LAZIO – ROMA – Per i più piccoli il rientro dalle vacanze spesso coincide con la scelta dello sport da praticare durante l‘anno, mentre i più grandi, in genere, proseguono l‘attività decisa in precedenza. Perciò, l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù offre delle indicazioni grazie ai suoi esperti: “L‘attività nei primi 4, 5 anni di vita deve favorire la conoscenza del proprio corpo nello spazio. In seguito, si possono cominciare a praticare anche sport più specialistici e di squadra. Fondamentale la certificazione medico-sportiva: riguarda anche i piccoli pazienti affetti da malattie croniche che vogliono praticare lo stesso un‘attività fisica”. Ai bambini già in età prescolare “si può proporre il nuoto”; fino ai 7-8 anni “sarebbe opportuno praticare attività quali atletica leggera (marcia, corse, salti, lanci) o ginnastica. Quelle in cui il piccolo impara ad utilizzare il proprio corpo nello spazio e migliora la coordinazione neuromotoria”. Le discipline sportive collettive sono in genere apprezzate dai bambini sopra i 7 anni “poiché coniugano impegno atletico, aspetto ludico e spirito di squadra”. Gli sport individuali “richiedono la capacità di resistere alla fatica, la capacità di concentrazione, il senso di responsabilità”. Oltre i 9-10 anni ci si può accostare anche a discipline più specializzate.
“Un passaggio fondamentale – spiega Attilio Turchetta, responsabile di Medicina dello Sport all‘Ospedale Bambino Gesù – è quello della certificazione medico-sportiva. Abbiamo una legge molto efficace, integrata da regolamenti regionali, che oltre al medico dello Sport, assegna anche al pediatra di famiglia e al medico di base (sempre con costi contenuti) il compito di rilasciare il certificato non agonistico. È invece compito esclusivo del medico dello Sport rilasciare la certificazione agonistica. Perseguire uno stile di vita corretto attraverso l‘attività sportiva è considerato un obiettivo così importante, che in numerose Regioni tutti i test a pagamento previsti per il rilascio della certificazione agonistica sono esenti dal ticket fino ai 18 anni”. L‘Ospedale Bambino Gesù ha predisposto da tempo una struttura di Medicina dello sport dedicata alla valutazione funzionale e alla certificazione medico-sportiva di piccoli pazienti affetti da varie patologie croniche quali, ad esempio, cardiopatie congenite operate e non operate, malattie oncologiche, renali, polmonari o neuromuscolari. “In questo modo – dichiara Turchetta – si permette ad oltre l‘80% dei bambini con malattia cronica di praticare un‘attività fisica che può essere anche parte del piano terapeutico. Praticare sport produce un incremento dell‘autostima tale da superare molte delle difficoltà che una malattia crea”. Fonte: Agensir