Nelle scorse ore a Medellín, in Colombia, il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi ha presieduto la beatificazione della religiosa che ha fondato la Congregazione delle Suore dell’Annunciazione.
Nella sua omelia ha evidenziato i tratti che l’hanno resa simile alla Madre di Gesù, il suo vivere la fede tra incertezze e difficoltà e il suo amore per i più poveri e i bambini
Tiziana Campisi – Città del Vaticano per Vaticannews.va
L’umiltà: è questa la virtù che più ha caratterizzato la vita di Maria Berenice Duque Hencker, fondatrice della Congregazione delle Suore dell’Annunciazione, vissuta fra il XIX e il XX secolo, proclamata beata questo pomeriggio nella basilica cattedrale metropolitana dell’Immacolata Concezione di Medellín, in Colombia.
Il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, rappresentante del Papa alla Messa con il rito di beatificazione, nell’omelia ha spiegato che nel corso del processo che ha portato agli onori degli altari la religiosa, al secolo Anna Giulia, i consultori teologi si sono trovati concordi nel definirla ‘umile’.
“Questo è molto importante perché il fondamento di tutte le virtù cristiane è proprio l’umiltà – ha proseguito il porporato -. Diceva Sant’Agostino: ‘Vuoi essere alto? Comincia dal più basso. Se pensi di costruire l’edificio alto della santità, prepara prima il fondamento dell’umiltà’”. Costante preoccupazione della suora domenicana, originaria di Salamina, che nel 1943 ha dato vita ad una nuova famiglia religiosa, è stata quella di aiutare gli emarginati della società e di rispondere alle necessità concrete della popolazione. Desiderosa di portare il messaggio di Gesù fino ai confini della terra e spinta dallo zelo missionario, ha voluto far nascere comunità anche in altri Paesi.
Il modello di Maria Berenice: la Vergine dell’Annunciazione
Il cardinale Semeraro ha ricordato che madre Maria Berenice ha avuto sempre “come modello la Vergine Maria dell’Annunciazione, alla quale dedicò la sua prima fondazione religiosa: le Sorelle dell’Annunciazione. Lei stessa visse la vita di ogni giorno nella essenzialità, considerandosi ‘vermicello’, ‘spazzatura’, un ‘nulla’”. Nella sua predica, il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, prendendo spunto dalle letture della liturgia, ha tracciato un parallelismo tra la figura di Maria e quella di madre Maria Berenice. La Vergine ci è di esempio “nel sentirsi piccola di fronte alla grandezza della missione di cui si sente investita” all’annuncio dell’arcangelo Gabriele, rimane umile e si definisce “la serva del Signore”, “risponde con parole umili” e “rimarrà sempre così: umile”. Il porporato ha citato, a tal proposito, le parole di Papa Francesco all’Angelus del 24 dicembre 2017: “Maria non si esalta di fronte alla prospettiva di diventare addirittura la madre del Messia, ma rimane modesta ed esprime la propria adesione al progetto del Signore. Maria non si vanta. È umile, modesta”. E quando l’angelo si allontanò da lei, Maria “rimane sola col mistero della sua maternità”, ha sottolineato il cardinale.
L’attenzione verso i poveri e i piccoli
“Occorre vivere di fede… il come, però, è lasciato a noi, alla nostra creatività. Dio, infatti, ci lascia sempre liberi” ha evidenziato il porporato aggiungendo che “vivere di fede non vuol dire avere la ricetta per i problemi, ma cercare ogni volta una risposta personale, considerando gli stili di Dio e cogliendo le interpellanze della storia”. Questo è la santità. Madre Maria Berenice ha cercato “giorno dopo giorno, con difficoltà, con sofferenza, superando tante prove” come rispondere a Dio, fra contrasti e incomprensioni. Ma ebbe il “buon esempio” di Maria, ha rimarcato il cardinale Semeraro, la imitò pure nella carità verso i poveri, che “furono al centro della sua esistenza e anche perché essi fossero ‘evangelizzati’, diede inizio ad una famiglia religiosa”. Un particolare amore lo ha riservato ai bambini più indigenti, “che considerava come i preferiti del Signore”. “Convinta che di essi è il Regno dei cieli”, ha concluso il prefetto, diceva che il Regno di Dio “comincia quaggiù attraverso le piccole cose”.