RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO GIOVEDI’ – Tommaso (soprannominato Didimo, che in Greco significa “gemello”), è conosciuto tra gli apostoli per l’incredulità, la quale svanì di fronte al Cristo risuscitato, quando proclamò la fede pasquale della Chiesa, con le parole: “mio Signore e mio Dio”. In Cristo tutti i popoli, hanno trovato una nuova coesione vicendevole, che fa superare tutte le divisioni radicate nella natura e nella storia. Ecco perché come esorta San Paolo “voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio edificati sopra il fondamento degli apostoli”.
Tutti insieme formiamo un “solo uomo nuovo” di fronte a Dio. E’ Cristo la pietra angolare del tempio santo che lo Spirito costruisce sul fondamento degli apostoli. Nel Signore, in ogni parte del mondo ci rechiamo, siamo fratelli, figli dell’unico Padre, al di là della razza, del popolo e della lingua. E’ la famiglia di Dio diffusa fino alle estremità della terra.
La pace di Cristo è frutto di giustizia che si edifica sulla fede. Tommaso, ha visto e creduto, ma ha pure trasmesso con la predicazione questa pace di Gesù, facendo entrare nella fede e nella gioia coloro tutti quelli che credono pur senza aver visto. La festa di San Tommaso deve aiutare i discepoli del Signore ad andare verso le periferie esistenziali, non solo dei non credenti, ma anche di quelli che vivono in maniera stanca la fede.
Mettersi in cammino come l’apostolo incredulo, è la condizione indispensabile per annunciare la Parola di Dio.Il Vangelo deve profumare di scarpe bucate, di terreni appianati, di volti rigati dal sudore. E’ necessario far risuonare il Cristo piuttosto che le parole finite degli uomini. San Tommaso ha contagiato con la parola e l’esempio, gli uomini incontrati lungo la sua predicazione. Ha fatto ardere i cuori. La Chiesa ha bisogno di cristiani fecondi, capaci di essere sale, lievito e luce. Le nicchie perfette, e i diritti assunti, non appartengono al vocabolario del Vangelo.
Lasciamoci “toccare” da Dio, affinché possa guarire le pretese “giuste” del cuore. Impariamo a stupirci delle cose piccole, per costruire a poco a poco il regno di Dio, il quale non si edifica con grandi progetti e discorsi altisonanti e ricercati, ma con la gioia di chi riconosce nel Signore il Salvatore del mondo. a cura di don Salvatore Lazzara