Abbiamo intervistato S.E. Mons. Antonio De Luca, Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, in occasione dell’esposizione della reliquia del sangue di San Giovanni Paolo II prevista dal 16 al 23 ottobre prossimo nella chiesa di San Marco in Teggiano.
– Eccellenza, che cosa le fa paura dei giovani d’oggi? Giovanni Paolo II riesce ancora a parlare ai loro cuori?
Io non credo che ci sia qualcosa da aver paura nei giovani, le paure non portano lontano nè costruiscono futuro. Ciò che impressiona è la mancanza negli adulti di un vero impegno formativo e di crescita dei nostri giovani. I giovani ci chiamano, ci invitano e ci rivolgono un appello permanente ad essere presenti con proposte credibili e con prospettive di vita autentiche, se noi non ci siamo probabilmente la responsabilità ricade su di noi. E quello che il Papa, ormai santo, Giovanni Paolo II ci ha comunicato e il cui messaggio è ancora attuale, è questa volontà di scendere accanto ai giovani,per comprenderli, sostenerli ma anche per offrire un progetto di vita.
– Quanto preoccupa il numero dei fedeli che calano nella chiese?
Rispondo con le parole di un altro vescovo che negli anni 70 ebbe questa stessa domanda . Non mi preoccupano i pochi che vengono, quanti ne vengono, mi preoccupa come se ne escono quei pochi che vengono. La vera sfida è la formazione ed una presenza sociale dei nostri laici.
– Nel 1978 lei era un giovane parroco. Cosa ha pensato al momento del “se mi sbaglio mi corrigerete” ?
Nel 1978 non ero ancora sacerdote. Ero ancora molto giovane, per cui non ho avuto l’opportunità di avere considerazione. Eravamo dei giovani, l’elezione di un papa straniero ci impressionò, ma soprattutto la sua figura, che si installava su un panorama storico internazionale a quel tempo lacerato dalla guerra fredda, dai muri e tante altre forme di discriminazione che opprimevano diverse centinaia di magliaia di popolazioni dell’Europa.
– Un ricordo che ha di Giovanni Paolo II
Un ricordo certamente impressionante di Giovanni Paolo II è il momento dell’attentato nel 1981 in Piazza San Pietro, di come il Santo Padre di fronte a questa violenza espletata nei suoi confronti, cominciò un percorso di perdono e di riconciliazione riprendendo l’annuncio del Vangelo con un entusiasmo rinnovato che edificò tutta la chiesa e il mondo intero.
– Giovanni Paolo II era uno sportivo. Qual è il suo sport preferito? E da Vescovo riesce a praticarlo?
Mi piace molto praticare la corsa, cerco di farla per quanto mi è possibile. È uno sport molto bello, mi mette a contatto con la natura e mi fa misurare con i miei limiti
– Le reliquie di San Giovanni Paolo II a Teggiano, cosa rappresentano per lei e per la comunità?
Un legame con questo Pontefice, un legame con la persona che ha scritto pagine indimenticabili di storia e di tutta l’umanità. Ma poi un’appartenenza religiosa delle nostre comunità che senz’altro hanno il sapore di un grande patrimonio, ecco perché accogliere le reliquie di Giovanni Paolo II infondo è come se accogliessimo la sua spiritualità, il suo messaggio e la sua persona. di Massimo Manzolillo
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