Ma Francesco non è tipo da arrendersi con facilità, e continua ogni giorno ad inviare messaggi, anche attraverso i social network che fanno molto rumore in questa epoca, quasi quanto le bombe.
Anche la Santa Sede tutta è al lavoro, e due cardinali, come ha ricordato il Papa stesso, sono già in zona di guerra per portare aiuti.
Oggi anche l’intervento del Segretario di Stato Parolin che è stato intervistato da Tv2000.
Parolin ricorda che “l’intervento della Santa Sede si colloca a più livelli”, a partire da quello religioso con l’invito a “un’insistente preghiera perché il Signore doni la pace a quella martoriata terra” e nel “coinvolgere i credenti in questa preghiera corale”.
C’è poi l’intervento umanitario, attraverso le Caritas e le diocesi “impegnate nell’accogliere, come tante altre istituzioni, i profughi che vengono dall’Ucraina”.
Infine “c’è la disponibilità di iniziative sul piano diplomatico. Ci sono già vari tentativi – spiega – che si stanno svolgendo in giro per il mondo e quindi noi siamo disponibili, se è ritenuto che la nostra presenza e la nostra azione può aiutare, noi siamo lì”.
Le parole del segretario di Stato Parolin
In un’intervista all’emittente della Cei Tv2000, il segretario di Stato sottolinea che la Santa Sede è disponibile a promuovere iniziative di dialogo nella guerra nell’est Europa: la prima escalation da evitare è quella verbale, certe parole infiammano gli animi e portano alla scelta di reagire con altri mezzi
Se la nostra azione può aiutare noi siamo lì. È quanto sottolinea il cardinale Pietro Parolin, in un’intervista a Tv2000, la televisione della Conferenza episcopale italiana. Il segretario di Stato ribadisce che la prima cosa da fare è “fermare le armi”, “fermare i combattimenti, ma soprattutto evitare una escalation”.
“La prima escalation – afferma il cardinale – è proprio quella verbale. E quando si comincia ad usare certe parole, certe espressioni, queste non fanno altro che accendere gli animi e portano quasi, direi, naturalmente, insensibilmente anche, all’uso di ben altri mezzi, che sono le armi micidiali che vediamo in azione in questo momento in Ucraina”.