Come si presenta oggi il Mose tra sabbia, incrostazioni ed un danneggiamento a un angolo della paratoia.
L’ingegner Alberto Scotti, papà del Mose, ha iniziato a lavorare su questo progetto all’età di 40 anni, oggi ne ha 73 e non ha mai visto la sua creatura in funzione.
Al momento il colosso si mostra come un’opera in avaria.
Il Mose, il sistema di barriere mobili che dovrebbe difendere Venezia dall’acqua alta, è costato più di 5 miliardi e mezzo, ovvero tre volte l’autostrada del Sole, e oltre a non essere mai stato usato, non è nemmeno mai stato concluso del tutto.
Il test di prova del Mose mostra i grandi problemi dell’opera
Durante la notte di lunedi scorso, grazie ad un test di prova, il Mose ha incominciato a muoversi, ma nella redazione delle Iene sono arrivate diverse segnalazioni.
Segnalazioni che lasciano i veneziani ancora una volta con l’amaro in bocca, tra opera evidentemente incompleta e stato di abbandono di quella minima parte del Mose che è stata conclusa.
A Cuta Simioli “Alzano le prime dieci paratoie, ma mai le ultime. Chi le ha mai viste? Sfido a vedere chi le ha alzate”, dice un testimone. “Vorrei tanto che riusciste ad andare sotto e filmare velocemente”.
Parla il papa del Mose: l’ingegner Scotti
L’ingener Alberto Scotti, alle telecamere delle Iene, parla di un’opera completa per il 94% – ciò che le riprese mandate in onda ieri sera, fanno infatti emergere – e continua – credo che per la manutenzione delle paratoie non si possa parlare di meno di 100 milioni di euro all’anno”.
I 100 milioni di euro annui che occorrono alla manutenzione di tale colosso, più i 5 miliardi e mezzo già pagati per la realizzazione, dovrebbe lasciare non solo i veneziani, ma tutta l’Italia con una sola domanda “perché dopo tutte queste spese abbiamo un’opera incompleta e mai realmente usata per l’unico vero bisogno primario di Venezia?”
Il progetto peraltro, prevede dei compressori per movimentare le paratoie, al momento però c’è solo una squadra di persone che movimenterà il Mose.
Aggiungono le Iene, “nel 2016 a Punta Sabbioni un paio di paratoie sono rimaste alzate di 70 centimetri per i detriti e altro materiale che si era accumulato sul fondale marino.
Siamo andati nella pancia del Mose a 12 metri sotto il livello del mare per vedere com’è messo.
Ci sono due gallerie parallele dove ci sono tutti gli impianti per muovere il Mose.
Vediamo ancora cavi penzolanti, ascensori non installati e la control room da cui tutto verrà monitorato non esiste.
Ci dicono però che tutto verrà completato entro metà 2021, ma sono in tanti a essere scettici su questa data.”