Inizia l’incontro nazionale estivo dei seminaristi e si concluderà incontrando Papa Francesco il 28 Agosto
–Sarà scandito da preghiere, conferenze, momenti di riflessione e visite l’incontro estivo per seminaristi organizzato a Frascati, in provincia di Roma, dal gruppo di lavoro Iniziative Culturali Sacerdotali. Il 28 agosto i seminaristi saranno ricevuti in udienza da Papa Francesco
“La paternità spirituale del prete nell’attuale contesto sociale e pastorale in profondo mutamento”
Nella cornice di villa Campitelli, a Frascati, inizia il XXVII incontro estivo per seminaristi. Così In 42 provenienti da 25 diocesi italiane, guidati dai sacerdoti dell’equipe di Iniziative Culturali Sacerdotali e dai relatori, si riuniranno per riflettere sul tema: “La paternità spirituale del prete nell’attuale contesto sociale e pastorale in profondo mutamento”, quindi sulle difficoltà e le opportunità che si incontrano in questo profondo cambiamento d’epoca. L’evento, da domani nel comune laziale, terminerà il 31 agosto. A Vatican News l’intervista a don Roberto Balletta, sacerdote dell’Opus Dei e coordinatore delle attività dell’équipe di Iniziative Culturali Sacerdotali, nato dal comune impegno di sacerdoti dell’Opus Dei.
Come nasce l’incontro estivo per Seminaristi?
R. – Questa iniziativa, che infatti ormai si trova alla sua 27.ma edizione, nasce dal desiderio di rendere un servizio alle diocesi italiane, ai seminari. Vuole essere un momento di riflessione su temi che riguardano la futura vita sacerdotale e ministeriale dei seminaristi,a dire il vero, per stimolarli a un senso di responsabilità personale affinché questa esperienza abbia una ricaduta nella loro formazione.
Il tema dell’incontro è “La paternità spirituale del prete nell’attuale contesto sociale e pastorale in profondo mutamento”. Come si riconosce anche nel titolo, ci sono nuove sfide. Sono al passo i seminari per rinnovarsi e per rispondere a queste?
R. – Ce lo chiediamo, e in questi giorni verrà fuori. Noi tratteremo il tema attraverso alcuni relatori, cercando di centrare vari aspetti della questione, che poi è una caratteristica importante del sacerdozio. Alla fine dell’incontro ci sarà una tavola rotonda e in questa occasione, attraverso tre relatori, cercheremo di capire fino a che punto i seminari possono offrire ulteriori orizzonti di aiuto ai seminaristi. Il Papa ci è stato molto d’aiuto, anche a partire da alcune sue espressioni sulla “paternità spirituale”. Nel giugno 2013 Il Pontefice ha detto che la grazia che noi preti dobbiamo chiedere è la grazia della “paternità pastorale”, che è così rilevante, perché è un po’ l’anima del profilo del ministero che il Papa sta cercando di insegnarci, di mostrarci e dunque di incoraggiarci a vivere.
Il Papa più volte ha parlato di “chiesa in uscita”, una Chiesa che curi le ferite, riscaldi i cuori dei fedeli. Nei seminari c’è un lavoro, un tempo dedicato a formare i futuri sacerdoti, a stare in mezzo alla gente, a non isolarsi?
R. – Stanno crescendo tantissime iniziative che mettono i seminaristi a contatto con la realtà della povertà e della sofferenza. Indubbiamente penso che si possa ulteriormente sviluppare quest’ambito. La “paternità spirituale”, in fondo, è anche un modo di avvicinarsi all’altro, per chinarsi sulle sue necessità, sulle sue debolezze, con il desiderio di aiutarlo a crescere.
E’ diminuito il numero di coloro che decidono di entrare in seminario. È un dato che vi preoccupa? Come ci si confronta con questa realtà?
R. – Lo dico dal punto di vista del nostro osservatorio: la crescita del profilo più genuino del prete, nella coscienza dei fedeli e nei candidati al sacerdozio, favorisce un’ulteriore maturazione. Penso favorisca anche l’accoglienza della grazia, e quindi anche una risposta più numerosa a queste chiamate della grazia. Quindi c’è bisogno di un sacerdote che davvero spende la sua vita per gli altri, che prende in carico pienamente la persona con tutta la delicatezza, l’attenzione, lo spirito di servizio. Più si identifica così la figura del sacerdote, più questo attrarrà persone giovani, aprirà le porte a quella chiamata che poi è un fatto interiore, un fatto di grazia ma, in questo modo, sarà più facilmente accolta da loro.
Di Eugenio Serra per Vaticannews.va