CITTA’ DEL VATICANO – Come ogni anno il primo gennaio la Chiesa celebra la giornata della pace, giornata voluta per primo da Papa Paolo VI nel lontano 1 gennaio 1968. Allora come oggi valgono le parole del pontefice: “La pace non può essere basata su una falsa retorica di parole, bene accette perché rispondenti alle profonde e genuine aspirazioni degli uomini, ma che possono anche servire, ed hanno purtroppo a volte servito, a nascondere il vuoto di vero spirito e di reali intenzioni di pace, se non addirittura a coprire sentimenti ed azioni di sopraffazioni o interessi di parte”.
Le parole di Paolo VI ci riportano in Vaticano allo scorso 8 giugno 2014 quando Papa Francesco e i due presidenti di Palestina e Israele si sono riuniti per invocare la fine dei conflitti in Medio Oriente: «Per fare la pace ci vuole coraggio, molto più che per fare la guerra». Ed ecco che ancora oggi quel coraggio di pace sta mancando e la guerra continua a mietere vittime innocenti e persecuzioni.
Allora, il moto per la Giornata della Pace 2015 diventa: “Non più schiavi, ma fratelli”: infatti, è questo il tema scelto da Papa Francesco per la 48.ma Giornata Mondiale della Pace, che sarà celebrata il primo gennaio 2015.
Il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace illustra il tema con il seguente comunicato: “Spesso si crede che la schiavitù sia un fatto del passato. Invece, questa piaga sociale è fortemente presente anche nel mondo attuale. La schiavitù colpisce a morte tale fraternità universale e, quindi, la pace. La pace, infatti, c’è quando l’essere umano riconosce nell’altro un fratello che ha pari dignità. Nel mondo, molteplici sono gli abominevoli volti della schiavitù: il traffico di esseri umani, la tratta dei migranti e della prostituzione, il lavoro-schiavo, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la mentalità schiavista nei confronti delle donne e dei bambini. E su questa schiavitù speculano vergognosamente individui e gruppi, approfittando dei tanti conflitti in atto nel mondo, del contesto di crisi economica e della corruzione.
Perché difficilmente, oggi, la pace non regna nel cuore degli uomini? E, ancor prima: Che cos’è la pace? La pace è offerta di perdono da parte di Dio all’uomo ed è accoglienza di questo perdono da parte dell’uomo ritornando e rimanendo nella giustizia. La giustizia nella quale l’uomo deve ritornare è l’accoglienza della volontà di Dio, della sua legge, dei suoi comandamenti, perché li viva nella loro interezza. Chi vuole la pace sulla terra deve in tutto imitare Gesù, il quale per offrirci la sua pace, si fece uomo, e da uomo, con cuore umano, entrò nella pace di Dio, in essa visse tutti i suoi giorni, e questo cuore ricco di pace lo ha offerto all’uomo, perché accogliendolo, lo facesse suo.
Chi vuole costruire la pace deve mettere a disposizione dell’umanità intera ogni altro dono di sapienza, di scienza, di intelligenza, di fortezza, di prudenza, di consiglio, di pietà, ogni perizia ed esperienza. Cristo Gesù, per creare la pace, donò tutto se stesso, ci amò fino al sacrificio totale di sé, ci diede anche il suo corpo e il suo sangue per renderci in tutto simili a Lui. Per costruire la pace, bisogna smetterla con le parole e le vane prediche e incominciare sul serio a vivere da operatori di pace.
Allora, aprendoci alla preghiera, con il poverello d’Assisi, ancora una volta, diciamo:
“O Signore, fa di me uno strumento della tua Pace:”
“Dove è odio, fa ch’io porti l’Amore.
Dove è offesa, ch’io porti il Perdono.
Dove è discordia, ch’io porti l’Unione.
Dove è dubbio, ch’io porti la Fede.
Dove è errore, ch’io porti la Verità.
Dove è disperazione, ch’io porti la Speranza.
Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia.
Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce”.
Lo strumento di pace deve distruggere il mare di odio che è nel cuore degli uomini con un oceano d’amore. Deve riparare alle offese con il perdono, deve riporre rimedio alle discordie che possono succedere con gesti di unione. Deve mettere tante parole di speranza nella disperazione, deve dare gioia vera a che è nella tristezza. Deve accendere la luce per coloro che sono nel buio delle tenebre. di Don Francesco Cristofaro