manuel parlava solo con la mamma, poi sempre più spesso lo fa anche con don Ignazio, il suo padre spirituale. Un giorno Gesù gli dice: «Manuel, il tuo cuore non è tuo, ma è mio e io vivo in te». Glielo dice più volte, soprattutto quando la sofferenza è più dura e lui gli offre tutto. Ma Manuel non capisce subito e lo chiede a don Ignazio: «Che cosa vuole dire Gesù?». Il sacerdote cerca di rispondergli, poi insieme si rendono conto che quelle parole rispecchiano il grido di san Paolo: «Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» (Gal 2,20).
Manuel, in colloqui dolcissimi – un vero incanto –, racconta ai suoi cari e al sacerdote: «Gesù mi ha dato la sofferenza perché ha bisogno del soffrire per salvare con me il mondo. Gesù mi ha proclamato “guerriero della luce” per vincere il male e le tenebre del mondo». Ed è così: da quando per una grazia singolare, ha scoperto Gesù – Gesù crocifisso e vivo –, a imitazione di Lui, ha sempre lottato come un vero guerriero, fino al dono di tutta la vita per la salvezza e la conversione dei lontani a Dio.
Attorno a lui, a casa o all’ospedale, si raccolgono tanti amici, attirati dal suo stile e dalla gioia che irradia, dalla pace che diffonde, mentre il suo corpo si consuma lentamente. Vengono i sacerdoti che lo conoscono e, con loro, altri sacerdoti e suore, anche da lontano, come padre Carlo M. Laborde, che Manuel ha visto a Tele-Padre Pio, unendosi a lui, alla sera, per la preghiera del Rosario. Padre Carlo gli porta, tra gli altri doni, anche un guanto “usato” da san Pio, che Manuel indossa chiedendo di guarire allo “Stimmatizzato” di San Giovanni Rotondo. A ciascuno, soprattutto ai sacerdoti, dice e ripete: «Ti voglio bene. Prego per te. Porta Gesù ai piccoli, ai sofferenti, ai malati, porta Gesù a chi incontri».
Tra quei sacerdoti, a trovare Manuel, vengono anche il suo Vescovo e l’Arcivescovo di Palermo. Manuel è raggiante di gioia e dice a ciascuno di loro: «Ti voglio bene. Offro per te e per i tuoi sacerdoti… ma tu fammi un regalo: di’ ai tuoi sacerdoti che ricordino ai fedeli di ricevere Gesù sempre in grazia di Dio, senza peccato, e che dopo averlo ricevuto facciano sempre almeno cinque minuti di ringraziamento a Lui. È troppo grande Gesù, è Dio, e dev’essere trattato da Dio». Non è forse vero che Dio spesso parla attraverso i piccoli? «Dalla bocca dei bambini ti sei cercata la lode» dice il Profeta (Sal 8,3) e Gesù ripete ai grandi del mondo (cf. Mt 21,16).
Con la mano nella mano di Gesù, anzi stretto al suo Cuore, Manuel, nonostante i dolori in aumento, ha una grande capacità di sopportazione della sofferenza «solo per amore di Gesù», e un grande altruismo. La mamma e il sacerdote vorrebbero che prendesse il calmante, ma Manuel non vuole, o almeno indugia e rimanda a prenderlo. E spiega: «Voglio aspettare ancora un po’ di tempo, prima di prendere la Tachipirina, perché oggi Gesù ha bisogno della mia sofferenza per salvare le anime».
Verso la fine, all’inizio d’estate 2010, i medici si accorgono di due masse tumorali nella testa del piccolo, che si lamenta di atroci dolori.
Dopo aver ricevuto Gesù nella Comunione, scoppia a piangere. A chi gli chiede perché, risponde: «Gesù mi ha fatto dono di due spine della sua corona». Così a soli 8 anni è configurato a Lui crocifisso, nello spirito e nel corpo, fino a identificarsi con Lui. Potremmo continuare a raccontare di Manuel e non finiremmo più. Rimandiamo al libro scritto da Enza Milana Foderà (la mamma di Manuel) e da Valerio Bocci, Manuel, il piccolo guerriero della luce (L. D. C., Torino 2015), due edizioni in una settimana, una vera meraviglia di Dio.
Il 21 giugno 2010, Manuel con familiari e amici, festeggia il suo nono e ultimo compleanno, nella gioia. Confida agli amici: «Gesù mi ha fatto vedere il Paradiso ed è un luogo meraviglioso, bello come un convito preparato da Gesù». «Gesù mi ha detto che morirò a nove anni, che devo soffrire ancora un po’ per Lui». «Dopo, apparirò alla mamma e ai miei cari, potrò essere toccato da loro e abbracciato».
Il 20 luglio 2010 è il suo ultimo giorno sulla terra. Disteso sul letto tiene stretta la corona del Rosario tra le mani, talmente consunta dall’uso che qualche grano è andato perduto, e uno dei guanti di padre Pio, portatogli da padre Carlo. Viene celebrata la Messa nella sua camera. Dopo aver ricevuto la Comunione, dice con un fil di voce: «Ho finito». Pochi istanti dopo il “guerriero della luce” contempla Dio, la vera, unica Luce. «Tutto è compiuto», come Gesù.
di Paolo Risso per Il Settimanale di Padre Pio