L’umanità di oggi ha bisogno di “ponti, non di muri”, esattamente come i popoli del Novecento non avevano bisogno della divisione simboleggiata dal Muro di Berlino. Nel giorno che ne ricorda il crollo, 25 anni fa, Papa Francesco ha lanciato all’Angelus in Piazza San Pietro un appello affinchè cadano, ha detto, “tutti i muri che ancora dividono il mondo”. Un augurio di pace e di fraternità ripetuto anche durante il pensiero spirituale prima dell’Angelus, ispirato dall’odierna festa della Dedicazione della Basilica di S. Giovanni in Laterano. Il servizio di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana:
“25 anni fa, il 9 novembre 1989, cadeva il Muro di Berlino”. L’applauso che interrompe subito Papa Francesco è un volo di colomba che porta la gioia dei romani e dei tanti stranieri da Piazza San Pietro fino alla Porta di Brandeburgo e alle piazze e alle strade della capitale tedesca dove applausi, voci, musica, silenzi e commozione celebrano da giorni la rinascita dell’Europa dalla polvere e dai rottami di cemento tra i quali 25 anni fa implose lo scempio che, per i trenta anni precedenti, aveva tenuto segregati in un cupo terrore milioni di persone. Papa Francesco condivide l’entusiasmo e offre la sua lettura, la lettura di ciò che avvenne con il crollo di quello che definisce “simbolo della divisione ideologica dell’Europa e del mondo intero:
“La caduta avvenne all’improvviso, ma fu resa possibile dal lungo e faticoso impegno di tante persone che per questo hanno lottato, pregato e sofferto, alcuni fino al sacrificio della vita. Tra questi, un ruolo di protagonista ha avuto il santo Papa Giovanni Paolo II”.
La storia è maestra di vita e Papa Francesco alza gli occhi dal Muro che non c’è più per chiedere l’abbattimento di tutti gli altri che ancora oggi dividono i popoli col cemento di altre forme di discriminazione:
“Preghiamo perché, con l’aiuto del Signore e la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione. Dove c’è un muro, c’è chiusura di cuore! Servono ponti, non muri!
L’esclamazione del Papa è strettamente collegata alla riflessione che aveva preceduto la recita dell’Angelus. Parlando della Dedicazione della Basilica Lateranense, oggi celebrata dalla Chiesa, e sottolineando come il senso spirituale di questa festa sia nell’“unità” che tale Basilica rappresenta per tutte le comunità cristiane in quanto sede originaria “del vescovo di Roma”, Papa Francesco aveva osservato che proprio la “comunione di tutte le Chiese”…
“…per analogia ci stimola a impegnarci perché l’umanità possa superare le frontiere dell’inimicizia e dell’indifferenza, a costruire ponti di comprensione e di dialogo, per fare del mondo intero una famiglia di popoli riconciliati tra di loro, fraterni e solidali”.
Ci vogliono i mattoni per costruire una chiesa, aveva spiegato ancora Papa Francesco, ma ci vuole un’anima perché quei “mattoni” prendano vita nelle vite dei cristiani, “pietre vive” chiamate – afferma il Papa – al dovere della “coerenza”:
“E non è facile, lo sappiamo tutti, la coerenza nella vita fra la fede e la testimonianza; ma noi dobbiamo andare avanti e fare nella nostra vita, questa coerenza quotidiana. ‘Questo è un cristiano!’, non tanto per quello che dice, ma per quello che fa, per il modo in cui si comporta. Questa coerenza, che ci dà vita, è una grazia dello Spirito Santo che dobbiamo chiedere”.
La Chiesa, conclude Papa Francesco, “è chiamata ad essere nel mondo la comunità che, radicata in Cristo per mezzo del Battesimo, professa con umiltà e coraggio la fede in Lui, testimoniandola nella carità”. Ma l’“essenziale”, ribadisce facendo riecheggiare S. Paolo, è “testimoniare la fede nella carità”.
Dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha ricordato la “Giornata del Ringraziamento”, che si celebra in Italia sul tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, legato al leit-motiv dell’Expo di Milano 2015. “Mi unisco ai Vescovi – sono state le parole di Francesco – nell’auspicare un impegno rinnovato perché a nessuno manchi il cibo quotidiano, che Dio dona per tutti. Sono vicino al mondo dell’agricoltura, e incoraggio a coltivare la terra in modo sostenibile e solidale”. E dall’Italia a Roma, il saluto del Papa ha raggiunto anche la diocesi capitolina che vive la Giornata per la custodia del creato, “evento – rammenta il Papa – che intende promuovere stili di vita basati sul rispetto dell’ambiente, riaffermando l’alleanza tra l’uomo, custode del creato, e il suo Creatore”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana