Lc 14,15-24
Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia.
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Isaia già aveva profetizzato che il regno eterno di Dio è in tutto simile ad un banchetto. In esso parteciperanno tutti i popoli della terra. Non sarà un banchetto riservato a pochi uomini. Tutti vi potranno accedere. Tutti vi possono prendere parte. È questa una visione universale mirabile, propria di questo profeta. Possiamo ben dire che Isaia è il profeta dell’universalità, perché è il profeta del Dio unico Creatore dell’universo.
Signore, tu sei il mio Dio; voglio esaltarti e lodare il tuo nome, perché hai eseguito progetti meravigliosi, concepiti da lungo tempo, fedeli e stabili. Poiché hai trasformato la città in un mucchio di sassi, la cittadella fortificata in una rovina, la fortezza degli stranieri non è più una città, non si ricostruirà mai più. Per questo ti glorifica un popolo forte, la città di nazioni possenti ti venera. Perché tu sei sostegno al misero, sostegno al povero nella sua angoscia, riparo dalla tempesta, ombra contro il caldo; poiché lo sbuffo dei tiranni è come pioggia che rimbalza sul muro, come arsura in terra arida il clamore degli stranieri. Tu mitighi l’arsura con l’ombra di una nube, l’inno dei tiranni si spegne. Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte». Moab invece sarà calpestato al suolo, come si pesta la paglia nel letamaio. Là esso stenderà le mani, come le distende il nuotatore per nuotare; ma il Signore abbasserà la sua superbia, nonostante l’annaspare delle sue mani. L’eccelsa fortezza delle tue mura egli abbatterà e demolirà, la raderà al suolo (Is 25, 1-12).
Il profeta non dice però chi ha diritto, chi verrà invitato, quali sono le condizioni per potervi partecipare. Gesù rivela le modalità. Al banchetto si partecipa per invito accolto. Il Signore manda i suoi messaggeri a chiamare gli invitati perché lascino ogni cosa e si rechino alla festa. Con sommo rammarico anche da parte del Signore che aveva invitato con tanta gioia e infinita speranza, tutti gli invitati si rifiutano di partecipare, chi per un motivo e chi per un altro. Le loro occupazioni del quotidiano vietano loro di recarsi al banchetto. Addirittura chiedono di essere anche scusati per questa impossibilità. Il Signore non si smarrisce, non si perde d’animo, non rinuncia al banchetto e manda a chiamare ogni uomo. Nessuno dovrà essere escluso. Tutti dovranno essere costretti ad entrare. Il banchetto va consumato.
Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Analizzando bene e riflettendo sul significato della parabola, una è la verità che ne scaturisce. Nel banchetto eterno del Cielo si entra per invito. L’invito è alla conversione e alla fede nel Vangelo. È a reimpostare la propria vita, facendo ogni cosa in vista dell’eternità. Il tempo è un brevissimo segmento della nostra vita. È un segmento che va tutto vissuto in prospettiva di ciò che verrà dopo il tempo, dopo la nostra morte. Se facciamo del tempo la nostra eternità, lo sciupiamo, lo perdiamo, lo usiamo solo per essere esclusi dal banchetto della vita. È questa la nostra saggezza: vivere tutto il tempo per fruttificare la nostra eternità beata. Oggi questo è impossibile perché i falsi predicatori affermano che non occorre più nessun invito. Essa è per tutti, sempre.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci l’intelligenza del Vangelo.
Commento a cura del Movimento Apostolico