Ancora contestazioni e insulti a Roma e Milano contro le “Sentinelle in piedi” che ieri sono tornate in piazza per manifestare in silenzio a favore della libertà di pensiero e di educazione messa a rischio – denunciano – dal ddl contro l’omofobia e dall’introduzione dell’ideologia gender nelle scuole. La veglia, aconfessionale e apartitica, si è svolta anche a La Spezia, Parma, Brescia, Bolzano, Rieti e Forlì. Il servizio di Paolo Ondarza per la Radio Vaticana:
In centinaia di nuovo in piazza, in piedi, in composto silenzio, leggendo un libro a difesa della libertà di pensiero, espressione ed educazione messe a rischio – spiegano le Sentinelle – dal ddl Scalfarotto contro l’omofobia e dal ddl Fedeli per l’insegnamento dell’educazione di genere nelle scuole. Momenti di tensione a piazza San Silvestro nella capitale: in un primo momento la polizia è intervenuta a sedare scontri tra neofascisti e militanti lgbt, entrambi estranei alla manifestazione, poi insulti ed offese da parte di attivisti gay sono piovuti sulle oltre 400 sentinelle rimaste in silenzio e accusate di omofobia perché in piazza a difesa dell’unione naturale uomo-donna.
Enrico Mantovano, portavoce delle “Sentinelle in piedi” di Roma:
R. – Durante questa veglia fin dall’inizio sono cominciate pesanti contestazioni senza alcun rispetto dei veglianti in silenzio e anche con una certa dose di violenza che chiunque sia stato in piazza ha visto. Le contestazioni sono l’ennesima prova che se già senza una legge sull’omofobia il clima nei confronti di chi vuole affermare determinate verità naturali è così ostile, pensiamo a cosa potrebbe succedere quando verrà approvata la legge sull’omofobia.
D. – Vi hanno accusato di essere intolleranti: siete in silenzio, non alzate la voce e non chiudete la bocca a nessuno…
R. – Sì, il paradosso è che le sentinelle vengono accusate di essere intolleranti ma alle veglie partecipano persone di ogni razza, di ogni sesso, di ogni religione, proprio perché le verità che affermiamo in piazza sono verità universali e non guardano in faccia a nessuno. Il mettere differenze di sesso, di religione o di posizione politica è qualcosa che appartiene a chi ci taccia di omofobia e di intolleranza.
D. – Quali sono le motivazioni? Perché la necessità di tornare ancora una volta in piazza?
R. – Le “Sentinelle in piedi” sono una rete apartitica e aconfessionale che scende in piazza per la libertà di espressione e la libertà di educazione di tutti. Il ddl Scalfarotto adesso giace al Senato ed è sempre stata la motivazione principale dell’attività delle “Sentinelle in piedi”, quella appunto di riaffermare che non si può tacciare di omofobia una semplice affermazione di una verità naturale: un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma per crescere sano e che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna.
D. – Diverse volte assistiamo a un allarme che viene suscitato dagli organi di informazione, allarme bullismo omofobico nelle scuole, allarme omofobia: è così veramente? In Italia c’è questo rischio? E’ davvero un Paese di omofobi o retrogrado rispetto ad altri Paesi d’Europa?
R. – Il Codice penale già punisce le violenze nei confronti di tutte le persone, in particolare le persone con tendenze omosessuali. Infatti, l’articolo 61 del Codice penale prevede un’aggravante per motivi abietti e futili. Un esempio dell’inutilità della legge sull’omofobia è stato dato proprio nei giorni scorsi, quando a Napoli una coppia che aveva picchiato violentemente una persona con tendenze omosessuali è stata condannata con una sentenza esemplare a 10 anni di reclusione, senza che ci fosse una legge sull’omofobia a livello nazionale approvata. Questo è l’emblema del fatto che una legge sull’omofobia va a colpire altri tipi di settori, cioè il settore della libertà di pensiero e della libertà di opinione.
D. – Che cos’è che minaccia la libertà di educazione oggi? Dal vostro punto di vista c’è una coscienza vigile su questo a livello nazionale?
R. – Una coscienza vigile non c’è. Stiamo cercando di risvegliarla noi, in questo modo così particolare di stare in piazza con un libro e una posizione eretta e con il silenzio. Quello che sta accadendo a livello nazionale è che si tenta di imporre un’ideologia come quella del gender, basata non su dati scientifici, all’interno delle fasce più deboli della popolazione, in primis i bambini.
D. – Perché questa forma particolare di manifestare in piedi, con un libro?
R. – In piedi perché si sta più comodi, si prende più aria! Un libro è un segno di formazione permanente, la formazione permanente che ognuno di noi deve coltivare sia in privato sia in pubblico. Siamo in silenzio perché il ddl Scalfarotto, quindi la legge sull’omofobia, vuole tappare la nostra bocca. Noi rispondiamo proprio con questo silenzio, mostrando una libertà di coscienza che altri vogliono sopprimere.
D. – Quindi una necessità di formarsi una propria coscienza critica a fronte di chi vuole inculcare un pensiero unico…
R. – Esattamente. Lo stare in piazza con un libro, qualunque esso sia, guardando tutti nella stessa direzione mira proprio a questo: cercare di vedere un futuro più radioso per noi e per i nostri figli con lo strumento primario dell’educazione, cioè un libro.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana