CITTA’ DEL VATICANO – Una nuova ed intensa giornata trascorsa per il Pontefice. Dopo la Celebrazione Eucaristica della mattina, l’incontro con le Agenzie Onu nel quale ha chiesto attenzione per le povertà del mondo, il tweet sulla santità e sul matrimonio (delle tre notizie diamo ampia e dettagliata informazione nell’edizione quotidiana su Papaboys 3.0), l’attività del Papa è proseguita con altri ed intensi incontri. Ricordiamo che proponiamo le attività che sono comunicate attraverso i media ufficiali, ma ci sono molte altre cose che ogni giorno il Papa segue personalmente, che restano visibili e conosciute solo agli occhi del Signore.
Vi riassumiamo in questo servizio, come sempre riportando esclusivamente fonti ufficiali della Santa Sede (Radio Vaticana, Centro Televisivo Vaticano, Osservatore Romano, Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede), l’attività pubblica del Pontefice.
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Papa Francesco alle Pontificie Opere Missionarie: aprire le porte della Chiesa, tutti vi possano trovare rifugio
“La Chiesa, missionaria per sua natura, ha come prerogativa fondamentale il servizio della carità a tutti”. “La fraternità e la solidarietà universale sono connaturali alla sua vita e alla sua missione nel mondo e per il mondo”. E’ quanto ha detto Papa Francesco incontrando stamani, in Vaticano, i direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie e i collaboratori della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. L’ansia di evangelizzare sino ai “confini” – ha detto Papa Francesco – aiuta “a realizzare una pastorale estroversa ed efficace”: “L’azione missionaria è paradigma di ogni opera della Chiesa”.
Per un mondo segnato da profondi cambiamenti, c’è bisogno di una Chiesa rinnovata: “Evangelizzare, in questo tempo di grandi trasformazioni sociali, richiede una Chiesa missionaria tutta in uscita, capace di operare un discernimento per confrontarsi con le diverse culture e visioni dell’uomo”. C’è bisogno di una Chiesa trasformata “dal contatto personale con Cristo, per la potenza dello Spirito”: “È lo Spirito di Cristo la fonte del rinnovamento, che ci fa trovare nuove strade, nuovi metodi creativi, varie forme di espressione per l’evangelizzazione del mondo attuale”.
Si deve avere il coraggio – ha spiegato il Papa – di “raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”: “Non ci possono trattenere né le nostre debolezze, né i nostri peccati, né i tanti impedimenti che vengono posti alla testimonianza e alla proclamazione del Vangelo”. Fraternità e solidarietà sono connaturali alla vita e alla missione della Chiesa nel mondo. L’evangelizzazione deve raggiungere tutti, ma “è chiamata a partire dagli ultimi, dai poveri”: “La Chiesa è il popolo delle beatitudini, la casa dei poveri, degli afflitti, degli esclusi e dei perseguitati, di coloro che hanno fame e sete di giustizia”.
Rivolgendosi ai direttori nazionali delle “Pontificie Opere Missionarie”, il Santo Padre ha esortato a promuovere, con paziente perseveranza, “la corresponsabilità missionaria”: “A voi è chiesto di operare affinché le comunità ecclesiali sappiano accogliere con amore preferenziale i poveri, tenendo le porte della Chiesa aperte perché tutti vi possano entrare e trovare rifugio”.
Le Pontificie Opere Missionarie – ha affermato il Papa – sono lo strumento privilegiato che richiama la “missio ad gentes”. C’è tanto bisogno – ha concluso – “di sacerdoti, di persone consacrate e fedeli laici che siano disponibili a mettersi sulla via dell’evangelizzazione”. di Amedeo Lomonaco per la Radio Vaticana
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Papa Francesco: la Chiesa in Etiopia ed Eritrea, un esempio di solidarietà
Grazie per la solidarietà cristiana che sapete esprimere verso le fasce di popolazione più povere dei vostri Paesi. È quanto ha espresso Papa Francesco ai vescovi di Etiopia ed Eritrea, ricevuti in Vaticano per la loro visita ad Limina.
La Chiesa in Eritrea ed Etiopia cresce sulla roccia della fede delle donne e degli uomini che l’hanno testimoniata fin dall’alba del cristianesimo, ma anche sulle sabbie mobili di una povertà che continua a mordere la gente, alimentata da troppi conflitti e anche da carestie e siccità che nel Corno d’Africa sono purtroppo endemiche. “Sono consapevole” di tutto questo – dice Papa Francesco ai vescovi dei due Stati africani, riuniti in Vaticano dalla visita ad Limina – e “vi ringrazio per i generosi programmi sociali, ispirati al Vangelo, che avete attuato in collaborazione con diverse agenzie religiose, caritative e di governo, allo scopo di alleviare questa sofferenza”. Penso, prosegue, “specialmente ai tanti bambini che assistete, che soffrono la fame e sono rimasti orfani a causa della violenza e della povertà”. E anche ai giovani che pur legati alle loro famiglie e ai loro amici sono costretti ad “abbandonare la propria terra in cerca di maggiori opportunità e rischiano di perdere la vita durante viaggi pericolosi”.
