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Quelle scritte violente sui muri delle città

simbolipTornano a Roma – a poche settimane dalle ultime – nuove invettive antisemite, questa volta sotto forma di manifesti con la lista di “negozi ebrei” da boicottare, con tanto di nomi e cognomi di appartenenti alla comunità ebraica. Che, oggi come in altri tempi bui della storia italiana ed europea, giustamente si sentono minacciati, presi di mira.

Le indagini delle autorità competenti sono avviate, e s’indirizzano verso gli ambienti della destra estrema. Dovrebbero essere accompagnate da altre ricerche in grado di scandagliare la mente umana, la sub-cultura razzista, le paure correlate alla globalizzazione, il cretinismo dilagante.

Sui muri della capitale si sono rivisti simboli inequivocabili: svastiche, croci celtiche, nomi di lager nazisti. E così i simboli stessi tornano a richiamare – per evocazione, per accostamento, per rimando a disvalori – xenofobia, razzismo, incitazione alla violenza, nazionalismo, chiusure…

Vale per l’Urbe come per ormai tanti, troppi angoli del mondo. In Iraq e in diversi angoli del pianeta sono, ad esempio, presi di mira i simboli cristiani: abbattere una chiesa o trasformarla in una stalla è un messaggio chiaro: “Vi vogliamo morti”. Accade in Sudan o in Nigeria e, sempre più di frequente, in diversi Paesi della vecchia Europa.

Simboli, indizi, atteggiamenti pubblici ed esplosive ansie private, continuano a delineare il campo della violenza, dell’incitamento all’odio, della presunta superiorità di qualcuno su qualcun altro. Lo si sperimenta allo stadio e nelle manifestazioni di piazza, nella volgare e finta comicità di qualche cattivo maestro televisivo, nell’esibizione di bandiere ustascia o di tatuaggi satanici. Fino al posizionamento dei braccioli anticlochard sulle panchine di qualche cittadina…

Di certo la fenomenologia, i linguaggi e la “potenza di fuoco” di queste provocazioni hanno un peso specifico differente. Ma il significato è lo stesso, ovunque: io valgo più di te, tu non hai diritto di vivere, di professare la tua fede, di parlare la tua lingua… Per questa ragione ogni segnale razzista va preso sul serio e deve sollecitare una reazione uguale e contraria, improntata alla tolleranza, alla giustizia, alla fratellanza, alla coscienza civica diffusa, al senso di legalità. E anche in questo campo i cristiani possono fare responsabilmente la loro parte.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Agensir

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