Talvolta c’è il rischio di confinare l’Eucaristia in una dimensione vaga, magari luminosa e profumata di incenso, ma lontana dalle strettoie del quotidiano. In realtà, il Signore prende a cuore tutti i nostri bisogni, a partire da quelli più elementari.
Mangiare e dare da mangiare
Nell’Eucarestia infatti ognuno può fare esperienza dell’amorosa e concreta attenzione del Signore. La moltiplicazione dei pani e gli altri segni con i quali Gesù prefigura l’Eucarestia, osserva il Vescovo di Roma, non avvengono in maniera spettacolare, ma quasi riservatamente: “il pane aumenta passando di mano in mano”.
La nostra adorazione eucaristica trova la sua verifica quando ci prendiamo cura del prossimo, come fa Gesù: attorno a noi c’è fame di cibo, ma anche di compagnia, di consolazione, di amicizia, di buonumore, di attenzione. C’è fame di essere evangelizzati. Questo troviamo nel Pane eucaristico: l’attenzione di Cristo alle nostre necessità, e l’invito a fare altrettanto verso chi ci è accanto. Bisogna mangiare e dare da mangiare.
Mangiare ed essere saziati
Chi riceve il Corpo e Sangue di Cristo, prosegue il Pontefice, non solo mangia, ma viene saziato. Abbiamo infatti bisogno di alimentarci, ma anche di sapere che il nutrimento ci venga dato per amore:
Nel Corpo e nel Sangue di Cristo troviamo la sua presenza, la sua vita donata per ognuno di noi. Non ci dà solo l’aiuto per andare avanti, ma ci dà sé stesso: si fa nostro compagno di viaggio, entra nelle nostre vicende, visita le nostre solitudini, ridando senso ed entusiasmo. Questo ci sazia, quando il Signore dà senso alla nostra vita, alle nostre oscurità, ai nostri dubbi, ma Lui vede il senso e questo sì, ci sazia, il senso che ci dà il Signore, questo ci dà quel “di più” che tutti cerchiamo: cioè la presenza del Signore! Perché al calore della sua presenza la nostra vita cambia: senza di Lui sarebbe davvero grigia.