«Questa prima Giornata contro la tratta delle persone è un invito all’azione per mettere fine a questo crimine e dare speranza alle vittime, che spesso vivono non riconosciute tra noi». È il messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon in occasione della prima Giornata mondiale contro il traffico di esseri umani che si celebra oggi 30 luglio 2014. Un appello che include anche una forte richiesta affinché venga contrastato questo vasto e orrendo traffico di persone in tutto il mondo, arrestando i responsabili e sequestrando i loro beni, ma è anche un invito ad assumersi ciascuno le proprie responsabilità: «Esorto tutti i Paesi – ha aggiunto Ban Ki-moon – a ratificare e attuare pienamente la convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale e il relativo protocollo sul traffico di persone».
Nessuno può dirsi escluso da questo impegno e da questa lotta. Anche perché tutti ne sono toccati e coinvolti. Oggi la tratta di esseri umani è la peggiore schiavitù del XXI secolo. E riguarda il mondo intero.
Nell’evento di lancio di questa Giornata mondiale nel quartier generale dell’Onu a New York, tutti i presenti – dal presidente dell’Assemblea generale John Ashe, alla Special Rapporteur sul traffico di persone Joy Ngozi Ezeilo, al direttore esecutivo dell’Ufficio Onu contro la droga e il crimine (Unodc) Yury Fedotov – hanno sottolineato come nessun Paese al mondo può dirsi veramente estraneo a questo traffico e a questa nuova schiavitù.
I numeri, del resto, sono impressionanti. E il fenomeno è tutt’altro che in recessione. Non conosce crisi e continua ad aumentare, in Italia e nel mondo. In ogni momento, secondo Unodc, circa 2,5 milioni di persone sono vittime di traffico di esseri umani e riduzione in schiavitù. Donne, bambini e uomini si ritrovano a essere schiavizzati per lavori forzati, servitù domestica, sfruttamento sessuale, traffico di organi o come bambini-soldato.
La tratta di esseri umani rende complessivamente 32 miliardi di dollari l’anno ed è la terza attività illegale più lucrativa al mondo dopo il traffico di droga e di armi. «Nel corso degli ultimi sei anni mi sono ritrovata faccia a faccia con migliaia di donne, ragazze, uomini e bambini vittime e superstiti della tratta», ha detto Joy Ngozi Ezeil, Special Rapporteur, il cui mandato scade il 31 luglio. Passerà le consegne a un’italiana, Maria Grazie Giammarinaro, già Coordinatrice del’Ufficio Osce contro il traffico di esseri umani. «Non c’è nessuna conclusione scontata alle loro sofferenze. Spetta a tutti noi ripristinare i loro diritti e la loro dignità. Questo atroce business deve essere fermato». Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) circa 21 milioni di persone sono vittime di lavoro forzato nel mondo. Di queste, 11,4 milioni sono donne e ragazze. E 4,5 milioni sono costrette allo sfruttamento sessuale.
Il lavoro forzato genera 150 miliardi di dollari l’anno di profitti illegali, specialmente nei settori dell’agricoltura, costruzioni, manifatturiero, lavoro domestico e spettacolo. Spesso le vittime sono migranti o popolazioni indigene a causa della loro vulnerabilità. Tra i Paesi con il maggior numero di “schiavi” si segnalano India, Cina, Pakistan, Nigeria, Etiopia, Russia, Thailandia, Repubblica democratica del Congo e Myanmar e Bangladesh. Ma anche l’Italia, come pure tutta l’Europa occidentale e gli Stati Uniti, sono Paesi di transito e destinazione di migliaia di persone trafficate e schiavizzate.
Nel nostro Paese, sono tra le 50 e le 70mila le vittime di traffico di esseri umani specialmente per lo sfruttamento sessuale. Provengono in particolare dell’Europa dell’Est e della Nigeria, ma sono sempre più numerose le cinesi e le latinoamericane. Un traffico vergognoso, fatto letteralmente sulla pelle di donne e ragazze spesso giovanissime, ridotte a corpi-merce «usa e getta», schiave di una catena che toglie loro libertà e dignità.
Il Rapporto 2014 del Dipartimento di Stato americano, pubblicato lo scorso giugno, invita l’Italia a fare di più per contrastare questo fenomeno e proteggere le vittime. In particolare si sollecita il nostro Paese ad «aumentare gli sforzi per identificare le vittime del traffico, soprattutto i bambini che sono vulnerabili ai lavori forzati e allo sfruttamento sessuale, e per identificare migranti e richiedenti asilo al fine di individuare le possibili vittime di traffico e proteggerle dalla deportazione che potrebbe contribuire alla ri-tratta». «Il traffico di esseri umani è un crimine gravissimo e una pesantissima violazione dei diritti umani – ha detto il presidente dell’Assemblea generale John Ash –. È un crimine di cui tutti dobbiamo vergognarci. Nessuno dovrebbe essere mai più ridotto in schiavitù».
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire