“Periferie, cuore della missione” è lo slogan della Giornata Missionaria Mondiale 2014, scelto da Missio, Organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana. La parola “periferie” ricorre frequentemente nel magistero di papa Francesco, lui che si è presentato quasi venuto dalla fine del mondo e che ci spinge continuamente a “uscire”, a creare nelle comunità le condizioni per favorire “l’inclusione”, non poteva che richiamare tutta la Chiesa a raggiungere le “periferie esistenziali”: dimenticati, esclusi, stranieri, umanità insomma ai “margini” della nostra vita (ma possiamo considerarci “noi” centro?).
Gesù è venuto sulla terra per ogni uomo. Il discepolo di Gesù nell’oggi della storia deve poter andare con gioia a questo uomo, piccolo o grande che sia, ricco o povero e annunciargli un nuovo messaggio d’amore, di speranza, di pace. Il Signore non è il lontano o assente dalla storia, dagli affanni e travagli della vita ma è il presente con noi e al nostro fianco. Li dove c’è un uomo anche nel più sperduto e dimenticato angolo della terra, li deve poter arrivare la luce del vangelo di salvezza. La missione è in casa e fuori casa. La missione è a scuola e in ospedale. La missione è dappertutto: a Roma come in Africa, in Asia come in America. Lì dove ci sono i grattaceli o le capanne di creta e paglia.
Allora, le missioni della Chiesa vengono lette sotto una duplice luce: l’andare all’uomo per portargli Cristo incontrando la persona, servendola, amandola, prendendosi cura delle sue necessità, ma anche restare lì dove si vive e si opera per essere quella luce che splende in mezzo alle genti.
Ogni anno nella Chiesa, ad ottobre si celebra un mese intero dedicato alle missioni con incontri informativi e formativi e con una giornata di raccolta per sostenere le missioni. Papa Francesco nel messaggio della giornata mondiale missionaria per il 2014 ha detto: «Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 2). Pertanto, l’umanità ha grande bisogno di attingere alla salvezza portata da Cristo. I discepoli sono coloro che si lasciano afferrare sempre più dall’amore di Gesù e marcare dal fuoco della passione per il Regno di Dio, per essere portatori della gioia del Vangelo. Tutti i discepoli del Signore sono chiamati ad alimentare la gioia dell’evangelizzazione. I vescovi, come primi responsabili dell’annuncio, hanno il compito di favorire l’unità della Chiesa locale nell’impegno missionario, tenendo conto che la gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella preoccupazione di annunciarlo nei luoghi più lontani, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio, dove vi è più gente povera in attesa.
La Giornata Missionaria Mondiale è anche un momento per ravvivare il desiderio e il dovere morale della partecipazione gioiosa alla missione ad gentes. Il personale contributo economico è il segno di un’oblazione di se stessi, prima al Signore e poi ai fratelli, perché la propria offerta materiale diventi strumento di evangelizzazione di un’umanità che si costruisce sull’amore.
Nel vangelo Gesù racconta una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». (Lc 12,13-21).
Dio sempre mette alla prova la verità della nostra giustizia. Ordina alla campagna di produrre in modo smisurato ed essa abbonda in ogni cosa. Metà del prodotto è del Signore, cioè dei poveri, dei miseri, di coloro che nulla hanno e nulla possiedono. Invece l’uomo pensa che tutto sia suo. Il suo è un ammasso inutile. Non può lui consumare tutti quei beni, neanche se dovesse vivere per un secolo. La sua cupidigia viene punita. Dio si prende ogni cosa. La morte lo priva della vita e dei beni. Perde la terra e perde il paradiso, perché nel Cielo di Dio si entra solo se il diritto del Signore è stato rispettato al sommo della giustizia. Gesù per questo è venuto: per dire ad ogni uomo quali sono i diritti del Padre suo. Diritti delle cose e del tempo.
Che il nostro cuore sia sempre aperto alle necessità dei fratelli e che possiamo vedere tutto e tutti con gli occhi del cuore. di Don Francesco Cristofaro