Vi siete mai chiesti perché il giorno del 15 Agosto è un giorno di festa? Secondo voi per il famigerato Ferragosto? O perchè tutti sono in vacanza? Il 15 Agosto è la ricorrenza dell’Assunzione della Beata vergine Maria in cielo, sotto riporto alcune riflessioni.
Una antica tradizione gerosolimitana vuole che Maria, morta a Gerusalemme, sia stata sepolta al Getsemani e dopo tre giorni gli apostoli ne abbiano trovato la tomba vuota. Da qui la convinzione che il suo corpo fosse stato trasportato dagli angeli in paradiso. Questa fede fu all’origine del dogma dell’Assunzione della Vergine Maria.
Assunzione, pertanto, è essere la prima dei risorti. Lei, la madre…diventa la prima figlia a risorgere dai morti.
Ci pensate? Dio ha lasciato una garanzia in più riguardo alla risurrezione finale, anticipando in Maria quello che sarà di noi. Forse è anche per questo che Maria è apparsa ed ha comunicato a noi, vedi Lourdes, Fatima, ed altri posti.
Benedetta fra le donne. Certamente la più popolare delle preghiere tra i cattolici è l’”Ave Maria”. In essa ogni volta si ripetono le parole dette da Elisabetta: “Benedetta tu fra le donne”. Parole di saluto rivolte a Maria in occasione della visita alla sua parente, che era in attesa (al sesto mese) di colui che sarebbe poi stato Giovanni, il Battista. Anche Maria aveva concepito, dopo la visita dell’angelo, tanto che Elisabetta aggiunge: “Benedetto il frutto del tuo grembo!”.
Quella della Vergine non è solo una visita di cortesia. In casa di Elisabetta entra con lei il Figlio che porta in grembo e la cui presenza santifica il nascituro precursore. Infatti, è la stessa cugina a dire: “Appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo”. Una esultanza tutta spirituale che, in qualche modo, può essere anche la nostra se chiediamo a Maria di introdurre suo Figlio nella nostra vita. Se la preghiamo di metterci a parte delle gioie e dei dolori attraverso i quali ha seguito la vita di Gesù, con fedeltà, sino ai piedi della croce.
L’umiltà della serva. Che cosa è piaciuto a Dio in Maria, per sceglierla fra tutte le donne come Madre del suo Figlio? Lo dice lei stessa nel canto del Magnificat: “Ha guardato l’umiltà della sua serva”. Di fatto, così la Vergine aveva risposto all’angelo che le annunciava la futura maternità: “Sono la serva del Signore; si faccia di me, secondo la tua parola”. Piacque, dunque, a Dio per la sua umiltà. Ora, elevata sopra i cori degli angeli, riceve la ricompensa, per essersi resa disponibile ad accogliere il progetto di Dio. Per questo, “tutte le generazioni la chiameranno beata”.
Quanti sono i cosiddetti grandi, celebrati in questo mondo? A ragione o a torto, sono tanti. Ma nessuno di loro può, neppure lontanamente, gareggiare con Maria. I suoi santuari punteggiano il mondo intero. Folle di pellegrini, devoti, li visitano ogni giorno e pregano la Vergine. Continuano a benedirla e a chiedere a lei di pregare il Figlio “per noi peccatori, ora e nell’ora della nostra morte”.
Ha rovesciato i potenti. Il canto di Maria, che si legge oggi nel Vangelo della Messa, pone in bocca della Vergine espressioni forti e rivoluzionarie. Vi si parla dell’intervento di Dio nella storia. “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi”. Dove mai si è vista una tale rivoluzione, un cambiamento così radicale?
Eppure vi sono episodi della storia passata che ne danno conferma. Molto più sarà per la storia futura, in quanto l’avvenire non sarà dei prepotenti, ma di coloro che vorranno attuare la giustizia e la libertà, nella pace. Sempre più l’umanità è consapevole del fatto che si debba attuare tra i popoli una convivenza armoniosa e pacifica, dove non vi siano più sfruttati e sfruttatori, dove la ricchezza sia distribuita a vantaggio di tutti. È certamente un mondo ancora da costruire, ma non è un sogno, poiché il Signore “ha spiegato la potenza del suo braccio” e ha mandato il Figlio per dare speranza all’intera umanità.
di Carlo Caviglione