CITTA’ DEL VATICANO – Papa Francesco sta spendendo tutte le sue energie, umane e spirituali (ovviamente quelle spirituali vinceranno ndr) per scongiurare un conflitto armato nella Siria, che potrebbe infiammare tutto il Medio Oriente e ripercuotersi anche nell’Europa. Ha la lanciato la Giornata mondiale di preghiera per la pace che si svolgerà questo sabato 7 settembre, ed oggi anche il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace interviene nel dibattito per favorire la pace. “Il Pontefice si fa interprete del grido che sale da ogni parte, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità – a dichiararlo è Mons. Toso ai microfoni di Alessandro Gisotti della Radio Vaticana. Si tratta di un sussulto universale della coscienza della gente, dei popoli. Le società civili e le loro organizzazioni sollecitano i loro rappresentanti per un verso a lasciare definitivamente da parte il conflitto armato – “Mai più la guerra” – e per un altro verso a lavorare, con convinzione ed intensamente, per la pace.
Papa Francesco continua la missione di Gesù Cristo, Principe della pace – ribadisce il segretario del Pontificio Consiglio – che cammina con l’umanità e, “seminato” nelle coscienze, la sospinge verso il suo compimento in pienezza. Nell’Angelus del primo settembre è pronunciata la ferma condanna di una guerra che è condotta con l’uso indiscriminato delle armi e colpisce in primo luogo la popolazione civile ed inerme. Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. La guerra chiama guerra anche perché intrappola i popoli in una spirale mortale: porta in sé una visione distorta del potere inteso come sopraffazione e dominio e, inoltre, accentua il pregiudizio che tutti cercano di distruggere gli altri. Su tali presupposti l’“altro” rimane sempre un antagonista, un nemico da sconfiggere, non sarà mai un fratello. La guerra non finisce mai e le ragioni della giustizia sono disattese.
Come ha fatto intendere Papa Francesco occorre essere angosciati per i drammatici sviluppi che si prospettano, alla luce di come si stanno muovendo i grandi della terra. La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell’intervento armato. La situazione di violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali e, in ogni caso, nessuno uscirebbe indenne da un conflitto o da un’esperienza di violenza. L’alternativa non può essere che quella della ragionevolezza, delle iniziative basate sul dialogo e sul negoziato. Insomma occorre cambiare strada. Occorre imboccare senza indugio la via dell’incontro e del dialogo, che sono possibili sulla base del rispetto reciproco, dell’amore. Al potere ideologico della violenza che annienta l’avversario va sostituito il potere dell’amore che sollecita alla cura di ciò che è comune. Il vero potere è l’amore, che implica una passione per il bene degli altri, come suole dire Papa Francesco. L’amore potenzia gli altri, suscita iniziative di collaborazione per la giustizia e la pace.