Cresce l’allarme per la situazione umanitaria nel nord dell’Iraq, dove le minoranze cristiana e yazida restano in fuga dalle violenze e le persecuzione dei jihadisti dell’Isis. Notte di tensione anche a Baghdad: ieri sera le forze di sicurezza hanno circondato la zona verde, mentre non si allenta la pressione internazionale per la formazione di un nuovo governo di coalizione che coinvolga tutte le componenti etniche del Paese. Il servizio di Marco Guerra della Radio Vaticana:
Gli aerei militari americani hanno paracadutato nuovi carichi di viveri e di acqua per i civili perseguitati dai jihadisti nelle zone di montagna del nord dell’Iraq. Il pentagono riferisce di aiuti destinati a migliaia di iracheni bloccati “sui monti Sinjar”, senza specificarne il numero preciso. Le ultime cifre stimano almeno 100mila sfollati, 20mila dei quali avrebbero trovato una via di salvezza nel Kurdistan iracheno.
Nel mirino dei miliziani dello stato islamico restano gli yazidi e i cristiani, questi ultimi sono confluiti in migliaia per lo più ad Erbil, principale città Kurdistan. Gli Stati Uniti stanno valutando varie opzioni per evacuare migliaia di civili e proseguono i bombardamenti contro le postazioni dei miliziani jihadisti e in appoggio dei peshmerga curdi che hanno ripreso alcune posizioni nei pressi di Erbil e nella provincia di Mosul. Intanto sul fronte politico resta lo stallo a Baghdad per la formazione di un governo di unità nazionale. Washington ha ribadito il pieno appoggio al presidente iracheno, Fuad Massum, che ha intimato al parlamento di nominare un premier, minacciando lo scioglimento dell’assemblea, e nei confronti del quale il premier Nuri al Maliki intende sporgere denuncia per aver violato la Costituzione. Al Maliki non intende infatti rinunciare al tentativo di formare per la terza volta un esecutivo.
A cura di Redazione Papaboys fonte Radio Vaticana
Cartina geopolitica: Ansa.it