Ho osservato la miseria del mio popolo. Esodo (3,1-8a.13-15)
DA MORTE A VITA Riflessione
Attorno a noi vediamo ovunque segni di morte: la menzogna prevale sulla verità, il potente ha la meglio sul debole, il violento sul pacifico, il furbo sull’onesto; gli innocenti continuano a soffrire e ovunque vanno accumulandosi presagi di morte.
Qualcuno afferma che la storia è come un cerchio: ripete in eterno i suoi ritmi; in questa ipotesi noi dovremmo per sempre fare i conti col pianto dell’innocente, l’ingiustizia ed il consumarsi di ogni cosa. Dio da che parte sta?
Terza domenica di Quaresima, preghiamo insieme
Vorrei, Signore, starmene seduto ai tuoi piedi.
La grandezza del vero Maestro non si vede soltanto dalle sue sublimi lezioni. È facile parlare bene ed impartire lezioni di etica. È difficile, invece, la coerenza tra il dire ed il fare. Un vero Maestro, come fu soltanto Gesù, deve essere modello nel vivere e nell’agire più che nel parlare.
Di Gesù sta scritto: “Cominciò prima a fare e poi ad insegnare” (At 1, 1).
La “conformità a lui” esige la conformità al suo comportamento. L’apostolo Paolo ci esorta ad avere in noi gli stessi sentimenti che furono in lui. I sentimenti sono la spinta efficace delle azioni.
Soffermiamoci a contemplare il gesto della docilità o sottomissione di Gesù.
Pur essendo Dio, alla pari del Padre e dello Spirito Santo, egli, come Uomo, afferma la sua sottomissione al Padre: “Faccio sempre quello che a lui piace” (Gv 8, 29).
Parlando dello Spirito lo stesso Gesù afferma che quando verrà lo Spirito Santo insegnerà ai suoi discepoli ogni cosa (Gv 14, 26). Egli vive in collegamento ed in proiezione con il Padre e con lo Spirito.
Anche nei rapporti umani vive la stessa proiezione quando si dimostra sottomesso alla Madre, Maria e al padre putativo, Giuseppe. Lo attesta l’evangelista Luca nel suo Vangelo (Lc 2, 51). Lo dimostra Gesù quando, a Cana, ascolta ed esaudisce le preghiere della Madre.
MARZO il mese di SAN GIUSEPPE : la preghiera dei 30 giorni al custode della Chiesa
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Gesù favorisce l’umanità chiamata a nozze che non ha il “vino nuovo”.
Gesù “inebria” il cuore degli uomini rendendolo simile al cuore di Dio. Il suo “vino inebriante” è contenuto nel calice che Egli stesso offrì a tutti esortandoli a bere.
Occorre che la nostra vita, sia sottomessa alla volontà di Dio. Sempre.
Tu mi insegni, Signore, che devo essere docile in tutto: nei pensieri, negli affetti, nelle parole, nelle opere.