È stata scoperta acqua su un pianeta simile alla Terra: dista 110 milioni di anni luce…
La scoperta si deve al gruppo dell’University College di Londra coordinato da Angelos Tsiaras e di cui fa parte l’italiana Giovanna Tinetti.
La scoperta
C’è Vapore acqueo, insomma acqua, quindi possibilità di ospitare forme di vita, in un pianeta dalla massa simile a quella alla Terra e con quella che viene individuata come un’atmosfera. Quest’ultimo è il particolare importante che è stato registrato per la prima volta: il pianeta si chiama K2-18 b ma il nome per esteso è EPIC 201912552 b. Si trova alla distanza giusta dalla sua stella per avere temperature compatibili con l’esistenza di forme di vita. Si trova anche, questo pianeta, a 110 milioni di anni luce dalla Terra in direzione della costellazione del Leone, non proprio dietro l’angolo. La cosa rende altrettanto remota una visita dell’uomo da quelle parti: magari si troverà prima o poi il modo di viaggiare alla velocità della luce (300mila chilometri al secondo) e anche oltre, ma nel frattempo bisognerà anche capire come allungare la vita degli astronauti, magari ibernandoli.
Vedremo, anche perché ad esempio lo stesso veterano astronauta Paolo Nespoli invita sempre ad avere fiducia nei progressi della tecnica e nella possibilità che nell’universo ci sia qualcun altro.
Ci sono 5 mila possibili mondi abitali
Intanto K2-18 b scala rapidamente la classifica degli esopianeti più amichevoli con la razza umana che già conta oltre 5mila possibili mondi abitali. Una possibilità, va detto, ancora estremenente teorica e basata su dati interpretabili in varia maniera. Ma intanto la notizia di quella presunta atmosfera con sistemi nuvolosi è stata pubblicata sulla rivista Nature Astronomy. La scoperta si deve al gruppo dell’University College di Londra coordinato da Angelos Tsiaras e di cui fa parte l’italiana Giovanna Tinetti.
La stella-madre dell’esopianeta è K2-18, per esteso EPIC 201912552, ed è una stella nana rossa appunto rintracciabile a 110 anni luce dalla Terra, in direzione della costellazione del Leone. La scoperta del pianeta extrasolare si ipotizza di tipo roccioso, K2-18 b, risale al 2015, due anni dopo è stata la volta di un “fratello” K2-18a. L’individuazione è avvenuta con il metodo della velocità radiale, grazie allo spettrografo Harps nell’Osservatorio di La Silla, in Cile.
In realtà va ricordato che restiamo nel campo delle pure ipotesi, per quanto scientificamente fondate e anche suggestive: i dati raccolti finora su K2-18b possono rientrare in molti dei modelli definiti per gli esopianeti: nucleo roccioso, spessa crosta di ghiaccio e anche oceani di acqua liquida. Adesso un’ipotesi ancora più interessante: un’atmosfera di vapore acqueo individuata grazie a rilevazioni spettroscopiche.
Il pianeta K2-18 b ha una massa otto volte superiore a quella della Terra e al momento l’unico esterno al Sistema Solare ad avere sia acqua, sia temperature che potrebbero sostenere la vita. La sua stella, chiamata K2-18, è una nana rossa più piccola e fredda del Sole, ma molto attiva, tanto che il pianeta K2-18 b potrebbe essere un ambiente più ostile della Terra perché potenzialmente esposto a più radiazioni.
Per gli autori della ricerca la scoperta è solo il primo passo: d’ora in poi sarà più facile scoprire altri pianeti simili alla Terra e potenzialmente capaci di sostenere la vita. La sua scoperta, ha aggiunto, «ci aiuta a rispondere alla domanda fondamentale: la Terra è unica?»
Parla la Tinetti
In effetti, ha rilevato Tinetti, «la nostra scoperta rende K2-18 b uno dei pianeti più interessanti per gli studi futuri». Ad oggi, infatti, «sono stati rilevati oltre 4.000 pianeti extrasolari, ma non sappiamo molto – ha rilevato – sulla loro composizione e natura. Osservando un ampio campione di pianeti, speriamo di scoprire come si formano e come evolvono i pianeti della nostra galassia».
E’ anche la prima volta che viene osservata l’atmosfera su un pianeta che si trova nella cosiddetta ‘zona abitabilè, ossia la zona compatibile con temperature che permettono l’esistenza di acqua allo stato liquido. I ricercatori ne hanno ricostruito le caratteristiche grazie ai dati acquisiti nel 2016 e nel 2017 dal telescopio spaziale Hubble, gestito dall’Agenzia Spaziale Europea ( Esa) e dalla Nasa. Quindi sviluppato algoritmi per analizzare la luce della stella filtrata dall’atmosfera del pianeta e così hanno trovato la firma molecolare dell’acqua nell’atmosfera, accanto a quelle dell’idrogeno e dell’elio. Non si esclude che nell’atmosfera di K2-18 b possano esserci anche azoto e metano. Saranno necessarie ulteriori osservazioni per capire se ci sono nuvole e la percentuale di acqua presente nell’atmosfera. Fonte ilmessaggero.it