Il pensiero di Padre Gabriele Amorth su Medjugorje
Perché anch’io guido a Roma un gruppo di preghiera in cui, l’ultimo sabato di ogni mese, si vive un pomeriggio così come lo si vive a Medjugorje…
MEDJUGORJE – Padre Gabriele Amorth era un noto estimatore di Medjugorje e ha sempre avvertito la presenza mariana. Sosteneva in particolare che il vero miracolo, qua, erano le conversioni e confessioni che vi avvengono.
Amorth ha raccontato più volte la sua esperienza da quelle parti, e vi si è recato regolarmente. Ha iniziato a parlarne già nell’ottobre del 1981, quando praticamente del fenomeno si ignorava l’esistenza.
Parlando del rapporto di Medjugorje con la Chiesa cattolica alla rivista Medjugorje dell’Associazione Medjugorje Torino: “Non mi aspetto proprio nulla. Ritengo che l’episcopato jugoslavo abbia già detto l’ultima parola quando ha riconosciuto Medjugorje come luogo di pellegrinaggio internazionale, con l’impegno che i pellegrini vi trovino l’assistenza religiosa (Messe, confessioni, predicazione) nelle loro lingue. Desidero essere chiaro. Occorre distinguere tra il fatto carismatico (le apparizioni) e il fatto culturale, ossia l’accorrere di pellegrini. Un tempo l’autorità ecclesiastica non si pronunciava sul fatto carismatico, salvo in caso di imbrogli. E a mio parere non è necessario un pronunciamento che, oltre a tutto, non impegna ad essere creduto. Se Lourdes e Fatima non fossero state approvate, avrebbero l’identico afflusso. Ammiro l’esempio del Vicariato di Roma, a proposito della Madonna delle Tre Fontane; è un comportamento che ricopia i metodi del passato. Mai è stata riunita una commissione per verificare se veramente la Madonna è apparsa o no al Cornacchiola. La gente andava a pregare con insistenza alla grotta, per cui essa è stata ritenuta luogo di culto: affidata ai francescani conventuali, il Vicario si è preoccupato che i pellegrini ricevessero l’assistenza religiosa, Messa, confessione, predicazione. Vescovi e cardinali hanno celebrato in quel luogo, con l’unica preoccupazione di pregare e far pregare”.
E sul futuro di questo paesino ha aggiunto: “Lo vedo in crescente sviluppo. Non si sono moltiplicate solo le case di accoglienza, come pensioni e alberghi; ma si sono moltiplicate anche opere sociali stabili, e la loro costruzione è in crescendo. Del resto il bene che deriva ai pellegrini di Medjugorje è un fatto che ho constatato in tutti questi vent’anni. Conversioni, guarigioni, liberazioni da mali malefici, non si contano e ne ho molte testimonianze.
Perché anch’io guido a Roma un gruppo di preghiera in cui, l’ultimo sabato di ogni mese, si vive un pomeriggio così come lo si vive a Medjugorje: adorazione eucaristica, spiegazione dell’ultimo messaggio della Madonna (che sempre ricollego a un passo del Vangelo), rosario, S. Messa, recita del Credo con i sette Pater, Ave Gloria caratteristici, preghiera finale. Partecipano sempre 700 – 750 persone. Dopo la mia spiegazione del messaggio si lascia spazio per testimonianze o domande. Ebbene, ho sempre notato questa caratteristica di chi va in pellegrinaggio a Medjugorje, ognuno riceve ciò di cui ha bisogno: un’ispirazione particolare, una confessione che dà una svolta alla vita, un segno ora quasi insignificante e talvolta miracoloso, ma sempre conforme al bisogno della persona”. (Fonte formiche.net – Antonino D’Anna)