E’ il tema dello scarto quello scelto quest’anno dal Predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa per la omelia del Venerdì Santo presieduta dal Papa, per la Predica dei ricordi.
Il volto dell’uomo dei dolori, Gesù, il “prototipo e il rappresentante di tutti i reietti, i diseredati e gli “scartati” della terra, quelli davanti ai quali si volta la faccia da un’altra parte per non vedere”.
Il Padre cappuccino cita il romanzo «Se questo è un uomo» in cui lo scrittore Primo Levi racconta “la sua vita nel campo di sterminio di Auschwitz. Sulla croce, Gesù di Nazareth diventa l’emblema di tutta questa umanità “umiliata e offesa”. Verrebbe da esclamare:
“Reietti, rifiutati, paria di tutta la terra: l’uomo più grande di tutta la storia è stato uno di voi! A qualunque popolo, razza o religione apparteniate, voi avete il diritto di reclamarlo come vostro”.”
La predica diventa così una incursione letteraria soprattutto grazie ad alcuni testi come quello di Howard Thurman, Jesus and the Disinherited, Beacon che mette in luce il rapporto tra Vangelo e speranza per gli schiavi neri in America, e ricorda la parole di un canto: “ «Nobody knows the trouble I have seen. Nobody knows, but Jesus»: Nessuno sa il dolore che ho provato; nessuno, tranne Gesù”.
Poi dall’aspetto sociale si passa a quello spirituale: “Se per il fatto della sua incarnazione il Figlio di Dio si è fatto uomo e si è unito all’umanità intera, per il modo in cui è avvenuta la sua incarnazione egli si è fatto uno dei poveri e dei reietti, ha sposato la loro causa”.
E cita ancora un personaggio di un romanzo: il fratello ribelle dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij.
Questo non basta, dice il frate, non è solo un fatto sociale, il Vangelo “dice anche un’altra cosa, dice che il crocifisso è risorto! In lui è avvenuto un rovesciamento totale delle parti: il vinto è diventato il vincitore, il giudicato è diventato il giudice, «la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo»”.
Pasqua allora “è la festa del capovolgimento operato da Dio e realizzato in Cristo; è l’inizio e la promessa dell’unico rovesciamento totalmente giusto e irreversibile nelle sorti dell’umanità. Poveri, esclusi, appartenenti alle diverse forme di schiavitù ancora in atto nella nostra società: Pasqua è la vostra festa!”.
Ma certo “la croce contiene un messaggio anche per coloro che stanno sull’altra sponda: per i potenti, i forti, quelli che si sentono tranquilli nel loro ruolo di “vincenti”. Ed è un messaggio, come sempre, d’amore e di salvezza, non di odio o di vendetta. Ricorda loro che alla fine essi sono legati allo stesso destino di tutti; che deboli e potenti, inermi e tiranni, tutti sono sottoposti alla stessa legge e agli stessi limiti umani”.
E conclude spiegando che compito storico delle religioni oggi è “non rimanere in silenzio dinanzi allo spettacolo che è sotto gli occhi di tutti.Pochi privilegiati posseggono beni che non potrebbero consumare, vivessero anche per secoli e secoli, e masse sterminate di poveri che non hanno un pezzo di pane e un sorso d’acqua da dare ai propri figli. Nessuna religione può rimanere indifferente, perché il Dio di tutte le religioni non è indifferente dinanzi a tutto ciò”.
La celebrazione della Passione del Signore si è svolta nella Basilica Vaticana presieduta da Papa Francesco e con la partecipazione di tutta la Curia Romana.
di Angela Ambrogetti per AciStampa