“Male l’astensionismo, bene i risultati”: è il commento del premier Matteo Renzi in merito alle regionali di ieri in Emilia Romagna e in Calabria, dove ha vinto in entrambe il candidato di centrosinistra. Il dato definitivo delle regionali in Calabria slitta però a domani perché in 2 sezioni sono state riscontrate incongruenze sui dati ed è stata disposta una verifica. Il rinvio non influisce comunque sulla vittoria di Oliverio. Il servizio di Debora Donnini: Renzi sembra voler ridimensionare l’astensionismo alle regionali che – dice – “è un elemento che deve preoccupare e fare riflettere ma secondario”. In Emilia Romagna ha votato il 37,7%, in Calabria quasi il 44%. Entrambe le regioni sono andate al Pd con Stefano Bonaccini e Mario Oliverio come nuovi governatori, e questo è ciò che conta per il premier. Forte, poi, l’affermazione della Lega in Emilia Romagna dove è il secondo partito, dopo il Pd. Esulta Salvini: la mia scommessa era dimostrare agli italiani che l’alternativa a Renzi c’è. In Forza Italia, che in Emilia Romagna non va oltre l’8,4, si registra un vero terremoto. Per Raffaele Fitto il “risultato è drammatico, ora, sostiene, “il minimo è azzerare tutte le nomine, per dare il via a una fase di vero rinnovamento”. Con lui non pochi deputati di Forza Italia, ma altri chiedono a Berlusconi di cacciarlo. Trionfale Beppe Grillo, convinto che l’astensionismo non abbia colpito il Movimento Cinque Stelle.
Per un commento, Paolo Ondarza ha intervistato il politologo Domenico Rosati, autore del libro “I cattolici e la politica” edito da Dehoniane:
R. – Io credo che la politica sia in difficoltà, perché non riesce più ad avere un messaggio unificante per il Paese e questo è doveroso dirlo, anche in presenza di un governo, che vanta invece grande capacità di iniziativa o forte carica entusiastica.
D. – In entrambi i casi, tanto in Emilia Romagna quanto in Calabria ha vinto il centrosinistra. In particolare, in Emilia Romagna – storicamente regione “rossa” – c’è però un altro dato, che è quello della fortissima affermazione della Lega…
R. – In Emilia Romagna ha vinto il centrosinistra, sia pure in misure non consone alle sue tradizioni. In Calabria ha perso il centrodestra in modo vistoso, per il fatto che si proviene da una situazione di malgoverno. Quindi, c’è da analizzare questo fatto: c’è una mutazione in atto nella destra italiana. La leadership “moderata” di Berlusconi è in crisi ed è in crisi per un cumulo di motivi, a cominciare dal fatto che il leader è menomato, dissestato dal punto di vista etico e dal punto di vista politico. Ed è da presumere che la leadership della destra passi da una posizione estremista a una posizione più caratterizzata, a una posizione populista, lepenista. E’ quello che ci si aspetta quando viene meno una proposta credibile. Non credo ci siano prospettive di un rilancio del centrodestra, se non ripartendo da una situazione che, in via di ipotesi, prescinde da Berlusconi. Ragioniamo come se Berlusconi non ci fosse, questo mi parrebbe il tema da sviluppare in quell’ambito.
D. – Il Nuovo centrodestra ha già detto che, in caso di un’alleanza Forza Italia-Lega, non stringerà alcun patto con Berlusconi…
R. – Il Nuovo centrodestra deve cercare un suo spazio. Deve trovare una sua sistemazione e nel momento in cui, dall’altra parte, il partito democratico di Renzi si sposta verso il centro, sino al punto di rompere rapporti, tradizioni nei confronti del sindacato, nei confronti di un pezzo di storia del Pd, è evidente che questa posizione del Nuovo centrodestra si fa difficile, si fa delicata. Quindi, il rischio è che venga risucchiato anch’esso nell’avanzata della nuova Lega o, peggio ancora, risucchiato in una nuova edizione dell’alleanza con Berlusconi, da cui però esce comunque perdente.
D. – Per chiudere, solo una riflessione sul Movimento 5 Stelle in questa tornata elettorale: non c’è un voto clamoroso questa volta…
R. – Questo è un elemento interessante di rasserenamento della vita pubblica italiana. Il Movimento 5 stelle ha rivelato di essere, per impreparazione o per sudditanza a dei leader approssimativi, non credibili, come Grillo e Casaleggio, una vampata, un fuoco, ma un fuoco fatuo, un fuoco che poi non è riuscito ad incidere nella prassi politica corretta, proprio per questa sua pretesa di essere non politico. Bisogna vedere dove andranno a finire i voti del Movimento 5 Stelle. Fonte: radiovaticana.va