Si trova agli «arresti domiciliari», fra Hanna Jallouf, il francescano della Custodia di Terra Santa sequestrato nei giorni scorsi a Knayeh, nella Valle dell’Oronte, in Siria. Ma, nonostante la situazione che è costretto a subire, è tornato al servizio della sua gente: «Ci sono ancora 300 persone che vivono a Knayeh, il villaggio di padre Hanna – ha spiegato ieri fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa -, quindi non si possono abbandonare, bisogna continuare… La situazione di Knayeh è la stessa degli altri villaggi della zona; adesso ci stiamo coordinando tra noi per vedere cosa fare e come farla».
A Knayeh funziona un centro di aiuto parrocchiale, che costituisce l’unico presidio materiale per la popolazione cristiana, e non solo, della Valle dell’Oronte. Il centro di aiuto della parrocchia di Knayeh è una delle attività sostenute in Siria fin dal 2011 da Ats – Pro Terra Sancta, l’ong della Custodia. Ats aiuta altri centri di questo tipo a Damasco, Aleppo e Latachia. In ogni centro operativo è attivo un comitato (formato da un frate francescano, una religiosa e due laici). «Il comitato ha il compito di individuare i bisogni della popolazione e provvedere ai soccorsi più urgenti – spiega Tommaso Saltini, responsabile di Ats –, dando comunque la precedenza alle necessità di anziani, bambini e famiglie numerose. Gli aiuti non vengono mai erogati in denaro, ma in generi alimentari (pacchi viveri e pasti già preparati), vestiti e medicine. Purtroppo non riusciamo a coprire tutte le necessità della gente – continua Saltini –: ogni centro spende dai 10 ai 20 mila dollari al mese in aiuti, con cui riesce a coprire solo una parte delle richieste». Nel 2013 Ats ha soccorso i poveri della Siria, sia cristiani sia musulmani, con aiuti per un valore di 427 mila dollari (oltre ad altri sussidi, per 110 mila dollari, erogati a profughi e bisognosi in Libano e Giordania); mentre nei soli primi nove mesi del 2014 gli aiuti per la Siria sono stati pari a 400 mila dollari. «Oggi i nostri centri continuano le loro attività, nonostante la situazione sia grave ed insicura – spiega Saltini – il loro aiuto è insostituibile per molte persone, per cui chiediamo davvero il sostegno di tutti».
Fra Jallouf – che era stato prelevato con una ventina di parrocchiani nella notte tra il 5 ed il 6 ottobre – è stato riportato ieri mattina nel suo convento, a Knayeh, nella valle dell’Oronte al confine con la Turchia. Nel corso delle ore, dopo molte incertezze, si è capito che non si trattava tanto di un rapimento quanto di un «arresto», compiuto dalle milizie islamiste di Jabat al Nusra, l’organizzazione che comanda nel territorio in cui si trova il villaggio di Knayeh. L’accusa mossa a padre Hanna dai miliziani è quella di «collaborazionismo con il regime di Bashar al Assad». Per questo dovrà essere processato – non si sa ancora quando – dal locale tribunale islamico, nel vicino villaggio di Darkush. Rimanendo, nell’attesa, recluso in casa. Almeno quindici dei venti parrocchiani di padre Hanna sono stati rilasciati. E si spera che gli ultimi possano tornare liberi nelle prossime ore.
La Valle dell’Oronte, dove si trova Knayeh, è finita nelle mani degli oppositori di Bashar al Assad già due anni fa, nell’ottobre del 2012. Da allora non sono mancati rapimenti, da parte dei miliziani islamici, di persone sospettate di «collaborazionismo» con il regime siriano. Rapimenti che si concludevano spesso con il pagamento di un riscatto e che hanno costituito nei fatti, per le milizie, una forma di finanziamento delle loro attività. Sembra che, nel corso dell’estate, tra i molti gruppi islamici presenti nella valle dell’Oronte, proprio Jabat Al Nusra abbia preso il sopravvento. L’istituzione da parte di al Nusra del tribunale islamico nella cittadina di Darkush – dove sarà giudicato padre Hanna – è il simbolo «istituzionale» del suo dominio nell’area. di Carlo Giorgi (www.terrasanta.net)