Oggi la Chiesa ricorda Tommaso Holland, Sacerdote e Martire
Martirologio Romano: A Londra in Inghilterra, beato Tommaso Holland, sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che, condannato a morte sotto il re Carlo I per aver svolto clandestinamente il suo ministero, rese con l’impiccagione lo spirito a Dio.
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La vita
Nasce nel 1600 a Sutton (Lancaster – Regno Unito). Dopo aver studiato in collegio entrò nella Compagnia di Gesù. Fece il noviziato a Watten, nel Belgio, e frequentò gli studi di teologia a Liegi, da dove, ordinato sacerdote, fu inviato subito come direttore spirituale del collegio di Saint Omer. La sua pietà e la sua cultura ascetica gli avevano meritato il titolo di Bibliotheca Pietatis.
Per la salute debolissima, fu mandato dai superiori in Inghilterra, dove giunse nel 1635. Non ne ricavò alcun miglioramento, anzi, i suoi disturbi si aggravarono sia per una ostinata inappetenza, sia per il fatto che doveva esercitare il suo ministero soprattutto di notte. Riuscì tuttavia a resistere per sette anni, esercitando un continuo apostolato attraverso peripezie di ogni genere. Dedicava tutto il tempo libero alla preghiera e ciò spiega come chi lo avvicinava avvertisse subito un’atmosfera soprannaturale.
Condannato ingiustamente
Sospettato come sacerdote, sebbene senza prove, fu condotto in carcere a Newgate, il 4 Ottobre 1642. Fu molto abile nel difendersi durante il processo e nessuna prova fu raccolta contro di lui, ma fu ugualmente condannato a morte il 10 Dicembre. Alla condanna rispose con gioia: Deo Gratias e, giunto in carcere, volle cantare il Te Deutn. Per due giorni la prigione fu assiepata di visitatori a cui egli rivolgeva parole piene di fede e di elevata spiritualità. Non volle che l’ambasciatore francese chiedesse per lui la grazia della liberazione, come si legge in una lettera da lui scritta ai superiori.
La morte e il culto
La mattina del 12 Dicembre 1642 potè celebrare la Messa in carcere e poi fu condotto al patibolo del Tyburn. Qui manifestò pubblicamente la sua qualifica di sacerdote e di gesuita, fece atti di fede, offri a Dio la sua vita, perdonò tutti, diede poi al carnefice il poco denaro che possedeva, ricevette l’assoluzione da un confratello nascosto tra la folla.
È stato impiccato mentre teneva le mani giunte. Aveva quarantotto anni, dei quali diciannove vissuti nella Compagnia di Gesù.
È stato beatificato da Pio XI nel 1929.
Fonte santiebeati.it – Autore: Giovanni Battista Proja