La Chiesa “ha avuto sempre cura di preservare e rendere fruibili i tesori archeologici in suo possesso: le catacombe, utilizzate come luoghi di sepoltura e divenute luoghi di rifugio nei tempi di persecuzione, le epigrafi, le sculture, le antiche basiliche, gli affreschi e ogni altra traccia a noi pervenuta della vita e del culto. Tra questi reperti primeggiano le reliquie dei Santi e dei Martiri, che, confessando Cristo risorto a costo della vita, mostrarono con coraggio al mondo che permanere nella sua amicizia vale più della stessa vita”. Lo ha detto, ieri pomeriggio, il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico del Pontificio Istituto di archeologia cristiana.
“La Città di Roma infatti, accoglie un patrimonio inestimabile di monumenti architettonici ed artistici, tracce tuttora ben visibili della sua storia millenaria”. In particolare, “l’amore del prossimo e la testimonianza dei martiri, ma anche l’arte, divennero prove inconfutabili della vitalità e della bellezza della fede cristiana ed argomenti di grande valore in ordine alla sua credibilità”.
La fondazione del Pontificio Istituto di archeologia cristiana da parte del Papa Pio XI rappresenta “un momento fondamentale delle cure che la Sede Apostolica – ha detto il porporato – ha sempre dimostrato verso il patrimonio archeologico cristiano e il suo speciale significato per la storia e per la fede”.
“Oggi l’inaugurazione del nuovo anno accademico intende anche celebrare la conclusione dei lavori di restauro del Palazzo che ospita il vostro Istituto. Tali restauri e l’approvazione, due anni fa, del nuovo Statuto da parte della Congregazione per l’educazione cattolica possono essere considerati in un certo senso l’inizio di una nuova fase per l’Istituto, affinché esso, con rinnovato slancio e con strumenti adeguati, possa proseguire nella sua qualificata attività accademica e di ricerca”, ha detto il card. Parolin.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana