Uomini e donne d’Europa aprano le porte del cuore per dare nuova speranza alle persone che devono migrare. E’ l’esortazione rivolta nel pomeriggio di ieri in Vaticano da Papa Francesco ad una delegazione di superstiti e familiari del naufragio del 3 ottobre 2013, non lontano dalle coste di Lampedusa, costato la vita a 368 persone.
Il Papa ha incontrato 37 persone, tutti eritrei – oltre 20 superstiti e alcuni loro familiari – provenienti da diversi Paesi europei, dove hanno trovato accoglienza. La commozione e la fraterna vicinanza hanno scandito le parole del Santo Padre:
“Io faccio fatica a parlare perché non so cosa dirvi. Perché sento cose che non si possono dire, perché non si trovano le parole per dire tutto quello che voi avete sofferto. Questo soltanto si contempla nel silenzio, si piange, e si cerca il modo di esservi vicini”.
Papa Francesco ha poi esortato gli uomini e le donne d’Europa ad aprire le porte del cuore:
“La vita delle persone che devono migrare è dura, e quando alla fine per quelli che sono riusciti ad arrivare ad un porto che sembra sicuro sorgono cose anche durissime, porte chiuse, tante volte, e non si sa dove andare. Ci sono tanti uomini e donne qui in Italia che hanno il cuore aperto per voi. E’ la porta del cuore la più importante ad aprirsi in questi momenti. Io chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore”.
Uno dei rifugiati ha ricordato al Pontefice ulteriori drammi di quella tragedia, ad esempio quello legato al riconoscimento delle salme non ancora identificate Una giovane ha ringraziato il Santo Padre per il suo impegno nei confronti di migranti e rifugiati. Il Papa ha espresso la propria vicinanza:
“Sono vicino a voi, prego per voi, prego per le porte chiuse, perché si aprano. E tutto quello che è a disposizione mia è a disposizione vostra. Io vorrei che voi sentiate questa accoglienza non solo mia ma di tanta gente che vi vuole bene. Non dubitate, noi vi siamo vicini”.
Il servizio è di Amedeo Lomonaco per la Radio Vaticana