S. Pietro in prigione converte Processo e Martiniano. – Suo Martirio. Anno di Gesù Cristo 69-70; dell’era volgare 66.
Appena s. Pietro rese fra i tormenti l’ultimo respiro, e l’anima sua beata volò a ricevere il bacio di eterna pace dal suo Divin Maestro in cielo, un sacerdote di nome Marcello aiutato da altre pie persone, depose il suo corpo dalla croce, lo unse di preziosi aromi, lo imbalsamò e lo portò ad essere seppellito sopra la vicina montagnetta del Vaticano.
Era da poco tempo colà sepolto il corpo del Principe degli Apostoli, quando alcuni cristiani venuti dall’Oriente, considerando qual prezioso tesoro sarebbe stato il possedere quelle reliquie, vennero a Roma per farne acquisto. E poichè conobbero che sarebbe stato inutile il cercare di comperarle con danaro, pensarono di rubarle quasi come cosa loro propria e riportarle in quei luoghi donde il santo era venuto. Andarono perciò coraggiosamente al sepolcro, lo estrassero di là, e lo portarono alle catacombe, che sono un luogo sotterraneo dello presentemente s. Sebastiano, con animo di mandarle in Oriente appena si fosse presentata l’opportunità.
Iddio però che aveva chiamato quel grande Apostolo a Roma, perchè la rendesse gloriosa col martirio, dispose eziandio che il suo corpo fosse conservato in quella città e rendesse quella chiesa la più gloriosa del mondo. Quando pertanto quegli orientali andarono per compiere il loro disegno, si sollevò un temporale con un turbine sì gagliardo, che pel rumoreggiare de’ tuoni, pel saettare dei fulmini furono costretti a lasciarlo nel luogo stesso ore era stato riposto.
Si accorsero dell’avvenuto i cristiani di Roma ed in gran folla usciti dalla città ripigliarono il corpo del santo Apostolo, e lo portarono nuovamente sul monte Vaticano donde era stato tolto. V. Gregorio M. ep. 30. Baronio all’anno 284.
Il colle Vaticano in progresso di tempo fu rinchiuso nella città di Roma, ed i papi hanno ivi fatto costruire la chiesa di s. Pietro che è il più superbo ed il più magnifico edifizio del mondo. I viaggiatori che si recano a visitarlo, al primo vederlo restano come incantati, e i personaggi più celebri per ingegno e scienza giunti ne’ loro paesi non sanno darne se non una debole idea.
Ecco quel tanto che si può con qualche facilità comprendere. Quella chiesa è abbellita di marmi i più squisiti che siansi potuti avere; la sua ampiezza e la sua elevazione giungono ad un segno, che sorprende l’occhio che lo rimira; il pavimento, le mura, la volta, sono con tal maestria ornati, che sembrano aver esausti tutti i ritrovati dell’arte. La cupola che per così dire sale fino alle nuvole è un compendio di tutte le bellezze della pittura, della scultura e dell’architettura. Il coperchio è di bronzo dorato; in una parola ivi tutto è sì bello, si raro, sì ben lavorato, che questo edifizio supera tutto ciò che si può immaginare nel mondo. Principi, re, monarchi e imperatori hanno contribuito ad ornare questo edifizio maraviglioso con magnifici doni da loro inviati alla tomba di s. Pietro, e spesso da loro medesimi portati colà dai più lontani paesi della terra. Egli è appunto in mezzo ad un luogo sì magnifico, che riposano le ceneri preziose di un povero pescatore, di un uomo senza erudizione umana, senza ricchezze, la’ cui fortuna consiste in una rete. E ciò fu da Dio voluto affinchè gli uomini comprendano come Iddio nella sua onnipotenza prende l’uomo il più abbietto in faccia al mondo per collocarlo sul trono glorioso a governare il suo popolo; comprendano eziandio quanto egli onori anche nella presente vita i suoi servi fedeli, e si facciano così una qualche idea della gloria immensa riservata in cielo a chi vive e muore nel suo divino servizio. Re, principi, imperatori, e i più grandi monarchi della terra sono venuti ad implorare la prolezione di colui che fu tolto da una barca per essere fatto pastore supremo della Chiesa; gli eretici e gl’infedeli stessi furono costretti a rispettarlo. Iddio avrebbe potuto scegliere il supremo pastor della sua Chiesa fra i più grandi e i più sapienti della terra; ma allora si sarebbero forse attribuite alla loro sapienza e potenza quelle maraviglie, che Dio voleva che fossero interamente conosciute venire dalla onnipotente sua mano.
I Papi non hanno mai permesso che le reliquie di questo gran protettore di Roma fossero altrove trasportate; perciò niun luogo della cristianità può vantare di possederne; tutta la gloria è in Roma.
Chi mai volesse scrivere i molti pellegrinaggi ivi fatti in ogni tempo, da tutte le parti del mondo e da ogni ceto di persone, la moltitudine di grazie ivi ricevute, gli strepitosi miracoli ivi operati, dovrebbe farne molti e grossi volumi. Noi ci contenteremo di farne cenno di mano in mano che giungeremo a parlare di quei Papi sotto al cui pontificato tali maraviglie sonosi operate.
Intanto noi compresi da sentimenti di sincera gratitudine, come per conclusione e frutto di quanto abbiamo detto intorno alle azioni del principe degli Apostoli, innalziamo fervorose preghiere al trono dell’Altissimo Iddio; preghiamo questo suo fortunato Vicario e martire glorioso, onde si degni volgere dal Cielo uno sguardo pietoso sopra i presenti gravi bisogni della sua Chiesa, si degni di proteggerla e sostenerla nei gagliardi assalti che ogni dì deve sostenere da parte de’ suoi nemici; ottenga forza e coraggio a’ suoi successori, a tutti i vescovi e a tutti i sacri ministri, affinchè tutti si rendano degni del ministero da Cristo loro affidato. Cosicchè dal suo celeste aiuto confortati possano riportare copiosi frutti delle loro fatiche, promovendo la gloria di Dio e la salute delle anime fra i popoli Cristiani.
Fortunati que’ popoli che sono uniti a Pietro nella persona de’ Papi suoi successori. Essi camminano per la strada della salute; mentre tutti quelli che si trovano fuori di questa strada e non appartengono all’unione di Pietro non hanno speranza alcuna di salvezza; perchè Gesù Cristo ci assicura che la santità e la salvezza non possono trovarsi se non nell’unione con Pietro sopra cui poggia l’immobile fondamento della sua Chiesa. Ringraziamo di cuore la bontà divina che ci ha fatti figli di Pietro.
E poichè esso ha le chiavi del regno de’ Cieli preghiamolo ad esserci protettore nei presenti bisogni, e così nell’ultimo giorno di nostra vita egli si degni di aprirci la porta della beata eternità. Così sia.