Nuove tensioni tra Israele e Palestina. Dopo gli scontri tra polizia ebraica e palestinesi, domenica ai funerali dell’attentatore che ha tolto la vita a una bimba e a una giovane donna, ieri l’annuncio della costruzione di nuovi insediamenti a Gerusalemme est. E’ un nostro diritto, ha detto con forza il premier Netanyahu. Ma la decisione ha suscitato le immediate proteste palestinesi e le perplessità internazionali.
Annunciata la costruzione di 630 appartamenti a Ramat Shlomo e 400 a Har Homa, in prossimità di Betlemme.
La Giordania ha chiesto un’urgente riunione del Consiglio di Sicurezza a sostegno della protesta del rappresentante palestinese all’ONU che ha invocato un intervento per ottenere la revoca dei progetti edilizi di Israele paragonati al “grilletto” di un’arma che provocherà l’esplosione di altre violenze e disordini, alludendo a quelli dei giorni scorsi nella città e nei villaggi arabi dei dintorni.
Netanyahu, dopo aver annunciato anche il proseguimento di infrastrutture in Giudea e Samaria, ha negato di aver provocato o di voler provocare la rabbia palestinese: “La violenza, ha detto, non è dovuta alle costruzioni ma al fatto che i nostri nemici non ci vogliono per nulla qui”.
E mentre sempre ieri il premier palestinese Rami Hamdallah veniva accolto sulla spianata delle Moschee e partecipava ad una solennne cerimonia di preghiera, ribadendo che “Gerusalemme sarà la capitale eterna della Palestina”, Stati Uniti ed Unione Europea criticando l’annuncio di Netannyah si chiedevano se vale ancora il suo impegno di portare avanti il processo di pace.
Il servizio audio di Graziano Motta per la Radio Vaticana a questo link: