Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano per Vaticanews.va
Curare la lebbra è come essere il buon samaritano che “si china per curare i più deboli e restituire loro i diritti negati e la dignità”. È così che Francesco definisce i partecipanti al II Simposio sulla malattia di Hansen in corso fino a domani presso l’Istituto Patristico Augustiniaum, dal titolo “Non lasciare nessuno indietro”. A loro si rivolge con un messaggio di ringraziamento per l’impegno a favore delle persone affette da tale patologia, “spesso dimenticate e scartate dalla società” e ricordando l’imminente 70ma giornata mondiale dei malati di lebbra, istituita nel 1953 per volontà di Raul Follereau “per sensibilizzare l’opinione pubblica su una malattia che molti credono estinta”:
Ciò che deve preoccuparci, oggi più di allora, è che non solo la malattia può essere dimenticata, ma anche le persone
Lo stigma della lebbra
Il Papa sottolinea come nella storia lo stigma sia stato sempre legato alla lebbra, continuando “a provocare gravi violazioni dei diritti umani in varie parti del mondo”, ricorda inoltre il pericolo indicato dalla Fratelli tutti: quello dell’analfabetismo “nell’accompagnare, curare e sostenere i più fragili e deboli delle nostre società sviluppate”:
Non possiamo dimenticare questi nostri fratelli e sorelle. Non dobbiamo ignorare questa malattia, che purtroppo colpisce ancora tanti, specialmente in contesti sociali più disagiati
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