Nell’umiltà il cuore dell’uomo cerca, brama e desidera solo la volontà di Dio; verso di essa tende, ad essa aspira e anela. Gesù vive per questo: “Mio cibo è fare la volontà del Padre e compiere la sua opera”. Nell’umiltà l’uomo sa che nella volontà di Dio è la sua vita e quella del mondo e altro non desidera se non conoscerla, compierla, realizzarla in tutto il suo splendore di verità.
Assieme all’umiltà, occorre la virtù della mitezza che è nell’ordine della fortezza, della determinazione, della decisione irremovibile per portare a compimento quanto già si è consegnato. Bisogna vivere nella volontà di Dio ogni atto particolare ed è in questo momento che occorre tutta la mitezza, che è virtù della decisione che porta a compimento l’atto in ogni suo particolare storico. Queste due virtù sono chiamate ad operare in sinergia. La mitezza deve essere illuminata dall’umiltà; l’umiltà deve essere corroborata dalla mitezza.
Con l’umiltà si vede la volontà di Dio, con la mitezza la si compie. La mitezza è la virtù della croce. È quella virtù che rende forte il nostro spirito, perché in nulla retroceda nel dono della propria vita al Padre. Quando si dona la vita a Dio, uomini e mondo bisogna vederli come oggetto della misericordia di Dio che vuole la loro salvezza attraverso il nostro sacrificio, la nostra oblazione.
Occorre che in ogni momento ci si veda nella volontà di Dio, nel suo disegno e mistero di salvezza, nella sua storia di redenzione come persone che si immolano per portare salvezza in questo mondo. Chi dona la forza per andare fino in fondo, per non peccare è la virtù della mitezza. Essa ci conferisce la forza di non rispondere agli uomini, ma di parlare unicamente con Dio nel momento della sofferenza, quando si compie la nostra immolazione. Gesù sulla croce non parlava con gli uomini, parlava con Dio. Ha parlato con gli uomini per introdurli nel mistero della salvezza, per aiutarli a viverlo in pienezza di grazia e di verità nel presente e nel futuro, per dare le ultime sue disposizioni in ordine al regno di Dio che i suoi discepoli avrebbero dovuto instaurare nel mondo.
Gesù parla agli uomini per annunziare loro la via della salvezza; parla a Dio perché lo aiuti e lo sostenga in quest’ora suprema della prova; parla a Lui per affidare il suo spirito, perché glielo custodisca nello scrigno della vita nel cielo, e glielo ridoni subito dopo superata la prova. Per vivere la virtù della mitezza occorre una grande fede e anche una grande preghiera. Dio è il forte, il potente. Egli agisce in noi per opera del suo Santo Spirito. La preghiera fa scendere su di noi lo Spirito Santo e questi ci irrobustisce con la sua forza, ci conferisce quella mitezza che si trasforma in calma spirituale.
Mitezza e umiltà sono dono e virtù dello Spirito Santo. Chi è senza lo Spirito Santo che vive ed opera costantemente su di lui, non può rispondere con atti di mitezza, né può agire secondo la virtù dell’umiltà dinanzi a fatti che affliggono la nostra esistenza e la rendono un vero sacrificio al Signore. La mitezza e l’umiltà sono per il compimento della volontà di Dio.
La virtù dell’umiltà è la ricerca della grande giustizia; la virtù della mitezza è il compimento della verità di Dio nella nostra vita. Dove non c’è umiltà, non c’è ricerca della volontà di Dio, non esiste alcuna possibilità che si possa vivere lo spirito di mitezza. Manca in noi lo Spirito Santo. Ce ne accorgiamo dalle reazioni che abbiamo e dalle risposte di male che intraprendiamo per difendere la nostra vita; decisioni e risposte che domandano altro male, richiedono, a volte, la soppressione di altre vite e questo perché non si rimane nell’umiltà che è il fondamento perché si possa vivere la mitezza.
Vergine Maria, anche da te noi dobbiamo imparare, perché anche tu fosti mite e umile di cuore, in tutto come il tuo Figlio Gesù. Anche tu ai piedi della croce non hai visto i carnefici, hai visto solo l’uomo da salvare e il sacrificio che il Signore ti aveva chiesto perché la redenzione di tuo Figlio si compisse nel modo più perfetto e più santo. Tu ti sei posta a servizio del Figlio perché la sua Redenzione per mezzo tuo accompagnasse tutta la storia futura. Ti chiediamo di venire in nostro soccorso, tendici la mano, attiraci a te e rendici umili e miti di cuore come sei tu, come è tuo figlio Gesù. È questa l’unica porta per entrare e fare entrare il mondo nel regno dei cieli. Amen. di Don Francesco Cristofaro