Papa Francesco si muove a compassione per uno scenario certamente drammatico, che tuttavia presenta realtà innegabilmente positive. Prima fra tutte, osserva, il servizio di carità offerto dalle due Chiese locali. Una carità che si è nutrita in passato dello slancio di molti missionari, religiosi e religiose, “che per molte generazioni – ricorda il Papa – hanno generosamente collaborato alla costruzione delle vostre comunità locali” e del cui spirito – afferma – “abbiamo nuovamente bisogno” oggi per annunciare a tutta la società il messaggio di Cristo, “non solo – precisa – a coloro che non lo conoscono, ma anche ai fedeli, perché possano percepire una volta di più la freschezza del Vangelo ed essere incoraggiati a trovare sempre modi nuovi e creativi per vivere e celebrare la loro fede”.
Parlando della cura dei sacerdoti, Papa Francesco esorta i vescovi di Etiopia ed Eritrea a essere per i loro preti come dei “buoni padri”. A essere raccomandata caldamente dal Papa – come sempre in queste circostanze – è “una formazione integrale umana, spirituale, intellettuale e pastorale” permanente del clero, insieme – sottolinea – alla promozione di “una vera fraternità” che aiuti i sacerdoti ad “accompagnarsi l’un l’altro nel loro ministero e a portare gli uni i pesi degli altri”.
Analoga attenzione deve essere posta alla formazione dei laici. “Apprezzo – dice Papa Francesco – gli sforzi compiuti per creare nuove opportunità di formazione catechistica dei fedeli e per raggiungere i giovani, che vivono quel momento cruciale della loro vita in cui sono chiamati ad approfondire il loro rapporto con Cristo e la sua Chiesa e a cercare di dare avvio a una famiglia propria”. Di fronte “alle tante sfide della società contemporanea, tra cui una cultura sempre più secolarizzata e un minor numero di opportunità per un lavoro dignitoso, è essenziale – ribadisce il Papa – che uomini e donne laici saggi e impegnati orientino i giovani nel discernere il senso della loro vita e la sicurezza nel loro futuro”. L’ultimo grazie ai vescovi, Papa Francesco lo riserva per ciò che viene fatto nelle comunità in favore degli anziani. “I vostri sforzi per loro, che offrono una potente testimonianza dell’amore di Dio in mezzo a voi, sono – conclude – una grazia straordinaria per la gente”. di Alessandro De Carolis
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Marcia per la vita a Ottawa. Il Papa: rispettare diritto inviolabile alla vita, da concepimento a morte naturale
Migliaia di fedeli si sono riuniti ieri davanti al Parlamento canadese a Ottawa per la 17.ma Marcia nazionale per la Vita, celebrata anche in altre diocesi del Paese. Alla manifestazione erano presenti, tra gli altri, l’arcivescovo della capitale, mons. Terrence Prendergast, il cardinale Thomas Collins e il presidente della Conferenza episcopale canadese (CECC-CCCB), mons. Paul-André Durocher, che ha presieduto una messa speciale nella cattedrale della città. Ai partecipanti è giunto il saluto di Papa Francesco, a firma del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. Nel messaggio presentato dal cardinale dal Cardinale Primate canadese Gérald Cyprien Lacroix, il Santo Padre ha espresso “pieno sostegno” agli sforzi di tutti coloro che lavorano perché il diritto umano fondamentale alla vita “riceva una protezione legale adeguata”, con l’auspicio che la manifestazione “possa suscitare un maggiore rispetto per il diritto inviolabile alla vita di ogni persona , dal concepimento fino alla morte naturale”.
Alla manifestazione di ieri è collegata la Settimana nazionale per la vita e la famiglia che la Chiesa canadese si appresta a celebrare per la seconda volta dall’11 al 18 maggio. L’iniziativa si inserisce nell’ambito dello speciale programma pastorale “Costruire una cultura della vita e della famiglia in Canada” lanciato dall’Episcopato nel 2011 in vista dell’Anno delle Fede e si tiene in concomitanza con l’annuale Settimana delle famiglie del Québec e con la Giornata ONU delle Famiglie celebrata il 15 maggio.
“Famiglie unite nella gioia di Cristo” è il tema scelto per questa edizione, che assume un significato particolare nell’anno della canonizzazione di Giovanni XXXIII e di Giovanni Paolo II, due Papi che hanno posto la famiglia al centro delle loro preoccupazioni pastorali. Un’attenzione portata avanti da Papa Francesco che alle sfide della famiglia oggi ha deciso di dedicare due Sinodi. E’ quanto sottolinea il Presidente della CECC nel messaggio per l’occasione, in cui ricorda lo stretto legame tra il tema della famiglia e quello della vita: “Le famiglie – scrive – ci danno la vita, ci mantengono in vita e ci danno la migliore ragione per vivere, anche nelle prove. Esse sono vere scuole di vita!”. Dello stesso tenore il messaggio dell’’Organismo Cattolico dei vescovi per la vita e la famiglia (OCVF) che ribadisce il “valore inestimabile della vita umana” ed il “ruolo primordiale che la famiglia gioca nel trasmettere la fede e far rispettare la vita”. (A cura di Lisa Zengarini)