Mosul – “Adesso a Mosul i miliziani jihadisti controllano la città e la situazione appare calma. Ma non sappiamo bene chi sono e cosa vogliono fare adesso”. Sua Ecc. Amel Shamon Nona, Arcivescovo caldeo di Mosul, descrive così all’Agenzia Fides il clima sospeso che adesso regna nella seconda città irachena, da due giorni conquistata dai miliziani dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL), la fazione jihadista attiva anche nel conflitto siriano.
L’Arcivescovo caldeo conferma che la stragrande maggioranza delle 1.200 famiglie cristiane ha lasciato la città. Lui stesso e i suoi sacerdoti hanno trovato riparo nei villaggi della Piana di Ninive come Kramles e Tilkif, a poche decine di chilometri da Mosul. Allo stesso tempo, S. E. Nona smentisce per il momento le voci su attacchi alle chiese operati dagli uomini dell’ISIL.
“La nostra chiesa dedicata allo Spirito Santo” riferisce a Fides l’Arcivescovo, “è stata saccheggiata da bande di ladri ieri e l’altro ieri, mentre la città veniva presa dall’ISIL. Ma le famiglie musulmane residenti nei dintorni hanno chiamato proprio i miliziani islamisti, che sono intervenuti ponendo fine al saccheggio. Le stesse famiglie musulmane ci hanno telefonato per farci sapere che adesso si sono messe loro a presidiare la chiesa, e che non faranno tornare gli sciacalli”.
Il cantiere di una chiesa armena ancora in costruzione è stato coinvolto negli scontri e danneggiato solo perchè era contiguo a una base dell’esercito assaltata dai jihadisti. Per il resto, dopo il loro ingresso in città, le milizie islamiste manifestano l’intenzione di voler mantenere l’ordine pubblico sotto stretto controllo.
L’Arcivescovo Nona non conferma le voci su presunte imposizioni del velo islamico alle donne cristiane operate dai jihadisti e fa notare che i cristiani rimasti a Mosul, chiusi nelle proprie case, sono per lo più anziani impossibilitati a fuggire a motivo dell’età e delle condizioni di salute. Sottolinea anche che, tra le centinaia di migliaia di abitanti fuggiti da Mosul, la stragrande maggioranza è rappresentata da musulmani.
Gli interrogativi di mons. Nona si concentrano piuttosto sulla cedevolezza mostrata dall’esercito iracheno e dalle forze di polizia davanti all’arrivo degli islamisti: “Quello che posso dire” spiega l’Arcivescovo, “è che in quello che è successo c’è un mistero. Non si sa esattamente come è possibile che tantissimi soldati e poliziotti abbiano lasciato la città in meno di un’ora, abbandonando armi e mezzi di trasporto. Tutto questo pone molte domande”.
La chiesa caldea di Mosul dedicata allo Spirito Santo e la stessa in cui il 3 giugno 2007 fu ucciso insieme a tre diaconi padre Ragheed Ganni. Sempre lì fu rapito l’Arcivescovo Paulos Faraj Rahho, il cui corpo privo di vita fu ritrovato il 13 marzo 2008. A cura di Redazione Papaboys