Si aggrava la crisi sanitaria ed economica in Israele e Palestina a causa del Covid-19. “In Israele si registra una crescita giornaliera di circa 1.200 casi e in Palestina di oltre 400” dice Vincenzo Bellomo, responsabile dei progetti di Associazione pro Terra Sancta a Betlemme. La piazza della Mangiatoia non vede né turisti e né pellegrini dal 5 marzo. L’impegno della Associazione pro Terra Sancta e della parrocchia locale per stare vicino ai più vulnerabili.
“La situazione è drammatica. Dopo una prima fase con pochi contagi e un lockdown, lungo da marzo fino a metà maggio, adesso ci troviamo a fare fronte a un numero importante di casi positivi. In queste due ultime settimane stiamo assistendo ad un’escalation che fa paura. In Israele si registra una crescita giornaliera di circa 1200 casi e in Palestina di oltre 400″. Così Vincenzo Bellomo, responsabile dei progetti di Associazione pro Terra Sancta a Betlemme, descrive quanto sta avvenendo in Israele e Palestina a causa della pandemia Covid-19. Ieri sera nel corso di un incontro on line promosso dall’Associazione pro Terra Sancta, Bellomo, collegato da Betlemme, ha fatto il punto sulla situazione nei due Paesi dove, ha spiegato, “i rispettivi governi hanno disposto una nuova chiusura per alcune attività. In particolare in Palestina è stato reintrodotto, due settimane fa, lo stato di emergenza fino al 5 di agosto. Le autorità hanno chiesto ai commercianti una ulteriore chiusura ottenendo in cambio solo proteste di piazza. Ogni ulteriore stop alle attività sarebbe devastante per la già asfittica economia palestinese”.
Casi in crescita. Secondo l’Oms al 16 luglio i casi Covid-19 in Israele sono 42602, 1573 i nuovi casi e 372 i morti. In Palestina, invece, i casi sono 8153, 419 i nuovi contagi, 47 le vittime. “In particolare – ha detto Bellomo – a Betlemme ci sono oltre 500 casi Covid attivi, nella vicina Hebron i casi sono oltre 5000.
di Daniele Rocchi per Agenzia Sir.
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